Vallo di Diano, febbre dell’Oro Nero: al via il processo per 54 imputati

L'operazione Febbre dell'Oro Nero a permesso di scoprire attività illecite da parte di esponenti dei casalesi nel Vallo di Diano

Di Federica Pistone

Sarà l’aula bunker del Tribunale di Salerno ad ospitare la prima udienza del processo “Febbre dell’Oro nero” che vede coinvolte 54 persone. Gli imputati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed IVA sugli olii minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.

L’operazione Oro nero

Il procedimento penale è scaturito dall’inchiesta che ha disvelato, secondo quanto fatto emergere dalle indagini congiunte dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, la presenza di infiltrazioni camorristiche e mafiose nel territorio del Vallo di Diano.

L’inchiesta è stata condotta dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e di Lecce. Tre gli imputati che hanno chiesto il rito abbreviato.

Il processo

Inizialmente la prima udienza si sarebbe dovuta tenere nell’aula bunker del Tribunale salernitano, ipotesi scartata a favore del Tribunale di Lagonegro, ma poi a causa degli spazi ridotti del tribunale lucano, si è disposto nuovamente per il Tribunale di Salerno.

Le attività illecite nel Vallo di Diano

Il Vallo di Diano, secondo le risultanze delle indagini delle forze dell’ordine, era visto come un “terreno fertile” per attività illecite da parte di alcuni esponenti del clan dei Casalesi che utilizzavano il petrolio per diffondere il loro potere nel comprensorio che era divenuto un “punto di incontro” tra Casalesi e mafia pugliese.

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