Il rito del caffè al bar è tra le cose che più caratterizzano il nostro paese. Gli italiani, infatti, non possono fare a meno di approfittare dei momenti di pausa durante le loro giornate per gustarsi un caffè in compagnia di colleghi, amici e parenti. Non è un caso che in Italia vi siano 162.964 bar da Nord a Sud.
Alla luce di questi numeri, molte persone che hanno in mente di aprire un bar potrebbero scoraggiarsi e rinunciare ai propri piani, demoralizzati da un mercato che sembra apparentemente saturo. In realtà, scegliere di aprire un bar potrebbe essere una mossa redditizia, specie se si sceglie una zona turistica o comunque frequentata da molte persone e si ha un’idea originale.
Ma cosa serve per dar vita a un bar? In questo articolo, verrà spiegato nel dettaglio come e cosa fare per aprirne uno.
Aprire un bar in poche semplici mosse
La prima domanda da porsi è: che tipo di bar voglio aprire? Questa domanda apre a un ventaglio di scelte legate alla posizione in cui si trova il locale, di conseguenza al tipo di clientela e allo stile degli arredi con cui bisognerà abbellirlo.
Conti alla mano, il primo approccio che si dovrà tenere prima di intraprendere l’apertura di un bar è proprio quello di stilare un business plan. Quali costi si sarà obbligati a sostenere, quali i possibili ricavi considerando la zona e la clientela, e infine l’obiettivo che si vuole raggiungere nel breve, medio e lungo termine.
Il riferimento normativo per chi vuole iniziare questo tipo di attività è la legge n. 287 del 1991, relativa alla somministrazione di alimenti e bevande. Tutto ciò che c’è da sapere è contenuto in questa legge, ma non basta. Le ultime disposizioni in materia di concorrenza si possono trovare nella circolare del MISE n. 3635/C del 2010, e particolare attenzione andrà dedicata anche al decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980, che regola le norme igienico sanitarie che un bar deve strettamente rispettare.
Il proprietario dovrà inoltre rispettare alcuni requisiti. Dovrà essere maggiorenne, aver completato la scuola dell’obbligo e iscritto all’Inps e alla Camera di Commercio. Oltre a essere in possesso della partita Iva, il proprietario del bar dovrà aver superato il corso ICAL, presentare la certificazione di inizio attività – la SCIA – presso il comune di competenza ed essere in regola con il pagamento dei diritti SIAE per la diffusione di musica. Inoltre, dovrà avere l’attestato HACCP, necessario per chi lavora con il cibo.
Ovviamente anche il locale dovrà rispettare determinati requisiti: la destinazione d’uso commerciale, il rispetto dei regolamenti sulla sicurezza sul lavoro e in materia di igiene, deve rispettare i vincoli paesaggistici e storici e deve essere isolato a livello acustico.
Dopo questi passaggi burocratici, bisognerà concentrarsi sui costi. Quelli fissi, come l’affitto, gli stipendi e le utenze, sono i primi da tenere in considerazione. Per questo, si potrebbe risparmiare nel lungo periodo acquistando uno spazio di proprietà nel quale aprire un bar, evitando così di pagare un affitto e assicurandosi in questo modo un’entrata certa qualora si decidesse di chiudere il bar ed affittare il locale.
Un altro aspetto da prendere in considerazione per cercare di risparmiare è rappresentato dai fornitori delle utenze: in questo caso, si consiglia di dare un’occhiata al mercato dell’energia elettrica e del gas e valutare l’offerta più adatta tra quelle presenti online, al fine di tagliare al massimo i costi delle bollette, divenuti ormai più alti a causa del conflitto tra Russia e Ucraina.
Altri costi fissi da includere nel business plan sono quelli legati al personale e le spese burocratiche per la costituzione dell’impresa. Sul versante dei costi variabili, invece, peseranno la scelta dei macchinari e dell’arredamento, che dovranno essere individuati in base al tipo di bar che si ha in mente di realizzare e al tipo di esperienza che si vuole offrire al cliente.