Agropoli: San Pio da Pietrelcina e il legame con il Dottore Giuseppe Avenia

Il forte legame d'amicizia e di stima Pio di Pietrelcina e il Dottore Giuseppe Avenia

Di Ernesto Apicella

Questo articolo dedicato al Dottore Giuseppe Avenia, vuole essere un omaggio a un uomo che non ho conosciuto, ma che dalle testimonianze che ho raccolto, è stato di grande bontà, umiltà, spiritualità e dedizione verso il prossimo.

La vita del Dottor Giuseppe Avenia e il legame con San Pio da Pietrelcina

Nacque da una famiglia nobile di Montecicerale l’11 giugno 1896. Era molto amico di San Padre Pio da Pietrelcina. Nel 1915, si erano conosciuti a Napoli, durante il servizio militare, svolto insieme presso la 10ª Compagnia di Sanità. La loro amicizia è durata fino alla morte di San Padre Pio, il 23 settembre 1968.

Per il Dottore Avenia furono cinquant’anni di grande fede e familiarità, che lo condussero a diventare Figlio Spirituale di San Padre Pio. Una scelta di vita che lo portava a osservare la pietà cristiana, frequentare i sacramenti, desiderare di affidarsi alle cure sacerdotali e recitare ogni giorno la preghiera per San Padre Pio da Pietrelcina, condurre una vita caritatevole.

Negli anni quaranta, fu protagonista e testimone, di uno dei fenomeni che  caratterizzarono la vita Santa di Padre Pio da Pietrelcina, le “super febbri”  che lo colpivano improvvisamente e dopo qualche giorno sparivano.

Il Dottore Avenia si recava spesso a San Giovanni Rotondo, fermandosi per qualche giorno. Con San Padre Pio, durante le passeggiate serali, parlava non solo di fatti personali, ma anche di richieste provenienti dai numerosi fedeli agropolesi che, per suo tramite, chiedevano protezione al Santo Frate.

Il Dottore Avenia si era sposato con una giovane ragazza agropolese, ma il matrimonio ebbe una tragica conseguenza, giacché la moglie morì di parto alla prima gravidanza, perdendo anche il nascituro. Racconta Ernani Barone, suo conoscente: “Di risposarsi non ne volle mai sapere e, quando chiese a Padre Pio se avesse fatto bene, si sentì rispondere: « Prima hai pianto con un occhio, dopo avresti pianto con due ». Negli anni sessanta costituì ad Agropoli, nella Chiesa della Madonna delle Grazie, uno dei primi Gruppi di Preghiera italiani dedicati a San Padre Pio di Pietrelcina.

Per circa trenta anni fu il Medico di tutti…sempre disponibile, dai modi gentili e caritatevoli, molto professionale, non chiedeva una lira per le sue visite mediche. Morì ad Agropoli il 5 maggio 1970, tra il profondo cordoglio di tutti gli amici e conoscenti, che lo avevano stimato e amato.

Per questo articolo, ho scelto volutamente di riportare fedelmente le testimonianze di persone, che lo hanno conosciuto in vita o attraverso i racconti dei genitori. Nonché, la testimonianza dello stesso Dottore Giuseppe Avenia, sul fenomeno delle “super febbri”, rilasciata negli anni sessanta e pubblicata su numerosi libri italiani e stranieri.

Testimonianze 

Gerardo Benevento: “Ho conosciuto il Dottore Avenia. Molto buono d’animo, sempre disponibile con tutti. Con la sua professione non guadagnava quasi nulla, perché non si faceva pagare. Quando visitava sembrava un Santo. Io l’ho paragonato a Padre Pio”.

Giovanna Astore: “Era il nostro dottore di famiglia. Mia madre l’ammirava per la sua disponibilità e bontà. Si fece dare una foto dal Dottore Avenia, che ancora tiene conservata in una bella cornice sul comodino del letto”.

Bruna Vitolo: “Me lo ricordo, una persona molto dolce e gentile”.

Anna Di Luccio: ”Il dottore Avenia, Santo medico e amico di famiglia.

