Viviamo in una società in cui separazioni e divorzi aumentano anno dopo anno. È ormai chiaro come il tabù legato al divorzio sia stato abbattuto: ad oggi decidere di sciogliere il vincolo matrimoniale è qualcosa di socialmente accettabile, diversamente da quanto accadeva qualche tempo fa. Ma uno dei grandi problemi è sempre stato anche la burocrazia, i procedimenti per divorziare richiedevano tempo ed energie e questo scoraggiava molto. È vero che anche oggi ci sono processi che durano anni, ma rispetto a una volta i percorsi formali sono molto più semplici nel caso in cui si proceda con un divorzio congiunto. Andiamo allora a presentare tutte le modalità di divorzio possibili in Italia, a cominciare dalle opzioni più semplici che non richiedono nemmeno la comparizione in tribunale.
Quando si può richiedere il divorzio?
È bene ricordare che non è possibile divorziare in maniera diretta senza passare prima dalla separazione, perché la legge non lo consente. La norma è che si può fare richiesta di divorzio se sono trascorsi minimo sei mesi dalla separazione consensuale o un anno dalla separazione giudiziale (legge n. 55/2015).
Il divorzio consensuale
Il divorzio congiunto è senza dubbio la strada più semplice e consigliabile. Se i due coniugi trovano un accordo riguardo le condizioni del divorzio (assegno di mantenimento, collocamento dei figli, assegnazione casa coniugale ecc.), non sarà necessario l’intervento del tribunale. Sono due le opzioni di divorzio congiunto: la negoziazione assistita e la dichiarazione dei coniugi in Comune davanti al sindaco.
Come funziona la negoziazione assistita
La negoziazione assistita per il divorzio è stata introdotta dalla legge n. 162/2014. L’obiettivo era duplice: alleggerire il carico di lavoro che gravava sui tribunali e fornire alle coppie una soluzione diversa per divorziare in maniera più rapida. Non ci sono vincoli che regolano l’adozione della negoziazione assistita limitandola a casi specifici, può essere adottata in qualsiasi caso. Una volta trascorso il tempo necessario previsto dalla legge sopra ricordato, uno dei due coniugi incarica il proprio avvocato di preparare una lettera rivolta all’altro coniuge, che rappresenta formalmente l’invito a stipulare la convenzione. La convenzione non contiene già i dettagli riguardo le condizioni del divorzio, ma piuttosto i vari aspetti connessi alla negoziazione (quando ci si incontrerà, dove, come ecc.). Nel momento in cui l’altro coniuge aderisce alla convenzione, si dà il via alle negoziazioni secondo le direttive contenute nella convenzione stessa. Durante le negoziazioni si lavora in maniera congiunta (è obbligatoria la presenza di un avvocato per parte) per raggiungere un accordo su tutte le condizioni del divorzio, dalle questioni patrimoniali a quelle personali. Gli avvocati hanno un ruolo fondamentale nel supervisionare gli accordi verificando che siano leali e rispettosi di entrambe le parti (e soprattutto dei figli minori, laddove presenti).
Una volta raggiunto l’accordo sulle varie clausole del divorzio, viene redatto un documento scritto sottoscritto dalle parti e dagli avvocati. Questo deve essere depositato nei pressi dell’Ufficio della Procura della Repubblica del Tribunale al fine di ottenere l’autorizzazione alla trascrizione del divorzio, di solito si tratta di una formalità che raramente ha esito negativo.
Come funziona la dichiarazione in Comune
Divorziare attraverso la dichiarazione in Comune è sicuramente più semplice, dato che non c’è bisogno di un avvocato, ma non è una soluzione accessibile a tutti:
- non possono accedere a questa procedura le coppie che hanno figli minori o maggiorenni con handicap grave o economicamente non autosufficienti;
- è un tipo di accordo dove non è consentito inserire clausole relative ai trasferimenti patrimoniali, che come è noto sono spesso una delle questioni più spinose in ambito di divorzio.
Ad ogni modo, per chi ha la possibilità di seguire questa strada il divorzio sarà una pratica davvero semplice da sbrigare, sarà sufficiente fornire al sindaco le dichiarazioni per poi presentarsi al suo cospetto per la conferma dell’accordo.
Il divorzio giudiziale
Si passa inevitabilmente alle cause in tribunale nel momento in cui appare impossibile trovare un punto d’incontro riguardo le condizioni del divorzio. In questo caso, è uno dei due coniugi a dare inizio al procedimento chiedendo al proprio avvocato di depositare in tribunale la domanda di divorzio. Quest’ultima deve contenere i fatti e gli elementi di diritto che supportano la richiesta, oltre alla relativa documentazione (stato di famiglia, certificato di residenza, dichiarazioni dei redditi, sentenza di separazione. È proprio la domanda di divorzio il primo documento che verrà preso in considerazione in tribunale per emanare i provvedimenti provvisori e urgenti. In questo contesto, il sostegno di un avvocato esperto può essere addirittura decisivo. Per questo motivo un buon avvocato ha il compito di presentare al proprio assistito tutti gli scenari che potrebbero verificarsi in tribunale, valutando la fattibilità delle richieste in una consulenza legale completa, come fanno ad esempio gli avvocati matrimonialisti di questo studio legale di Roma.
L’altro coniuge ha la possibilità di “rispondere” presentando una memoria difensiva insieme al proprio avvocato. Si passa poi al procedimento giudiziario che prevede una prima fase volta a emanare i provvedimenti provvisori e urgenti, e la fase istruttoria (il processo vero e proprio), fino ad arrivare alla definitiva sentenza di divorzio.