Onore ai Caduti… l’avvincente storia del primo Monumento ai Caduti di Guerra agropolesi

La storia del primo monumenti ai caduti di guerra di Agropoli. Fu inaugurato l’11 maggio del 1924 per inaugurare

Di Ernesto Apicella

Il 4 novembre 1921, in occasione della commemorazione dei caduti della Prima Guerra Mondiale, fu costituito un comitato di giovani, per erigere un monumento ai soldati agropolesi caduti in guerra. Si decise di ubicarlo al centro di Piazza Vittorio Veneto. Con l’affissione di un pubblico manifesto, il 5 Novembre 1921, il Comitato promotore annunciava l’iniziativa di una raccolta fondi, per “un ricordo marmoreo” in onore degli eroi agropolesi morti sui fronti della Prima Guerra Mondiale:

– COMITATO PROMOTORE MONUMENTO AI PRODI CADUTI DI AGROPOLI –

Cittadini

Il senso del dovere e della riconoscenza immortale verso chi dette la vita alla Patria è comune a tutti, in ogni popolazione civile.

Di esso si è fatto interprete un Comitato promotore divenuto ora Comitato esecutivo, composto di giovani, che alla stessa causa santa consacrarono le energie migliori della loro giovinezza.

Agropoli darà ai suoi figli caduti un ricordo marmoreo nel quale profonderà tutto il suo cuore.

Non occorre incitamento. Ognuno risponderà all’appello, perché ognuno freme d’entusiasmo al ricordo di tante abnegazioni e tanti eroismi, che non dovranno mai cadere nell’oblìo.

La più fulgida pagina della nostra istoria è quella segnata dal sangue dei nostri fratelli nell’ultima epopea Nazionale.

Lungi dalle vili passioni travianti le insane fazioni, invasate di follia – per ventura lontane da noi – senta ognuno rivivere l’amore alla Patria divenuta religione, per il martirio dei migliori suoi figli.

Pecora Attilio, Presidente – Landolfi Luigi, Segretario – Pecora Edoardo – Benincasa Francesco, – Cianfrone Albino – Scudieri Antonio – Spinelli Giuseppe – Di Luccio Girolamo.

Il Cannone Austriaco” di Antonino Esposto, 1927

Nel dicembre del 1921, su richiesta dei “49”, giunse da Salerno un cannone austriaco, trofeo dell’Esercito Italiano della Prima Guerra Mondiale, da collocare accanto al costruendo monumento ai caduti di guerra. Il cannone, maldestramente, fu “sequestrato” dai ferrovieri “rossi” della Stazione di Agropoli. Ma la notizia del suo arrivo era già trapelata, per cui si formò un corteo spontaneo che mosse alla volta della Stazione di Agropoli per “dissequestrarlo”:

“E il rito s’ha da compiere. Un cannone austriaco, trofeo di guerra, destinato al monumento è allo scalo ferroviario pervenuto per mano di camerati ligi alla fede giurata sul campo, incontaminati custodi delle glorie delle armi in un atmosfera sì greve di vincoli ibridi tramata di viltà, ed è d’uopo abbia l’accoglienza festosa come una conquista, il possesso sacro come se quella canna dovesse ancora arroventarsi per gittare vampe d’odio e di maledizione alle terga dei traditori.

La polizia, diretta da un Capitano dei Carabinieri Reali, fa miracoli di acrobatismo da un capo all’altro del paese, e quando s’accorge che un corteo muove verso lo scalo ferroviario interviene e ne ordina l’immediato scioglimento, alligando che i ferrovieri comunisti potrebbero aversela a male, e guai se ciò avvenisse: s’arresterebbero i traffici, i commerci, si paralizzerebbe a poco dire l’Italia meridionale: una vera calamità; dunque: divieto di proseguire; ma allorché sembra tacere nel cruccio la folla disillusa, irrompe gagliarda la voce di Padre Anzalone, Cappellano di Guerra, dal balcone di casa Borrelli parla tonante il Capo dei 49, Attilio Pecora, e la massa come spinta da una molla ondeggia dapprima, quindi si snoda in serrata processione di fedeli capeggiata dai forti e il rito si compie mentre la polizia mastica veleno e stilla denunce al potere giudiziario. Resistenza alla forza pubblica, comizio abusivo, rivolta, oltraggio, attentato alla sicurezza dello Stato, Et Similia.

Povero Capitano Landolfi, misero Attilio Pecora, e Padre Anzalone? Santo Cielo! Un Cappellano, un religioso dedito alla rivolta, alla violenza, sventurati Peppino Spinelli, Pietro Pecora, Pecora Eduardo, Francesco D’Errico!

La Corte D’Assise, il giudizio, l’ergastolo, fors’anche la fucilazione se i rossi s’impongono. Ah, benedetta intelligenza! E quel Pretore di Torchiara? Certo anima di puro patriota: Venti lire di ammenda a ciascuno e lo stato di servizio di camicia nera è formato”.

