Vulnerabilità sismica: come valutare se una struttura è a rischio?

Di Redazione Infocilento

L’Italia è un Paese ad alto rischio sismico, principalmente a causa degli impatti tra la zolla africana e quella euroasiatica in cui sorge. Ovviamente, nonostante negli anni gli eventi sismici siano stati anche tristemente importanti e impattanti, ogni zona è diversa dall’altra e gli esperti tengono sempre sotto osservazione le aree più critiche al fine di aggiornare sempre i dati disponibili e stilare statistiche. Proprio in virtù di questo, sono state stilate, nel 2008, nelle Norme Tecniche che riguardano la costruzione degli edifici, aggiornate nel 2018. Il lavoro delle realtà edili, che sia a livello di prima costruzione che di ristrutturazione, dovrà quindi essere in linea con le norme antisismiche più recenti. A tal riguardo, tra le aziende specializzate in interventi di adeguamenti antisismici figura Seriana Edilizia che offre un servizio completo, personalizzato in base alla specifica situazione (per maggiori informazioni: www.serianaedilizia.it).

Le zone sismiche e le aree a rischio

La prima valutazione da fare quindi, per comprendere se uno o più edifici sono a rischio, riguarda l’area in cui sorge: per convenzione, nel nostro Paese ne sono state individuate 4, con livelli di pericolosità che si abbassano man mano che il valore aumenta. Nella zona 1, la più rischiosa, si inseriscono regioni come il Friuli Venezia Giulia, la Calabria e l’Abruzzo; segue la zona 2, della quale fanno parte, tra le altre, Lazio e Basilicata; la 3, con Liguria e Piemonte e infine la meno pericolosa, la 4, dove la sismicità è rara e ritroviamo regioni quali la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige. Con calcoli matematici specifici si bilanciano diversi fattori che riguardano anche l’esposizione e la possibilità che il sisma sia più o meno forte al fine di individuare la zona più corretta.

Gli edifici nelle aree dalla 1 alla 3 sono quindi oggetto di grande attenzione, sia per quanto concerne l’ambito privato che il pubblico, nonché opere fisse come i monumenti. L’eventuale adeguamento dovrà quindi tenere conto del livello di resistenza che dovrà sopportare in caso di terremoto di forte o media intensità.

La valutazione degli edifici sul territorio

Uno degli strumenti migliori che si possono utilizzare per simulare un intervento dopo un sopralluogo è rappresentato da specifici software grafici che permettono di ricreare la struttura dell’edificio per individuare mura e strutture portanti da rinforzare o di cui diminuire la vulnerabilità con supporti adatti.

Nella valutazione dell’edificio interverranno osservazioni concernenti la struttura nel suo complesso, l’altezza, il numero di piani, nonché una previsione più possibile aderente alla realtà del grado di deformazione che potrebbe subire a seguito di scossa di terremoto; in tal senso, si studieranno eventi pregressi per capire come si è comportato l’edificio in passato e ciò include anche l’analisi attenta dei materiali, anche in fasi successive.

A seconda di approfonditi calcoli matematici e di valutazione attenta da ingegneri esperti, si potrà decidere se rinforzare determinate zone dei muri portanti o persino ricostruirne intere parti. Tutto ciò, ovviamente, deve avvenire nel modo meno invasivo possibile, specie se si tratta di un ufficio o un luogo di lavoro: in questi casi, l’azienda competente potrà valutare anche la possibilità di lavorare in ore notturne o nei giorni festivi per non bloccare la produzione.

La riqualificazione sismica di un edificio a rischio da basso a medio alto è obbligatoria per legge e a livello fiscale è possibile intervenire recuperando le spese con il sostituto d’imposta, con sconto direttamente in fattura o persino mediante cessione del credito. Al sopralluogo della ditta specializzata con la valutazione, seguirà comunque auspicabilmente un chiaro preventivo di spese e tempi.

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