Nacque il 15 giugno di 218 anni fa a Capaccio Costabile Carducci, l’uomo che capeggiò i moti del Cilento del 1848.
A quel tempo nella Penisola c’erano diverse unità statuali, la maggiore delle quali, il regno delle due Sicilie, aveva una propria identità e tradizioni molto diverse da quelle del Centro-Nord.
Le differenze tra le unità statuali rendevano improbabile una unità “giacobina” alla francese , ma tali differenze non impedivano di sognare e lottare per l’Italia.
Tutti ricorderanno la spedizione dei mille, quell’impresa leggendaria che vide l’ingresso dei due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, nel porto di Marsala, Salemi, Calatafimi, finché i garibaldini occuparono Palermo fondendosi con l’insurrezione della città. E inoltre, gli stessi garibaldini , dopo una serie di battaglie contro l’esercito Borbonico, riuscirono a conquistare tutto il Regno delle Due Sicilie.
Ma non tutti sanno che antesignani della spedizione sono due moti che coinvolgono il Cilento: il primo risale al 1828, il secondo a vent’anni dopo.
In quest’ultimo contesto figura di spicco fu Costabile Carducci sostenitore delle idee carbonare e a capo di gruppi rivoluzionari. Le insurrezioni scoppiarono a Torchiara per poi estendersi a tutto il Cilento.
In quel periodo, Costabile Carducci dimostrò la sua indole di uomo di azione; sempre in prima linea, convinto che non solo con le idee, ma principalmente con l’esempio si poteva accelerare il processo maturativo delle masse.
Ottenuta la Costituzione, Carducci rivestì il ruolo di colonnello comandante nella guardia nazionale di Salerno. Ma quando la monarchia borbonica sciolse il parlamento, Carducci fu costretto a fuggire prima a Roma e poi in Sicilia.
Il 14 giugno del ’48, insieme a Ferdinando Petruccelli della Gattina ed altri rivoluzionari, tentò di organizzare altre sommosse in Calabria, ma l’esercito borbonico represse ogni manifestazione e Carducci tentò di riparare nel Cilento. Durante il tragitto fu costretto da una tempesta a sostare a Maratea, e, il 4 luglio, approdò sulla spiaggia del Porticello (presso Acquafredda).
Lì fu raggiunto dal sacerdote Vincenzo Peluso di Sapri, uomo fidato dei Borboni, che, fingendo di essere loro alleato, uccise molti dei suoi compagni e lo fece prigioniero. Successivamente, nello stesso giorno, dopo essere stato esposto al pubblico ludibrio, Carducci fu portato nella pineta di Acquafredda e lì fu ucciso con un colpo di pistola in pieno viso.
La figura rivoluzionaria di Costabile Carducci verrà messa in risalto solo dopo la sua morte prendendo in esame i suoi ideali di libertà realizzatasi nella sua azione militante costruita nel Cilento.