Alfredo De Marsico, avvocato, giurista e politico italiano, fu ministro della giustizia nel governo Mussolini.
Nacque a Sala Consilina, nel 1888 e morì a Napoli nel 1985. Frequentò le scuole elementari e le medie a Rossano; dove nei registri di classe si legge: “De Marsico in italiano scritto 7, a voce 10″ (all’epoca non era in uso dire orale).
La carriera del giurista
Si laureò, nel 1909, all’Università di Napoli; esordì in sostituzione dell’Avv Domenico Sandulli, avanti la Corte d’Assise di Avellino, in un processo a carico di un imputato di duplice omicidio. Il 19 luglio del 1911, iniziato in Massoneria nella Loggia Giuseppe Mazzini a Sala Consilina, divenne Procuratore dal 1911 al 1917.
Eletto deputato alla Camera, nel 1924 nel Listone Mussolini, varò una legge sulla riforma del codice penale e collaborò alla stesura del Codice Rocco. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nel 1943, votò in favoro della mozione Grandi che determinò l’arresto di Benito Mussolini.
Condannato a morte, in contumacia nel processo di Verona del 1944, durante gli ultimi mesi di guerra, risiedette a Salerno, ormai liberata dalle truppe anglo-statunitensi.
L’adesione al fascismo
Per la sua adesione al fascismo, terminata la seconda guerra mondiale, privato della cattedra per sette anni e allontanato dall’attività forense per quattro. Nel 1953 eletto, come indipendente, senatore tra le file del Partito Nazionale Monarchico; per passare nel novembre 1954 nel Partito Monarchico Popolare di Achille Lauro, ove rimase fino al 1958. Nominato nel 1964 professore emerito dell’Università La Sapienza di Roma.
Numerose furono le onorificenze ricevute dal De Marsico in quel periodo; gli fu conferita, ad esempio, la cittadinanza onoraria di Avellino, divenne cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e gli fu consegnata una medaglia d’oro dall’Ordine degli avvocati di Lucerna.
Grande avvocato, la sua rinomata attività forense, che coprì un arco di oltre mezzo secolo, si concluse con la partecipazione al collegio difensivo che, dinanzi alla Corte d’assise d’appello di Potenza, affrontò il clamoroso caso della strage di via Caravaggio.
Gli ultimi anni della sua vita
Fu, inoltre, otto volte presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, di cui tenne la guida fino al 1980, nonché componente della commissione di riforma dei codici e relatore per il progetto del Codice Penale.
Dopo la morte avvenuta a Napoli a novantasette anni, nel 1985 posto in suo onore un busto in Castel Capuano e la cerimonia fu accompagnata dal discorso funebre del presidente dell’Ordine, l’avvocato Renato Orefice.
Nel 1995, un decennio dopo la morte, un altro busto in bronzo collocato nella sala del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli.