San Laverio, il Protomartire «conteso» nel Vallo di Diano

Oggi, 17 novembre, si celebra la Solennità di San Laverio, il protomartire conteso tra due comunità del Vallo di Diano.

Di Redazione Infocilento

La biografia di San Laverio è racchiusa nelle “Gesta Sancti Laverii” scritta nella seconda metà del XII secolo e in parte rimaneggiata tra il XV e il XVI secolo.

Concordi si è nel confermare la sua origine lucana ma non è certo il luogo natale conteso tra Teggiano e i centri lucani di Acerenza e Ripacandida a partire dal 312 anno in cui sarebbe avvenuta la nascita.

San Laverio Martire «conteso»

È in queste terre che rapidamente si diffuse il culto per il “militare romano”, testimoniato dalla presenza di diverse chiese e numerosi centri di cui è patrono o compatrono come a Grumento Nova, Acerenza, Ripanancida e Tito in Basilicata, a Teggiano nel salernitano ed a Laurignano nella provincia di Cosenza.

Martirizzato per la sua fede cristiana, riveste assai importanza nel panorama non solo tradizionale ma anche culturale nel centro del Meridione d’Italia. A Teggiano, sede della diocesi che abbraccia il Vallo di Diano e il Golfo di Policastro, è una festività assai sentita che affianca quella del patrono San Cono, anch’esso nativo dell’antica “Diano”.

Ecco la vita di San Laverio Martire

Secondo le fonti medievali nacque a Teggiano nel III secolo, da genitori pagani, dalla famiglia Sergia di Teggiano e aveva un fratello di nome Mariano.

Cominciò a predicare nella sua cittadina facendo conoscere il vangelo di Gesù nella sua famiglia e ai suoi amici.

Da Teggiano, Laviero passò a Acerenza dove incontrò il prefetto pagano di quel tempo: Agrippa. Secondo la tradizione Agrippa arrestò Laviero e gli diede ordine di immolare agli dei pagani.

Essendosi Laviero rifiutato, venne torturato per una notte intera con l’aculeo e il cavalletto di tortura rimasto appeso nella piazza di Acerenza. Ma lui non si scoraggiò e continuò a predicare l’amore verso Dio e a far conoscere il vangelo di Gesù.

Agrippa, venuto a sapere di Laviero che continuava con la sua professione di fede, lo fece condurre nell’anfiteatro per essere sbranato dalle belve. Le belve invece di azzannarlo si inginocchiarono vicino a Laviero e tutto il popolo osannò Dio nei suoi angeli e in Laviero, amico del Signore.

Venne quindi chiuso in una cella sotto rigorosa custodia, ma un angelo mandato da Dio gli avrebbe aperto le porte della cella senza che nessuno se ne accorgesse e gli ordinò di recarsi nella cittadina di Grumentum.

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