È in programma per lunedì 24 ottobre alle ore 18:00 un Seminario di studi per il trentennale della morte di Carlo Bernari (1909 – 1992) presso il Palazzo della Cultura a Vallo della Lucania.
Il seminario, dal titolo «La nascita del Neorealismo», vedrà la partecipazione di studiosi internazionali. L’importante incontro di studi, avviene dopo la relazione del saggio presentato per il XII Congresso di Italianistica.
Questa, inoltre, è anche l’occasione per legare due Comuni, Gioi e Vallo della Lucania, uniti già non solo da Leo de Berardinis, ma anche da Carlo Bernari, cittadino onorario di Gioi, presidente di un celebre concorso letterario.
Ecco il programma completo
- Lectio Magistralis del Prof. Antonio Saccone, ordinario di Letteratura Italiana contemporanea Università Federico II- Napoli
- Saluti del Dott. Giuseppe Ametrano, Presidente del Club Rotary di Vallo della Lucania Cilento
Interventi
Prof. Rocco Capozzi, Emeritus all’Università di Toronto- Canada
Prof.ssa Carmen Lucia, Dottore di ricerca Università degli studi di Salerno, docente Liceo «Parmenide»
Enrico Bernard, Drammaturgo e artist in Residence Middlebury College, USA
L’evento sarà moderato dal Dott. Antonio Pesca, presidente della Pro Loco Gelbison di Vallo della Lucania e a seguire un reading pagine da «Tre Operai» a cura di Mirko Ferra.
L’evento nasce dalla sinergia tra il Comune di Vallo della Lucania, Rotary Club e la Pro Loco Gelbison.
Vediamo chi era Carlo Bernari
Bernari nacque a Napoli nel 1909 da una famiglia di piccoli imprenditori d’origine francese. Ragazzo dal carattere difficile, non amante delle regole fu espulso da tutte le scuole e proseguì la sua formazione culturale da autodidatta.
Lavorò da sarto iniziando contemporaneamente la sua attività di romanziere e giornalista firmando articoli sotto vari pseudonimi e guadagnandosi da vivere vendendo libri antichi.
Fondò a Napoli, dove era in contatto con Francesco Flora, insieme a Guglielmo Peirce e Paolo Ricci il movimento culturale d’opposizione Udaismo (Unione Distruttivisti Attivisti).
Nel 1930 lo troviamo a Parigi, attirato dal gran movimento di cultura e arte che agitava all’epoca la capitale francese, con le tante avanguardie e in particolare con il surrealismo di André Breton.
Ritornato in Italia, sentì l’esigenza di dar voce alle problematiche che provenivano dal mondo operaio e nel 1934 scrisse il romanzo di ampio respiro dal titolo Tre operai dove riuscì, con magistrale perizia, a non cedere alle lusinghe del populismo.
L’opera descriveva una classe operaia impossibilitata a condurre una vita dignitosa e in rapporto sempre critico con il potere dominante.
A causa degli argomenti in essa trattati, Tre operai assunse per la classe dirigente del tempo un certo sapore di eversione riuscendo ad allarmare Mussolini, tanto da far calare sullo scrittore e sul libro il bavaglio della censura fascista.