Il giorno 2 luglio in molte parrocchie si celebra la festa della Madonna delle Grazie. Con modalità differenti e con tradizioni diversificate questa ricorrenza è celebrata in molte parti d’Italia.
A Vallo della Lucania si festeggiano i cinquecento anni dell’arrivo nel Santuario di Santa Maria delle Grazie dell’immagine della Madonna.
Questa festa è legata ad una pagina del vangelo di Luca che ricorda la visita di Maria, madre di nostro Signore Gesù Cristo, alla cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista (cf. Lc 1,39-56).
È la festa della gioia perché il gesto di Maria è causa di una gioia grandissima che contagia tutti: Elisabetta, che colmata di Spirito Santo, pronuncia parole sublimi verso la Madre del Salvatore, e persino Giovanni Battista, che nel grembo della madre sussulta di gioia.
Questa festa, nel calendario liturgico, è menzionata come “Festa della Visitazione” ed è appunto legata alla visita di Maria Vergine alla cugina Elisabetta. Oggi viene celebrata il 31 maggio, a conclusione del mese di maggio, mese dedicato alla Vergine Maria, ma in origine la “Festa della Visitazione” era celebrata il 2 luglio.
La storia
La “Festa della Visitazione”, detta anche “Festa di Santa Maria delle Grazie” è di origine francescana. I Frati Minori celebravano questa festa già nel 1263, nel giorno 2 luglio, ovvero nel giorno in cui, secondo gli elementi evangelici, Maria conclude la visita alla cugina Elisabetta ad Ain Karim, in Giudea. Maria rimane con Elisabetta fino alla nascita di Giovanni (24 giugno) e, probabilmente, altri giorni dopo, ovvero almeno fino all’imposizione del nome al bambino, che avveniva otto giorni dopo la nascita.
Questa festa, squisitamente francescana, in origine, sarebbe stata prescritta da San Bonaventura in un Capitolo tenutosi a Pisa nel 1263.
La “Festa della Visitazione” o “Festa della Madonna delle Grazie” viene istituita con decreto pontifico (Bolla Salvator noster) nel 1389 da papa Urbano VI, promulgato, dopo la morte del pontefice, dal suo successore Bonifacio IX (con la Bolla Dudum felicis recordationis). La festa veniva istituita per chiedere alla Vergine Maria la “grazia” della fine del grande scisma d’occidente, seguito alla cattività avignonese. Il Sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441 ne conferma la festa. Ma soltanto con San Pio V questa diventa di carattere universale. Nel calendario romano la festa è collocata la 2 luglio, così come celebrata dai francescani. La riforma liturgica (1969), seguita al Concilio Vaticano II (1962-1965), sposta la “Festa della Visitazione” all’ultimo giorno di Maggio, mese tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria, sganciandola dall’evangelico riferimento cronologico.
Il nome
Il titolo di “Madonna delle Grazie” fa riferimento al primo atto di mediazione materna compiuto da Maria nella visita alla cugina Elisabetta.
La presenza del Verbo incarnato in Maria, ricolma di grazia la cugina Elisabetta che, ispirata da Dio, riconosce i grandi misteri operati dall’Onnipotente nella giovane cugina e le attribuisce tre titoli significativi:
- “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1, 42). Viene utilizzato un superlativo, ovvero “benedetta al massimo grado”;
- “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1,43). Questa espressione, dall’evidente connotazione pasquale è il riconoscimento, da parte di Elisabetta, nella giovane cugina la madre del Salvatore;
- “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1, 45). Maria è proclamata da Elisabetta come “la credente” per eccellenza che grazie alla sua fede ha consentito alla promessa di Dio di giungere a compimento.
La denominazione di “Santa Maria delle Grazie”, dunque, incontra una duplice spiegazione: perché il suo essere Madre di Cristo la rende “Madre della Grazia divina” discesa in mezzo agli uomini e poi per la sua opera di intercessione presso Dio con cui “garantisce agli uomini le Grazie divine”.
Maria è la “piena di Grazia”. Sono le parole con cui l’Angelo Gabriele le rivolge il saluto: “Rallegrati, o piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1,28). Il messaggero divino annuncia alla fanciulla di Nazaret che ella è “totalmente ricolma della grazia divina” (è questo il senso dell’espressione greca usata da Luca, kecharitoméne).
La rappresentazione iconografica
L’iconografia tradizionale presenta la “Madonna delle Grazie” in una raffigurazione estatica, solenne, trionfante.
L’immagine della Vergine, con il braccio il bambino Gesù, è raffigurata con un seno scoperto, nell’atto di allattare. In questa singolare raffigurazione si intrecciano diversi aspetti dottrinali. In primo luogo in questa immagine viene affermata la realtà dell’Incarnazione: Gesù è allattato, come ogni uomo che viene in questo mondo, che ha bisogno di essere nutrito (si dice pertanto che Gesù è “vero uomo”). In secondo luogo viene asserito il fatto che Maria nutre Colui che apre la mano e provvede il cibo ad ogni vivente (Sal 104,27-28). Un’antica antifona canta: “Il suo seno è ripieno di Cielo”. Nella raffigurazione infatti il bambino con una mano tocca il seno della Madre e con l’altra regge in mano una sfera che simboleggia il mondo.