Annamaria Garofalo: “Mi ricordo che era molto devoto di Padre Pio, andava spesso a San Giovanni Rotondo e quando tornava portava sempre notizie di Padre Pio. Io ero una ragazzina e ricordo che mia madre diceva che era un sant’uomo”.

Gerardo Buccino: “Era un grande religioso. Una persona molto buona”.

Tommaso Apone: “Dopo la morte della giovane moglie vestì sempre di scuro ed era accudito da una sorella. Era compaesano di mio padre, che lo chiamava …caro Peppe. Molte volte rimaneva a cena parlando sempre di Padre Pio”.

Claudio Blasi: “Fine anni cinquanta ed anni sessanta era il nostro medico di famiglia. Abitava in Via Piave, ora A. De Gasperi, dove aveva il suo ambulatorio. Ricordo una persona di grande bontà e bravo medico”;

Vittorio Brancati: “Ho conosciuto il dott. Avenia perché medico della famiglia dei miei suoceri Vitagliano (Filuccio). Durante le ricorrenti epidemie influenzali era solito dire « sciroppo di cantina e pillole di cucina» . Ho conservato delle sue ricette. Un sant’uomo. Dalla prematura morte della giovane moglie le rimase fedele per tutta la vita. Un Cristiano esemplare. Lungi da lui esigere parcelle. Curava tutti nel massimo rispetto del suo giuramento di Ippocrate”;


Giulio Sabino: “Di grande fede cattolica è stato il medico della mia famiglia”.

Ing. Agostino Abate: “Il dott. Giuseppe Avenia abitava ed esercitava la sua professione di Medico Chirurgo in Agropoli, fin dagli anni cinquanta. Aveva un modo di vestire elegante e raffinato. E’ stato il medico della mia famiglia. Ricordo però benissimo alcuni piccoli particolari significativi della sua personalità e della sua professione. L’abitazione e lo studio erano ubicati nel fabbricato sito in Via Piave 121 (laddove si ritrova il calzolaio Antony Shop).

Viveva insieme alla sorella, la signorina Gilda, che era più o meno della sua età. E’ stato un uomo molto devoto e praticante; ogni mattina, e sottolineo ogni mattina, iniziava la sua giornata con la partecipazione alla Santa Messa nella chiesa della Madonna delle Grazie e, molte volte, serviva anche messa.

Ricordo che il dottore Avenia parlava con molto garbo e con molta devozione di Padre Pio. Un episodio della sua attività di medico nei miei confronti lo ricordo benissimo. Ero stato a mare e per molte ore al sole. Dopo aver pranzato è incominciata a salire la temperatura corporea e sono diventato rosso come un peperone. Non rispondevo più alle sollecitazioni di mia madre.

Arrivò subito il dottore Avenia, allertato da mia madre, che dopo avermi misurato la febbre e chiamato più volte, senza che io rispondessi, disse a mia madre di comprarmi una medicina, non ricordo il nome, e di farmi subito una buona tazza di caffè, in quanto la caffeina mi avrebbe aiutato a superare la crisi. In serata, mi ripresi e la febbre era diventata solo un brutto ricordo”.

Fernando Scudiero: “Il Dottore Avenia quando parlava di Padre Pio, lo chiamava “Santo Padre”. Andava spesso a San Giovanni Rotondo, a volte era accompagnato da mio padre, il Preside Luigi Scudiero e da mia madre, l’insegnante Olga Venezia. Mio padre era un fervente cristiano e faceva parte dell’Ordine Terziario di San Francesco d’Assisi.

Insieme si recavano alla Chiesa della Madonna delle Grazie, per la prima funzione religiosa del mattino, celebrata da Don Carmelo Merola e servivano anche Messa. Frequentava spesso la nostra casa, essendo molto amico di mio padre, col quale si dilungavano a parlare di San Francesco d’Assisi e di Padre Pio da Pietrelcina. Visitava senza farsi pagare, era soprattutto il medico dei poveri.”.

