Il 16 luglio è la festa della Madonna del Carmelo, detta anche Madonna del Carmine. È una devozione molto antica e largamente diffusa in tutta Italia, ed è legata alla storia ed ai valori spirituali dell’Ordine dei Carmelitani (ovvero l’Ordine dei “Frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”).
Questa festa venne istituita per commemorare l’apparizione della Vergine Maria a San Simone Stock (allora priore generale dell’Ordine Carmelitano) avvenuta il 16 luglio 1251 e la consegna dello “Scapolare” (l’Abitino) con la rivelazione dei privilegi connessi a questa devozione.
La storia
Il Monte Carmelo (il nome aramaico Karmel, significa giardino; indicato in spagnolo col nome “Carmen”, da cui l’italiano “Carmine”) è un rilievo montuoso di 528m s.l.m. dell’Alta Galilea (oggi Israele), dalla vegetazione bella e rigogliosa.
Questo monte è ampiamente significativo a partire dall’Antico Testamento.
Secondo quanto scritto nel Primo Libro dei Re è un luogo molto caro al profeta Elia. Qui il grande difensore del monoteismo ebraico aveva radunato un piccolo nucleo di uomini, fedeli al Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, per vivere la fede dei padri e prendere le distanze da quei culti pagani che il popolo ebraico stava gradualmente assorbendo dai popoli vicini.
È su questo monte che il profeta Elia lancia ad i falsi profeti di Baal la grande e potente sfida volta a dimostrare che JHWH (Jahve) è il vero Dio e così persuadere il Popolo d’Israele a ritornare al Signore (1Re 18,16-40).
Da questo luogo viene individuata la nube che rivela la fine della siccità, durata tre anni, annunciata dal profeta Elia al re Acab come prova del suo essere “portavoce” di Dio. Si legge infatti nella Bibbia: “Ecco, una nuvola, piccola come una mano d’uomo, sale dal mare” ( 1Re 18,44). I Padri della Chiesa hanno letto in questa immagine una sorta di prefigurazione di Maria, incentivata sia dal fatto che il nome ebraico “Miriam” significa “goccia del mare”, sia perché come quella nube con la pioggia riportò la vita così la Vergine Maria, porta in sé il Verbo divino fonte di vita e di salvezza.
Sul monte Carmelo, nell’XI secolo, i crociati trovarono dei monaci che si definivano discepoli del profeta Elia e seguivano la regola di San Basilio.
Nel 1154 su quest’altura si ritirò il nobile francese Bertoldo, giunto in Palestina con il cugino Aimerio di Limoges, patriarca di Antiochia; questi riunì gli eremiti in vita cenobitica e fece costruire una chiesetta in mezzo alle loro celle, dedicandola alla Vergine. Questi monaci presero il nome di “Fratelli di Santa Maria del Monte Carmelo”.
Fra il 1207 ed il 1209 il patriarca di Gerusalmme, Alberto di Vercelli, redasse per questi religiosi la prima “regola” o “formula vitae”. I Carmelitani non hanno mai riconosciuto a nessuno il titolo di fondatore, rimanendo fedeli all’idea che vedeva nel profeta Elia l’iniziatore della loro vita monastica. La regola venne approvata il 30 gennaio 1226 da papa Onorio III, con la bolla “Ut vivendi normam”.
A causa delle incursioni saracene, intorno al 1235, i monaci carmelitani abbandonarono l’Oriente e si rifugiarono in Europa, dove fondarono numerosi monasteri in Italia, Francia, Inghilterra.
Il 16 luglio del 1251 la Vergine Maria, circondata dagli Angeli e con Gesù Bambino in braccio, apparve a San Simone Stock, il primo Padre Generale dell’Ordine inglese, e gli consegnò lo “Scapolare”: «Prendi, o figlio dilettissimo, questo Scapolare del tuo Ordine, come segno distintivo della mia Confraternita. Ecco un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza e di pace con voi in sempiterno. Chi morrà vestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno» (le parole della Vergine sono sintetizzate nella formula latina “Protego nunc, in morte juvo, post funera salvo!”).
