“Togliamo il reddito di cittadinanza a chi può lavorare“. Esordisce così il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da sempre in prima linea per l’abolizione del sussidio “stellato”.
A dire il vero in piena campagna elettorale, tutta la coalizione di centrodestra riteneva necessarie modifiche alla misura adottata dal governo Conte I perché, “per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta”.
Reddito di cittadinanza: la situazione
Oltre un milione e mezzo di beneficiari di cui indirizzati ai servizi per il lavoro sono 919.916, dei quali appena 173mila, meno di un quinto, risultano occupati, mentre il 70% è tenuto a sottoscrivere il patto per il lavoro e solo i restanti 86mila risultano avere un qualche tipo di esenzione o rinvio ai servizi sociali.
Sulla base di questi dati, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro fa sapere che togliere di colpo il reddito di cittadinanza potrebbe generare conseguenze molto gravi sul piano economico-sociale.
Le vostre opinioni
E quindi che fare?
Secondo il nostro sondaggio il 68% dei lettori è per l’abolizione immediata della misura, 26% nonostante voglia eliminarlo, ne riconosce l’esigenza per tante persone, mentre solo il restante 6% lascerebbe tutto come si trova.
Le proposte
Mentre Matteo Salvini propone di sospendere l’assegno per sei mesi a 900 mila percettori che “lo prendono già da un anno e mezzo e sono pronti a lavorare“, FdI vorrebbe cambiarne il nome e dividerlo in due canali: da un lato i pensionati in difficoltà, gli invalidi, i disoccupati con figli piccoli e le persone in affidamento ai servizi sociali per i quali il reddito non varierebbe, e dall’altro i cosiddetti “occupabili” a cui si è indirizzato il programma “Gol” per le politiche attive del lavoro, che usufruisce di 4,5 miliardi messi in campo da Bruxelles da qui al 2025.
Risulta però difficile pensare ad un cambiamento repentino e radicale. E ad affermarlo è il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon: Il reddito di cittadinanza non finirà il 31 dicembre “Ma qualcosa di può fare da subito”.