“Il Governo romano vuole chiudere i punti nascita di Polla e Sapri. Sembrerebbe a rischio anche quello di Vallo della Lucania poiché tutti e tre intervengono al di sotto dei 400 parti presunti per poter mantenere aperta una unità operativa di ostetricia e ginecologia. Le dichiarazioni del Presidente della Campania alimentano la preoccupazione che a breve partorire a sud di Salerno sarà difficile almeno in strutture sanitarie pubbliche o private“. Lo dichiara Pietro Antonacchio, capo dipartimento della sanità salernitana per la CISL FP di Salerno.
“La verità è che forse sarebbe opportuno che il nostro presidente la smetta di inaugurare strutture all’avanguardia che per funzionare hanno bisogno di personale qualificato che le aziende sanitarie non assumono. Infatti il caso delle unità di ostetricia e ginecologia dell’ASL Salerno, sono sottorganico di ostetriche e di ginecologi, è patrimonio comune di tutta la popolazione e se qualche sindaco pensa che tale aspetto sia residuale e amplificato per qualche campagna elettorale di prossimità mostra come è totalmente poco informato sullo stato del comparto sanitario del suo territorio”, dice il sindacalista.
“Siamo preoccupati – dichiara Antonacchio – poiché sarebbe opportuno avviare un serio confronto sulla determinazione del fabbisogni di personale per garantire i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio. Purtroppo l’assenza di programmazione e una politica disattenta ai bisogni delle comunità di riferimento sta decretando un forte decadimento del sistema sanitario salernitano che mina gravemente il diritto alla salute delle comunità di riferimento. Meno inaugurazioni e più servizi potenziando quelli che abbiamo con uomini e mezzi. Eppure sebbene pervengano richieste di potenziamento degli organici da tutte le strutture soprattutto di infermieri ed operatori socio sanitari, le aziende salernitane dichiarano esuberi che forse mettono a rischio anche i rinnovi contrattuali di fine giugno”.
“Lo stato attuale della sanità salernitana è sotto gli occhi di tutti. Molte sono le responsabilità di governo. Troppe quelle dell’attuale gestione regionale se continua a non potenziare gli organici, a non dare risposte ai lavoratori precari, a far pagare le prestazioni ai cittadini già dalla prima settimana di ogni mese, non finanziando adeguatamente il settore a partire dalle esigenze della popolazione, a non risolvere il problema delle interminabili liste di attesa, a non evitare la migrazione sanitaria verso altre regioni, a non garantire il diritto costituzionale alla salute prodomo per una definitiva privatizzazione di tutto il comparto”, conclude il sindacalista.