Il 20 Agosto 1923, il monumento era già quasi pronto in Piazza V. Veneto. Infatti il piedistallo marmoreo era già stato posto al centro di un giardinetto recintato. Sui quattro lati, le lapidi con i nomi dei caduti agropolesi nella varie guerre. Il monumento era opera dello scultore Turillo Sindoni, designato per creare il monumento ai caduti italiani di Bligny in Francia. 

Numerose le offerte degli agropolesi. Le più consistenti provenienti dai nostri compaesani nelle Americhe, come i fratelli Pecora, i fratelli Carnicelli e Guariglia Raffaele.

Comunicato del 20 Agosto 1923

“Come in ogni angolo di questa grande Italia, dove il ricordo glorioso di un eroe palpita di orgoglio e tenerezza fra la gente ormai libera, mercè l’avvento del fascismo, anche in questa patriottica cittadina il volere del popolo e l’opera infaticabile dei figli migliori stanno per scoprire al sole radioso della Patria, il fiero bronzo che affidi a perpetua memoria i grandi martiri di Agropoli, immolatisi innumerevoli per la grandezza d’Italia.”

Fu scelto l’11 maggio del 1924 per inaugurare il Monumento ai Caduti in Guerra di Agropoli. Era una bella giornata, come spesso capita ad Agropoli. Piazza V. Veneto si riempì di agropolesi che avevano contribuito alla realizzazione del Monumento, realizzato in onore dei tanti giovani morti in guerra. Agropoli era una piccola comunità, tutti parenti, tutti amici ed in ogni famiglia si piangeva per la scomparsa di un proprio caro sui fronti internazionali di guerra. Quella giornata l’avevano voluta per celebrare la memoria dei propri figli che, sacrifi cando la loro vita ed il loro futuro, avevano difeso la Patria. Il commento dell’avvenimento lo lascio al giornalista Gianni Silvestri, che pubblicò il suo articolo sulla rivista “Epoca” del 22 maggio 1924:  

“Alle ore 11,30 il treno che reca le Autorità giunge alla stazione. Sono a ricevere gli illustri personaggi il ff. Sindaco Spinelli, Decurione della Milizia Volontaria, il Comm. Francesco Di Sergio, Attilio Pecora, Ignazio Pecora, Prof. Landolfi Luigi; giungono l’On. Avv. Matteo Adinolfi , Segretario Politico Provinciale dei Fasci, il Prefetto della Provincia Comm. Solmi, in rappresentanza del Governo perché Sua Ecc. Caradonna impedito da un recente lutto, l’On. Torre, l’On. Farina, l’Avv. Mario Jannelli, l’Avv. Gallo, Vice Segretario Politico dei fasci, il Console Conte De Rosa, della Milizia Volontaria, mentre squilla l’attenti e la banda intuona gli inni patriottici.

Sullo spiazzale sono schierate le rappresentanze ed i manipoli di combattenti e fascisti con gagliardetti. Le autorità prendono posto nelle automobili e si avviano verso il paese. Lungo il percorso la folla entusiasta acclama freneticamente. Ai balconi, alle terrazze gremite di gente, sventolano mille e mille bandiere. La vasta piazza ove sorge il monumento, raccoglie la rude e forte popolazione Cilentana, questa generosa e nobile razza, che ha sempre posseduto il culto per gli ideali più puri e i sacrifi ci più santi. Volteggiano nel Cielo due idrovolanti espressamente inviati da S. E. Piccio, Comandante Generale della Aeronautica, memore delle accoglienze tributategli pochi giorni or sono. Non appena le Autorità prendono posto sul palco di fronte al monumento, Monsignor Camerota Vescovo di Vallo, vestito dei paludamenti sacri, impartisce la benedizione di Dio alla statua, mentre è tolto il panno che ne cela la vista; suonano le bande e le fanfare, si applaudisce a lungo, si inneggia e si grida la gioia intima del cuore. Appena cessano le musiche e gli applausi, Monsignor Camerota, che frattanto è salito sul palco della Autorità pronunzia un breve e commovente discorso”. 

Prendono la parola: Attilio Pecora, Presidente del comitato Esecutivo; il Prefetto della Provincia Comm. Solmi; l’On. Torre; il Capo dei Fasci Salernitani Avv. Adinolfi; il Generale Comandante la Divisione Militare di Salerno Conte Buffa di Perrero; l’eroico Comm. Dott. Santoro, Delegato Regionale dei Mutilati della Campania.

Terminati i discorsi, le rappresentanze, i fascisti ed i combattenti si dispongono per la sfilata. Man mano che giungono all’altezza del monumento, i gagliardetti e le bandiere si abbassano in segno di omaggio. Dopo la sfilata un sontuoso rinfresco è offerto alle Autorità dalla squisita gentilezza dal Presidente il comitato Attilio Pecora, nella propria villa(…).

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