Negli ultimi giorni le affermazioni su Giuseppe D’Auria, il 41enne che lo scorso 30 ottobre ha lanciato, dalla finestra della sua abitazione, la figlioletta di soli due anni, si sono rincorse. L’episodio è accaduto a Fisciano.
“D’Auria è ancora in stato confusionale” era trapelato da alcune voci di corridoio. “D’Auria adesso sta bene ed è distrutto poiché consapevole del suo raptus di follia” avevano detto altri.
La verità di D’Auria, invece, sembra essere emersa dall’incontro con lo psichiatra Antonio Zarrillo, tenutosi tre giorni fa presso il carcere di Bellizzi Irpino dove l’uomo è detenuto. Zarrillo è il professionista scelto dagli avvocati di D’Auria, Saverio Sica e Tommaso Amabile, per la consulenza psichiatrica del loro assistito.
Bimba lanciata dalla finestra, nei guai il papà: ecco la ricostruzione dei fatti
Elena, questo il nome della bimba di due anni salva per miracolo, fu lanciata dal terzo piano, ossia da un’altezza di dieci metri circa, dall’abitazione in cui viveva assieme alla mamma, originaria del Cilento, di Aquara precisamente, e al suo papà.
“Ricordo tutto. Adesso sto meglio.” avrebbe detto D’Auria allo psichiatra con cui ha parlato per due ore di seguito in seguito all’autorizzazione ottenuta da parte della Procura di Nocera Inferiore e dal pm Roberto Lenza, titolare delle indagini.
La versione dello psichiatra che ha in cura il D’Auria
D’Auria, stando alle parole di Zarrillo, avrebbe manifestato preoccupazione per la moglie che immagina sconvolta per l’accaduto e grande sollievo per le condizioni della piccola Elena, che ieri, finalmente, è stata dimessa dall’ospedale Santobono in cui era stata ricoverata ed è stata mandata a casa affidata alle cure della madre e dei nonni paterni.
“E’ consapevole di ciò che ha fatto e si tratta di una persona intelligente” ha fatto sapere Zarrillo smentendo le voci che dicevano che l’uomo non aveva ancora recuperato la lucidità dopo il dramma. Ma non solo, il 41enne, che per la seconda volta ha affermato di aver lanciato la bambina perché sentiva la voce di Dio che gli aveva anche detto che la piccola si sarebbe salvata, sarebbe anche consapevole di avere dei disturbi gravi che lo portavano, da circa tre mesi, a sentirsi osservato e perseguitato da ogni passante incontrato per caso in strada.
I disturbi psichiatrici del colpevole emersi già tre mesi fa
Ma i segni di disturbi manifestati da D’Auria erano iniziati anche prima di tre mesi fa, come è emerso dalle indagini che, assieme alle dichiarazioni dell’uomo, testimoniano che quanti avevano descritto D’Auria come una persona tranquilla, un professionista, impiegato dell’Inps che mai e poi mai avrebbe potuto dare segni di squilibrio devono ora confrontarsi con l’altra faccia della medaglia: pare che D’Auria alcuni anni fa si sarebbe rivolto all’Unità di Salute Mentale di Mercato San Severino per sottoporsi a dei controlli.
I sanitari della struttura dell’Asl, in quella circostanza, decisero di trattenere l’uomo per una settimana circa e, in seguito alle dimissioni, fu sottoposto ad una cura farmacologica. Ma non è tutto: solo pochi giorni prima del dramma, D’Auria era stato visitato da uno psichiatra in servizio presso l’ospedale di Mercato San Severino, su consiglio dei carabinieri della stazione di Fisciano che avevano raggiunto la sua abitazione, dopo essere stati allertati dall’uomo convinto che un corriere gli avesse consegnato un pacco bomba.
Un segno della mancanza di lucidità del quarantunenne visto che il pacco recapitatogli conteneva un termometro elettronico che, solo pochi giorni prima, aveva acquistato online assieme alla moglie per rilevare, con facilità, la temperatura alla bambina in caso di febbre. Su questo aspetto lo stesso D’Auria si è espresso durante il lungo colloquio con lo psichiatra affermando che nella sua testa si era davvero convinto che il pacco contenesse una bomba.
Dagli ultimi esami è emerso un forte stato di stress, ma qual è realmente la realtà dei fatti?
Un forte stato di stress, la diagnosi ricevuta in seguito all’ultimo controllo psichiatrico effettuato su consiglio del suo medico di base e in cui gli fu prescritta una terapia farmacologica: un antipsicotico con effetto sedativo e antidelirante ma anche delle gocce utilizzate per il trattamento della schizofrenia.
Nelle ore immediatamente precedenti al gesto folle, inoltre, D’Auria avrebbe continuato a dare segni che potevano far pensare ad un disturbo: “Mi fido solo di mia madre, mi sento strano…” avrebbe detto al telefono con un familiare. “Se qualcuno avesse fatto una diagnosi congrua dei suoi disturbi tutto ciò poteva essere evitato?” si chiedono in tanti e questo è quanto affermato anche da Zarrillo che ha fatto sapere che attualmente l’uomo sta seguendo una terapia.
D’Auria dovrà incontrare, nei prossimi giorni, anche lo pschiatra nominato dalla Procura, intanto i suoi difensori hanno optato per il ricorso al Riesame fissato per lunedì prossimo. Tuttavia, senza il referto dello psichiatra incaricato dal magistrato di Nocera Inferiore e quindi senza un quadro preciso ed accurato sullo stato di salute mentale di D’Auria gli avvocati potrebbero anche decidere di rinviare la discussione e chiedere una misura di fermo più lieve rispetto alla detenzione in carcere.
La casa in cui al momento si trova la piccola Elena non è ancora quella di Via San Vincenzo a Fisciano, ma quella di alcuni parenti. La bambina potrà riprendere la sua vita circondata dall’affetto dei familiari e della mamma. Al padre la responsabilità genitoriale è stata sospesa fino al 16 gennaio quando si terrà un’ulteriore udienza.