La sindrome dell’intestino pigro è un termine usato per descrivere una specifica condizione: la presenza di un movimento intestinale sporadico, spesso difficoltoso, con una frequenza di evacuazione di circa 2 volte ogni 7 giorni, dovuto alla lentezza del tratto intestinale. Si tratta di una problematica che può portare a conseguenze come il disagio, il gonfiore e la costipazione. Sebbene la causa non sia del tutto nota, esistono diversi fattori che possono contribuire alla comparsa della sindrome dell’intestino pigro, tra cui una dieta scorretta, lo stress e l’utilizzo di farmaci.
Da cosa può dipendere l’intestino pigro?
Per prima cosa, è bene specificare che questa condizione dipende da uno scorretto equilibrio della flora batterica, ovvero dall’insieme di microorganismi che vivono all’interno dell’intestino. Si parla di oltre 500 specie che assicurano svariati vantaggi al corpo umano, ed è per questo che vengono chiamati “batteri buoni”. Nello specifico, aiutano a scomporre il cibo, a produrre vitamine e a proteggere l’intestino da germi potenzialmente dannosi, dunque potenziano anche la reazione delle difese immunitarie.
Come anticipato poco sopra, per intestino pigro si fa riferimento ad una condizione in cui si verifica un’alterazione del transito intestinale, cioè la peristalsi. Il ciclo di contrazioni e rilassamenti che spingono il cibo digerito dallo stomaco al retto, in sintesi, rallenta. Questo può accadere per diversi motivi, alcuni dei quali più frequenti di altri. Si comincia proprio con la dieta, dato che spesso la pigrizia dell’intestino dipende da un’alimentazione povera di fibre e di acqua, classica di chi fa incetta di grassi, fritture e junk food. In assenza di liquidi e fibre, l’intestino smette di funzionare come dovrebbe, causando così il già citato rallentamento.
Altre cause piuttosto frequenti sono lo stress, che può alterare la motilità intestinale, e l’assunzione di alcuni farmaci, come gli antidepressivi. I sintomi che caratterizzano l’intestino pigro sono quelli tipici della stitichezza, cioè l’accumulo delle feci dovuto ad una mancata evacuazione, il gonfiore e la tensione addominale. In questa condizione, infatti, la motilità viene rallentata a causa della presenza di feci dure, secche e difficili da espellere. Quando le evacuazioni sono molto sporadiche – si parla di una volta ogni 7-10 giorni – è possibile che provochino dolore, perché l’intestino deve fare uno sforzo maggiore in sede di spinta.
Come riattivare un intestino pigro?
Il primo passo è sempre quello di cercare di individuare la causa di questa condizione, per poi procedere con una terapia mirata. Se il problema è legato all’alimentazione, è necessario aumentare l’apporto di fibre, acqua e probiotici, che sono batteri “buoni” responsabili del mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema intestinale. La fibra, in particolare, è un nutriente che permette di migliorare la motilità, favorendo così il transito nel tratto intestinale. Naturalmente ci sono svariati integratori utili per riattivare un intestino pigro, alcuni dei quali contengono i già citati fermenti lattici probiotici, insieme ad alcuni estratti vegetali.
Prima di chiudere questa guida, è bene specificare che l’assunzione di un qualsiasi integratore non può sostituire una corretta alimentazione, e che conviene sempre chiedere un consulto ad un medico.