Tumore dopo uso del cellulare per 150 ore al giorno al lavoro: ha diritto alla rendita

L'uomo, a seguito del tumore ritenuto provocato dall'utilizzo del cellulare aveva riportato diversi problemi. Ecco la decisione del Tribunale

Di Gennaro Maiorano

Usa il cellulare per 13 anni in media due ore al giorno per lavoro. Quando scopre di avere un tumore benigno all’orecchio ha deciso di chiede all’Inail il riconoscimento di una rendita da malattia professionale. Ora la Corte di Appello di Torino gli ha dato ragione. Una sentenza destinata a fare storia.

Tumore provocato dal cellulare usato al lavoro: il caso

L’uomo, a seguito del tumore ritenuto provocato dall’utilizzo del cellulare, ha riportato sordità ad un orecchio, paresi del nervo facciale, disturbi dell’equilibrio e sindrome depressiva. Il caso era stato già oggetto di una sentenza del Tribunale di Aosta che aveva riconosciuto il nesso di casualità tra patologia e lavoro disponendo una rendita di 350 euro al mese. Ricorso dell’Inail che ha chiesto una nuova consulenza.

Ora, però, anche la Corte d’Appello ha dato ragione al lavoratore sulla base di un consulente che ha confermato l’elevata probabilità che sia stato il cellulare a causare il tumore, anche considerata l’assenza di altri fattori.

Il commento

Si tratta di una sentenza scritta da scienziati fra scienziati in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale – sottolineano all’Adnkronos gli avvocati Ambrosio e Bertone – che dimostra che le radiofrequenze possono causare tumore. Le radiofrequenze, infatti, a differenza dello scarico di un motore diesel che si percepisce con l’olfatto o della lama di un coltello che si percepisce con il tatto, si percepiscono solo con i rilevatori elettrici. I wi.fi, le cosiddette ‘saponette’, gli ‘hotspot’ emettono e ricevono tutte radiofrequenze. La distanza resta dunque il miglior alleato e non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo“.

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