Infine, nell’immagine della “Madonna delle Grazie”, si può cogliere anche un riferimento ecclesiologico: Maria, Madre sempre Vergine, immagine e specchio purissimo della Chiesa, che è “mediatrice” di grazia, poiché alimenta e nutre i rinati nel battesimo con il latte/pane della Parola e dei Sacramenti.
La statua della Madonna delle Grazie a Vallo della Lucania
“Iusta petenti gratiosa sum” A.D. 1521
La comunità di Vallo della Lucania festeggia i cinquecento anni dell’arrivo nel Santuario di Santa Maria delle Grazie dell’immagine della Vergine.
Intorno a questa ricorrenza c’è un interessante percorso storico-culturale da compiere. Fino a qualche anno fa si riteneva che la statua risalisse al 1571 per un’errata lettura (causa presenza di numerosi strati di pittura) del numero due, scambiato per un sette. I recenti restauri che hanno portato alla luce l’esatta datazione “1521” hanno altresì aperto la possibilità di attribuire la paternità artistica all’immagine.
Così nella serata del 22 giugno 2022, in occasione di un interessante convegno avente per oggetto proprio la statua della Vergine di Vallo della Lucania, il professor Riccardo Naldi, dell’Università di Napoli “L’Orientale”, con un crescendo di argomentazioni, condotte mediante la minuziosa analisi dell’opera e la comparazione con opere simili, ha messo in luce la fondata conclusione circa la paternità dell’opera, riconducibile a Giovanni da Nola, ritenuto nel Cinquecento il più importante scultore d’Europa.
Alla base della statua è indicato non sono l’anno di nascita ma è altresì impresso un singolare messaggio.
“Iusta petenti gratiosa sum”, “Io sono erogatrice di grazia, concedo la grazia a colui che chiede cose giuste”.
La statua dunque parla e si rivolge direttamente al fedele. L’immagine ricorda al fedele di essere Colei che è dispensatrice di grazie ma nel contempo richiama ad un uso responsabile della preghiera, ovvero esorta a rivolgere solo preghiere animate da buone intenzioni e finalizzate ad ottenere cose giuste.
La spiritualità
«Delle Grazie, o Madre amante,
volgi a noi pietoso il ciglio.
Deh! C’impetra dal tuo Figlio
ogni grazia, ogni favor».
Nei canti tradizionali Maria viene invocata come la Regina delle Grazie, come Colei che, intercedendo per gli uomini presso Dio, ottiene tutte le grazie richieste.
Maria è colta dai fedeli innanzitutto come “Madre”. Non è solo la Madre del Figlio di Dio, ma è la Madre di ogni uomo.
Di questa maternità, tra i tanti aspetti, viene preso un aspetto ben preciso: la funzione mediatrice di Maria. La Vergine viene riconosciuta come “mediatrice di tutte le grazie”. Mediante questa funzione mediatrice Maria realizza la sua maternità spirituale verso il popolo di Dio. I fedeli, sin dalle origini, hanno avuto la certezza di questa funzione mariana, come testimonia la più antica preghiera cristiana (Sub tuum paesidium, Sotto la tua protezione).
Nella festa della “Madonna delle Grazie si possono cogliere alcuni messaggi importanti.
Innanzitutto Maria insegna a guardare al bene e ad adoperarsi per compierlo, mettendosi in cammino: è la donna del cammino. Percorrendo le pagine dei Vangeli, a partire dall’episodio della Visitazione, si coglie questo suo aspetto dinamico: è l’icona del cammino, di un cammino, però, quasi sempre in salita.
Maria è eminentemente missionaria. In viaggio verso le alture della Giudea è mossa da un forte impulso missionario: “Portando Cristo nel grembo, è divenuta il primo ostensorio di lui, ha inaugurato le processioni del Corpus Domini ed è andata a portare annunci di liberazione ai parenti lontani” (Tonino Bello, Maria, donna dei nostri giorni).
Maria è la donna del servizio. D’altro canto il titolo di “serva” è da lei privilegiato, tanto da usarlo per se stessa in due momenti. Così nella risposta alle parole dell’angelo afferma: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Nelle parole del Magnificat, con cui Ella esprime la sua teologia, ossia il riconoscimento delle opere meravigliose compiute in lei dal Signore, s’incontra nuovamente questa espressione: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46-48). Il termine “serva” indica sia il compito di chi sta al servizio di uno più alto di sé e sia una missione particolare a beneficio degli altri.
Maria è portatrice di gioia. Quel giorno, sulla soglia della casa di Elisabetta, si realizzano i frutti dello Spirito: pace, gioia… «Appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44).
Maria, madre delle grazie e madre della gioia, ricolmi i suoi fedeli della sua materna benedizione!
Ecco dove si celebra
Nel Cilento e Vallo di Diano la Madonna delle Grazie è venerata a Vallo della Lucania (foto in copertina di Giuseppe Palladino), Vatolla, Futani, Montecorice, Piaggine, Capograssi, Battaglia, Camerota, Foria, Vibonati, Acquavella Pollica, Agropoli (festeggiata l’11 agosto), Lustra, Roscigno, Teggiano, Sassano.