A San Simone Stock, che compose per la Madre di Dio un inno bellissimo, il Flos Carmeli (“Fiore del Carmelo”), la Madonna asserisce di assicurare ai suoi devoti in vita la protezione dai pericoli e in morte la liberazione dalle pene del Purgatorio.
L’immagine della Madonna del Carmelo e l’Abitino
L’immagine della Madonna del Carmelo, che fa riferimento all’apparizione del 16 luglio 1251 al Santo inglese, si presenta avvolta in un manto sul quale, di solito, sono raffigurate una o tre stelle, indicanti la perpetua verginità di Maria (prima, durante e dopo il parto), con Gesù Bambino in braccio o sulle ginocchia, nell’atto di offrire lo “Scapolare”.
Lo “Scapolare”, detto anche “Abitino”, non è una semplice devozione, ma è una forma simbolica di “rivestimento”, un richiamo di appartenenza. Con la veste battesimale si esprime l’appartenenza a Cristo, con lo “Scapolare” si enuncia l’appartenenza a Maria.
Lo “Scapolare” dei Carmelitani è una sopravveste sobria, senza maniche, aperta da entrambi i lati che copre la spalla, il petto e il dorso, a cui nel tempo si è aggiunto il cappuccio per proteggere dalle intemperie. Nell’Ordine dei Carmelitani lo Scapolare è di colore marrone. In seguito al crescente desiderio dei fedeli di conformarsi alla spiritualità carmelitana, lo Scapolare venne ridotto a dimensioni più piccole, dando origine all’Abitino. Quest’ultimo è formato da due pezzetti di lana, di colore marrone, ai cui angoli superiori sono cuciti due nastri nei quali si infila la testa, così che i due pezzetti di lana vengono a cadere uno sul petto e uno sul dorso.
Lo Scapolare o Abitino non è un talismano o un portafortuna, ma un segno si appartenenza a Maria, una garanzia della Sua protezione durante la vita e dopo la morte, un’esortazione a condurre una vita basata sull’imitazione delle sue virtù.
«La devozione allo Scapolare è un invito continuo a risvegliare il senso di appartenenza a Maria […]. La venerazione allo scapolare ricorda ai cristiani che […] appartengono a lei come figli» (Pio XII, Lettera commemorativa del VII Centenario della devozione allo Scapolare).
La Madonna del Carmelo nelle parrocchie e le confraternite
Alla Vergine del Carmelo sono dedicate numerose chiese e santuari, disseminati un po’ ovunque nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano. Nella quasi totalità delle parrocchie della Diocesi di Vallo della Lucania si riscontra la venerazione della Madonna del Carmelo. È una devozione molto sentita, largamente diffusa e ricca di grande spiritualità.
Nell’arco del secondo millennio sono sorte, poi, numerose Confraternite intitolate alla Madonna del Carmine. Sicuramente queste associazioni laicali sono nate per la presenza in parrocchia della Vergine del Carmelo e per il desiderio di seguire la spiritualità carmelitana. Queste confraternite sono caratterizzate dal fatto di presentare sulla “divisa” confraternale il“mozzetto” (una mantellina che ricopre le spalle) di colore marrone, proprio come i carmelitani.
L’attesa della festa
“Vergine Santa e Bella,
Regina del Carmelo,
Madre potente in cielo,
prega per noi Gesù”.
Con grande ardore i fedeli intonano, in questi giorni che precedono la festa del 16 luglio, inni e canti in onore della Madonna del Carmelo.
Maria viene invocata come Madre, Regina, Bella Rosa, Vergine Purissima, Sorella ed i fedeli, insieme alla sua potente intercessione, chiedono di poter seguire ed imitare le sue virtù ed il suo stile di vita.
La Vergine del Monte Camelo ricopra col suo manto, con la sua materna protezione, il mondo intero e protegga l’umanità dai numerosi pericoli del corpo e dello spirito. Tenga lontane le malattie, le calamità, le guerre e porti nel cuore degli uomini un forte desiderio di pace e di fratellanza.
Buona festa a tutti ed auguri a tutti coloro che portano il nome legato alla Vergine del Carmelo!