Meningite in Campania: dopo la pandemia urge recuperare le vaccinazioni

Di Redazione Infocilento

In collaborazione con Adnkronos. A fronte della gravità delle sue manifestazioni, anche la meningite ha risentito della pandemia. Durante la tavola rotonda dal titolo “Pre-occupiamoci della meningite in Campania: la protezione del paziente pediatrico promossa da Adnkronos Comunicazione, con il supporto non condizionante di GlaxoSmithKline tenutasi a Napoli, clinici e referenti istituzionali hanno messo a fuoco la necessità di recuperare le coperture vaccinali indicati dal Piano nazionale di prevenzione 2017-2019.

Non sono i numeri a denunciare la serietà della meningite, quanto la sua aggressività sul soggetto che viene infettato. In quanto malattia batterica invasiva, va colpire ambienti sterili come il sangue o il liquido cerebrospinale, dando conseguenze gravi e anche fatali. La meningite meningococcica seppure rara può essere molto grave: nel 10-20% dei pazienti può dare esiti di disabilità come danni cerebrali, sordità, cecità, disturbi dell’apprendimento e può richiedere l’amputazione di parti del corpo. Il 10% dei soggetti colpiti va incontro al decesso nonostante riceva cure adeguate. E il rischio è maggiore nei bambini in tenera età.

In Campania nel 2019 si registrarono 19 casi, l’anno seguente scesero a 5, merito delle misure di contenimento per la diffusione del Covid19 che hanno ridotto anche altre malattie a trasmissione aerea.

“La meningite di tipo B ha un picco già tra i 4 e gli 8 mesi di vita, per questo dobbiamo proteggere subito i più piccoli”, ha evidenziato durante la tavola rotonda Carla Ungaro, dirigente medico di Pediatria all’Asl Napoli 1. “Senza prevenzione gli esiti possono essere nei casi migliori invalidanti, a volte sono letali. Per questo completare il ciclo di vaccinazioni è importante: il pediatra, insieme a eventuali specialisti che incontrano il bimbo, devono perciò dare alle famiglie informazioni scientifiche e univoche”.

Le strategie messe in campo per estendere le possibilità di vaccinazione durante la pandemia, hanno mostrato agli esperti che è necessario ampliare le modalità di accesso. “Si pensa a estendere ad esempio gli orari includendo il pomeriggio, e aggiungere alla chiamata attiva un rinforzo telefonico per confermare gli appuntamenti – ha ripreso Ungaro -. Anche la co-somministrazione è un’opportunità, a meno che non ci siano precise controindicazioni per il singolo caso. Per questo dobbiamo curare il counseling per le famiglie con bimbi dalle necessità particolari. E tenere presente che non vaccinare non è un modo per non correre rischi, bensì un’opzione che espone il piccolo a pericoli ben più gravi di un evento avverso”.

Al confronto ha preso parte in collegamento anche Amelia Vitiello, presidente dell’associazione Liberi dalla meningite e testimonial molto attiva nell’informare le famiglie sulla gravità delle conseguenze della patologia. “Il nostro comitato nazionale è nato nel 2011 a seguito della nostra esperienza di genitori, che come noi hanno avuto la sventura di perdere un figlio a causa della meningite. Una malattia per fortuna rara, ma che continua a mietere vittime e a danneggiare i bambini, lasciando sequele rilevanti per la loro qualità di vita”. Vitiello, che perse la prima figlia quando ancora non era disponibile un vaccino efficace, ha sottolineato il valore della prevenzione. “È l’arma migliore, i vaccini sono sicuri e disponibili. Vi invito a parlarne con il proprio medico, al quale si possono esporre i propri dubbi. E non date ascolto alle informazioni prese da internet prive di validazione scientifica”.

La Regione Campania ha da tempo attivato piani di prevenzione contro le meningiti batteriche, però l’impatto del Covid ha richiesto l’elaborazione di un piano di recupero. “Non abbiamo coperture ancora ottimali su tutti i ceppi, la meningite dà una catena di contagio che non va sottovalutata e va controllata con una costante prevenzione – ha evidenziato Angelo D’Argenzio, dirigente dell’UOD Prevenzione e Igiene sanitaria della Regione Campania -. La medicina di territorio è stata cruciale durante la pandemia, e ora dobbiamo realizzare Case della salute che siano centri vaccinali di prossimità. Miriamo a fare salute coinvolgendo la pediatria di base, la specialistica ambulatoriale dei distretti e strutture intermedie come gli ospedali di comunità, per ridurre l’impatto sui policlinici”.

Prima della pandemia, al polo infettivologico dell’Ospedale Cutugno, divenuto centro di riferimento per l’emergenza Covid, arrivavano casi di encefalite da meningococco e meningiti prevenibili dal vaccino. “Nei prossimi tempi ci aspettiamo che ci sarà una ripresa dei casi di infezione – ha avvertito Pietro Buono, dirigente Struttura di supporto tecnico operativo della Direzione generale Salute, regione Campania -. Per questa ragione è essenziale la collaborazione con i pediatri di libera scelta, ma dobbiamo anche tornare a scuola con le attività di vaccinazione, su esempio della Regione Puglia che ha fatto un lavoro di prossimità scolastica molto efficace. Senza costrizioni, ha dato un’offerta reale alle famiglie: è una modalità che avvicina e aumenta l’adesione”.

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