Il Covid prima, la guerra in Ucraina poi hanno rappresentato due grossi focolai di instabilità. Geopolitica ovviamente, ma anche energetica, tecnologica, manifatturiera. Se si ragiona per macrocategorie, l’instabilità è quasi del tutto finanziaria.
Covid e Guerra, come cambia il mondo della finanza
La pandemia ha stroncato alcune istanze della globalizzazione, che ha fatto così il suo primo storico passo indietro. Così nell’ultimo biennio le catene globali di valore sono crollate. Le reti di fornitura idem.
I mercati hanno vissuto un ridimensionamento epocale, in tutti i settori. Poi è stata la volta della guerra: con l’invasione russa dell’Ucraina, nello scorso mese di febbraio, si è innescato un pericoloso effetto domino: la crisi del gas prima, quella del grano poi. Infine l’arrivo di recessione ed inflazione. L’impatto della guerra – così ravvicinata alla pandemia – è stato devastante. Il quadro mondiale ne è uscito stravolto: è avanzata la Cina, sempre più avanti e in piena bagarre per la questione di Taiwan.
La guerra ha condizionato forse più il blocco Occidentale, che ha tagliato i suoi ponti con la Russia, spalleggiata invece dal blocco orientale.
Così case automobilistiche come BMW hanno interrotto i cicli di produzione e fornitura in Ucraina, perdendo un mercato dove si realizzavano cablaggi di diversi modelli.
La guerra russo-ucraina potrebbe acutizzare ancor di più la delicata questione dei microchip, problema residuale della pandemia. Si spera in una pace che, ad oggi, tarda ad arrivare. Tutto ciò significa una sola cosa: instabilità finanziaria su tutti i livelli. La domanda sorge spontanea, dunque: esistono investimenti sicuri da poter fare nel 2022?
Una domanda difficile cui rispondere, in un momento drammatico per la stabilità. Il presupposto però è sempre lo stesso: nessun investimento ha i crismi della perfezione, anche in tempi di stabilità eccessiva.
Eppure, con il giusto approccio, investimenti di prospettiva sono ancora possibili anche nel 2022. Tra questi, spiccano i conti deposito. In un periodo di bassi tassi di interesse, “parcheggiare” la liquidità potrebbe offrire una remunerazione garantita, a patto che l’investitore rinunci al prelievo del proprio capitale, nella maggioranza dei casi.
Una valida alternativa possono essere i fondi monetari, composti da prodotti obbligazionari di breve durata. Caratteristica che li rende stabili in periodi di alta volatilità. O ancora i pronti contro termine, contratti di cessione temporanea di titoli: due parti si scambiano titoli al prezzo corrente di mercato, impegnandosi ad eseguire la transazione opposita in una data futura ad un prezzo stabilito.
Non vanno infine sottovalutate le obbligazioni e i titoli di stato: strumenti con cui si acquistano titoli di debito da aziende emittenti, rendendo così l’investitore – di fatto – un creditore dell’azienda in questione. Prodotti come zero coupon bond, senza cedola, oppure prodotti con cedole a tasso fisso e variabile.