La storia
Sant’Elena nasce a Laurino nel VI secolo, da una modesta famiglia. La sua singolare vocazione si manifesta abbastanza precocemente incontrando l’ostilità dei suoi genitori e la derisione di vicini e parenti. Sin da fanciulla si adopera a compiere opere di carità. Si racconta che una volta aveva preso dalla credenza di casa del pane da portare ai bisognosi ma il padre la costrinse ad aprire il grembiule per poi accusarla di furto ma ecco che dal grembiule uscirono tante rose: il padre mortificato le offrì alla Vergine Santissima.
Secondo la tradizione tramandata nel tempo, un angelo, mandato da Dio per soccorrere sant’Elena nelle necessità, un giorno invita la giovane santa a seguirlo. Così ella lascia i genitori e la cara gente del suo paese e s’incammina per raggiungere un luogo solitario dove poter esercitare quella preghiera contemplativa capace di realizzare una più stretta unione con l’amato Gesù.
L’itinerario per raggiungere il luogo desiderato, posto sul Monte Rotondo, non è privo di difficoltà. Si racconta che mentre la santa è in cammino verso il Monte, nei pressi di una località denominata “Gorgonero”, il demonio le si palesa per impedirle di raggiungere la grotta di Monte Rotondo verso la quale era diretta. Dopo una violenta lotta tra l’angelo che accompagna sant’Elena e il diavolo, le cui impronte sono rimaste impresse nella roccia, la giovane prosegue il cammino ed arriva al luogo scelto da Dio per percorrere la via della perfezione. La santa conosce, anche grazie all’esperienza di fede compiuta presso una piccola comunità monastica presente sul posto, la durezza dello stile di vita eremitico, fatto di preghiera, di penitenza ma anche di costanti opere di carità.
Le scarse notizie storiche non consentono un dettagliato resoconto degli ultimi giorni di vita della santa, tuttavia da quel poco che è stato tramandato si apprende che ella si era spenta serenamente, probabilmente all’età di 21 anni, nell’umile grotta di Monte Rotondo.
Il culto
I monaci della vicina comunità annunciano la sua morte suonando le campane e quando poi si adoperano per portare il corpo della santa nella propria comunità, una mano misteriosa ed invisibile li ferma.
Viene avvisato così il vescovo di Paestum che, per mezzo di suoi collaboratori, con tutti gli onori, fa portare il corpo della Santa nella chiesa pestana. Si racconta che durante il tragitto, mentre si trovavano in località “Gorgonero”, ad un certo punto il corpo della Santa diventa pesantissimo, tale da impedire a quegli uomini di proseguire. Il vescovo farà poi edificare in quel luogo una cappella in ricordo di quell’evento prodigioso.
Intanto a Laurino, nel posto dove sorgeva la casa natale della santa, nel tempo viene edificata una Chiesa dedicata a Sant’Elena.
Durante le invasioni saracene, che riguardarono anche il territorio cilentano, le reliquie della Santa vengono portate in Francia e precisamente nella cattedrale di Auxerre e rimangono lì fino al 1267, anno in cui il re di Napoli, Carlo I, sposa Margherita ed il vescovo della città francese dona alla giovane sposa il corpo di Sant’Elena, che viene portato a Napoli e posto nella cappella reale. Più tardi il re Carlo II dona il corpo della Santa al conte di Ariano Irpino, Sant’Eleazaro, che lo custodisce nella chiesa cattedrale.
La festa
La festa principale in onore di Sant’Elena si tiene il 22 maggio. Altre celebrazioni in onore della Santa laurinese si tengono in diverse altre date: il 18 agosto, il 10 ottobre, l’ultima domenica di giugno e l’ultima domenica di gennaio, data questa che ricorda un fatto prodigioso avvenuto a Laurino per intercessione di Sant’Elena.
Nel 1799 alcune truppe francesi, penetrate nel territorio cilentano, si danno al saccheggio dei paesi. Mentre gli uomini organizzano la difesa di Laurino, le donne si recano in chiesa ad invocare l’intercessione della Santa che non tarda ad arrivare: Sant’Elena appare su una nuvola bianca e da questa si stacca una moltitudine di moscerini che mette fuori combattimento le truppe francesi.
Altra data in cui la Santa è solennemente festeggiata è quella legata alla traslazione delle reliquie di Sant’Elena da Ariano Irpino a Laurino. Nel 1882 il vescovo di Ariano Irpino, Francesco Trotta, profondamente colpito e commosso dalla profonda fede ed attaccamento dei laurinesi alla loro Santa, dona le reliquie alla chiesa di Laurino che con grandi onori e in un tripudio di gioia accoglie festante il ritorno nella terra natale della Santa.
Le celebrazioni in onore di Sant’Elena sono caratterizzate da due momenti singolari: il suggestivo e molto sentito pellegrinaggio alla “Grotta di Sant’Elena e le rappresentazioni teatrali sulla vita di Sant’Elena messe in scena nel corso degli anni.
Così cantano i fedeli mentre, mossi da tanto ardore e da grande fede, si recano processionalmente in pellegrinaggio alla grotta di Sant’Elena, sul Monte Rotondo:
“S’innalzi il nostro cantico
Ad Elena romita
Che trasse in grotta squallida
I giorni della vita
I giorni della vita.
Santa romita Vergine
Prega per noi Gesù
Perché ci renda liberi
Dai mali di quaggiù”.
Il grande cuore dei laurinesi verso Sant’Elena è suggellato non solo dal grande legame con la Santa, che vede confluire in paese, soprattutto per la festa di agosto, tanti emigrati che ritornano in occasione della festa, ma soprattutto dalle parole vergate nei canti che si elevano in suo onore:
“Laurino ti vide fanciulla
con tanti devoti di cuore
l’affetto più dolce l’amore
ti danno tutti quaggiù.
Dal cielo tu Elena Santa
ritorni con ogni splendore
il mondo tu rendi migliore
facendo tornare Gesù”.
Alcuni canti tradizionali hanno conservato il linguaggio dialettale più vicino alla gente e al suo cuore:
“Sia laurata Santa Lena chi foje sposa re Gesù
E Dio li voze bene
Sia laurata Santa Lena.
Ra l’angelo foje vulata
‘mparaviso foje purtata
Santa Lena sia laurata.”
La preghiera che oggi si innalza alla santa eremita di Laurino chiede la sua sollecita intercessione a protezione della fede, delle famiglie, della pace nel mondo intero:
“Prediletta di Dio, fa’ sentire a noi tutti
la gioia del Vangelo, la ricchezza del sacramento del perdono
e la dolcezza del Pane degli angeli per inabissarci
nelle profondità dell’Amore celeste”.