Domenica 7 agosto è giunto in rada ad Agropoli “Atlantis II”, il mega yacht di 115 metri della famiglia Niarchos, uno dei più grandi panfili privati del mondo
L’imbarcazione è lunga 115 metri e appartiene alla famiglia Niarchos. Si tratta di uno dei più grandi panfili privati del mondo, gigante nave da diporto con il fascino dell’antico costruita nel 1981 dal famoso magnate greco Stavros Spyros Niarchos per competere con lo yacht “Cristina O” di Onasis di 99 metri di lunghezza.
Il magnate greco Sytavros Spyros Niarchos è stato un armatore, imprenditore e collezionista d’arte fu indubbiamente uno dei protagonisti della vita mondana europea nel XX secolo, laureato in legge all’Università Nazionale Capodistriana di Atene, divenne noto per essere stato il proprietario della prima superpetroliera.
Possedeva una flotta importante di navi mercantili, sei yacht e una scuderia di cavalli da corsa, la sua collezione d’arte comprendeva soprattutto dipinti di impressionisti francesi, come Degas e Renoir, ma egli acquistò anche una Pietà di El Greco, che venne rinominata appunto Pietà Niarchos.
Si sposò cinque volte ed ebbe numerose relazioni e morì nel 1996 in Svizzera lasciando un patrimonio del valore di 5 miliardi di dollari. Ha lasciato in eredità al mondo culturale greco ed europeio il Centro Culturale della Fondazione Stavros Niarchos – Atene, progettato da Renzo Piano e realizzato da Impregillo costruzioni, un gioiello dell’architettura moderna e contenitore di arte e cultura.
Atlantis II costruito nei cantieri di Scaramanga tra il Pireo e Atene è un mega yacht di 115 metri progettato dall’architetto Maierform, la parte meccanica è dotata di due motori da 4800 cavalli, è prevalentemente ormeggiato presso porto Hercule a Monaco, ha 17 uomini di equipaggio per 24 passeggeri.
Nel 2008 Atlantis II si collocava all’ottavo posto nella classifica dei 100 yacht più grandi, a causa della sua maestosità varie volte sono sorti problemi per la sua entrata ed uscita dai porti. La nave gemella di nome Atlantis fu regalata a Re Fahd dell’Arabia Saudita e cambiò il nome in Issham Al Baher.