Ernani Barone: “Il dottore era il nostro medico di famiglia ed anche un buon amico, tanto che ogni mattina, dopo aver preso la comunione in chiesa con mia madre, venivano insieme a casa, a prendere il caffè preparato da me. Oltre ad essere un bravissimo medico, le sue diagnosi più impegnative furono sempre condivise da ottimi primari ospedalieri. Era anche un uomo generoso e caritatevole. Esercitando la professione gratuitamente, pur non avendo introiti statali, dato che non era medico condotto, come facesse a procacciarsi da vivere, non so”.

Simone Gioia di Montecicerale, che ringrazio, per avermi fornito la foto del 1957, scattata a San Giovanni Rotondo, nella Chiesa della Madonna delle Grazie, nel momento in cui il Dottore Giuseppe Avenia, durante la Messa, riceve l’Eucarestia da San Padre Pio. “La  foto conservata nel mio  archivio storico, l’ho ricevuta dal caro Don Angelo Romanelli, Parroco per una vita a Cicerale e Montecicerale. Il dott. Avenia, che aveva un’abitazione proprio a due passi dalla chiesa di Montecicerale, legato da grande fede cattolica, decise di donarla al sacerdote del suo borgo natale, in memoria e per testimonianza del suo stretto contatto con S. Padre Pio, suo padre spirituale.

Il testo riportato dietro l’immagine è «  Il 20 Dicembre 1957, il Dott. Giuseppe Avenia da Montecicerale, riceve la Santa Comunione dalle mani del suo caro Padre Spirituale P. Pio da Pietrelcina » . La comunità di Montecicerale e le testimonianze degli anziani del piccolo borgo, ricordano il dottore Avenia come persona di grande umiltà e fede, al di là di un professionista rispettoso ed onesto”.

Nel 1942, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, San Padre Pio rispose all’appello di Papa Pio XII, invitando tutti i suoi figli spirituali a pregare insieme per la pace e la salvezza del mondo, così nacquero i primi Gruppi di Preghiera. San Padre Pio da Pietrelcina li definiva: “Vivai di fede, focolai d’amore, nei quali Cristo stesso è presente ogni volta che si riuniscono per la preghiera e l’agape fraterna sotto la guida dei loro Pastori e Direttori spirituali”.

Dal settembre 1949, su sua esplicita volontà, i Gruppi di Preghiera si dovevano riunire in chiesa e mai in case private, possibilmente sotto la guida di un sacerdote.

La testimonianza della signora Maria Rosaria Abbondati ci indica che ad Agropoli, nella chiesa della Madonna delle Grazie, era presente un Gruppo di Preghiera dedicato a San Padre Pio: “Il Dottore Avenia era devotissimo di Padre Pio ed aveva creato un Gruppo di Preghiera, che spesso si recava a San Giovanni Rotondo. Ne faceva parte anche mia zia Tisbe Abbondati, che era diventata anche lei figlia spirituale di Padre Pio. Il che significava che poteva confessarsi con Padre Pio”.

Le “super febbri” di San Padre Pio da Pietrelcina

Una cosa incomprensibile per i medici era la constatazione delle febbri altissime di San Padre Pio, che avrebbero portato alla tomba qualunque essere umano. Comparivano all’improvviso e altrettanto all’improvviso sparivano. Raggiungevano temperature elevatissime. Così elevate da non trovare analogie nella storia della medicina. Il 7 ottobre 1917, in Caserma, San Padre Pio si ammalò di forti febbri. Fu costretto al ricovero presso l’Ospedale della Trinità di Napoli.

Il dottor Giorgio Festa, coadiuvato dal dottore Romanelli, dopo aver visitato San Padre Pio, dichiarò che il frate aveva una febbre che arrivava fino a 44 gradi. Gli studiosi della materia affermano che le “super febbri” di certi Santi sono l’effetto della veemenza dell’amore verso Dio. Amore che, come fuoco, riscalda e brucia. Il fenomeno è stato riscontrato in molti Santi, tra cui San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila, Santa Margherita Maria Alacoque, definita la «Santa di fuoco».

Testimonianza del Dottore Giuseppe Avenia

Veniamo alle testimonianze di cui è stato protagonista il Dottore Giuseppe Avenia. Nelle prime due, il Dottore Avenia viene menzionato per essere stato il testimone del fenomeno delle “super febbri” e della conseguente rottura del termometro a mercurio. Nella terza testimonianza, il Dottore Avenia risponde ad una richiesta giunta da San Giovanni Rotondo, sul termometro di mercurio rotto, dal quale se ne separerà a malincuore.

Il libro “Padre Pio: un Santo tra noi” di Renzo Allegri, Edizione Mondadori, 1999. Scrive Renzo Allegri: “Un’altra testimonianza significativa, che dimostra come il fenomeno continuò nel tempo, risale agli anni 1941/44 ed è riferita dal dottor Giuseppe Avenia, medico chirurgo di Agropoli , in provincia di Salerno, che in quegli anni visitò Padre Pio. Egli conservava il termometro con il quale, allora, aveva misurato la febbre del Padre e che si era rotto, sotto il cavo ascellare del paziente, perché la colonnina di mercurio aveva superato i 42 gradi”.


Dal libro “San Pio da Pietrelcina e il suo angelo custode” di  P. Ángel Peňa O.A.R..
Scrive P. Ángel Peňa:Padre Pio era a letto con la febbre. Il Superiore lo invitò a misurarsela e il dottor Avenia gli diede il termometro. Dopo pochi secondi si ruppe per l’eccessivo calore. Il medico confermò che si era rotto per la pressione interna del mercurio, dal momento che Padre Pio non aveva fatto nessun movimento strano”. 


Nel libro “Mysteries, Marvels and Miracles: In the Lives of the Saints” di Joan Carroll Cruz, troviamo la richiesta fatta al Dottore Avenia, da Padre Mariano, che chiedeva di regalare al Convento di San Giovanni Rotondo, il termometro di mercurio rotto, per esporlo come reliquia nel Museo.
Scrive Joan Carroll Cruz: “Un altro dottore, Giuseppe Avenia di Agropoli, invia una lettera il 14 luglio 1967 a Padre Mariano di San Giovanni Rotondo e vi allega un termometro. Il dottore scrive: « Includo il termometro che si ruppe quando visitai Padre Pio che si era ammalato improvvisamente. Erano presenti Padre Guardiano Damaso e Padre Ezechia di Pietrelcina. Per molti anni ho conservato gelosamente il termometro, come una reliquia. Mi dispiace dovermi separare dal termometro, ma mi rendo conto della necessità, che sia raccolto e custodito nel convento » ”.

Il Dottore  Giuseppe  Avenia inviò il termometro che si era rotto misurando la febbre a San Padre Pio, ma nell’inventario, che troverete di seguito, è menzionato anche un quaderno autografo di San Padre Pio, conservato dal  Dottore Avenia, il cui contenuto, per ora, mi è sconosciuto, essendo custodito nell’Archivio del Museo. Nella foto è documentata una bacheca nella quale sono rinchiusi:
in alto, il termometro di mercurio rotto;
al centro, la dichiarazione su carta intestata del Dottore Avenia: « Questo è il termometro che si ruppe misurando la temperatura di Padre Pio, con incluso resto del mercurio»; in basso, il documento dell’inventario stilato dopo qualche anno, il 14 giugno 1974, n°49, su carta intestata Convento dei Cappuccini “ S.Maria delle Grazie” San Giovanni Rotondo, firmato da Padre Gerardo di Flumeri, Vice Postulatore nel Processo di Beatificazione di Padre Pio.

Nel documento sono inventariati:
1) Termometro rotto, misurando la febbre a Padre Pio; 2) Resto del Mercurio; 3) Astuccio del Termometro; 4) Lettera autografa del Dott. Avenia Giuseppe a Padre Mariano. Il Dottore attesta il fatto della rottura del termometro; 5) N.B. Il tutto trovato insieme ad un quaderno autografo di Padre Pio che si conserva in archivio.                                                                                            

Questo è quanto sono riuscito a ricostruire, dopo 50 anni dalla sua morte, dell’incredibile storia di fede e di carità del Dottore Giuseppe Avenia. Spero di avere reso degnamente, la testimonianza di vita di un cittadino agropolese, che per la sua umiltà, era scomparso dalla memoria storico-religiosa di Agropoli.

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