Ceraso: punta al rilancio del vivaio

"Presenteremo alla Regione il programma di sviluppo per rilanciare il vivaio di Ceraso e renderlo un centro di ricerca"

Di Antonio Pagano

Il Comune di Ceraso, guidato dal sindaco Aniello Crocamo, punta al rilancio del vivaio che è da tempo decaduto. “A nome di tutto il gruppo consiliare, del Sindaco Aniello Crocamo, del rappresentante della frazione Felice, abbiamo discusso con il Direttore Santa Lucia sul futuro del Vivaio Isca del Centro Ittiogenico di San Biase di Ceraso”, sottolinea il Vicesindaco Antonio Cerullo.

Abbiamo preparato una relazione sulle carenze strutturali e sulle risorse umane da impiegare, degli obbiettivi da raggiungere sia del Vivaio che del Centro Ittiogenico, e presenteremo alla Regione Campania, la quale si è resa subito disponibile, il programma di sviluppo per rilanciare in maniera strutturale il nostro amato vivaio e renderlo un centro di ricerca a 360 gradi”, conclude.

L’attività del vivaio di Ceraso

Da sempre garantita mediante manodopera locale e risorse finanziarie regionali annuali, commisurate al n. di operai presenti, (risorse che sono passate dai circa 150.000 euro/anno, agli attuali 65.000 circa)  sulla base di apposite perizie, e  che,  a causa  della forte riduzione di manodopera,  (n.2 OTI), è messa in seria difficoltà.

Nell’ambito del progetto più generale di riordino dei vivai regionali, (che dovrà essere presentato e approvato dalla G.R.) che prevede di dismettere e/o riconvertire alcune strutture, il vivaio Isca di Ceraso, per caratteristiche  e collocazione (in area montana e nel PNCVD ), si presta, tra l’altro,  per  attività di  valorizzazione, produzione e conservazione della biodiversità, in particolare di alcune specie forestali  e da frutto (castagno, noce, ciliegio, ecc.) e varietà antiche autoctone a rischio estinzione, oltre ad attività sperimentali (con istituti universitari, ente parco, ecc.),educative e ricreative (fattoria didattica, ecc). 

Tutto ciò, però, può essere reso possibile incrementando l’attuale forza lavoro con almeno 2-3 unità, ovvero immaginando una forma di gestione/cogestione con altri enti locali (comune, PNCVD, associazioni e/o cooperative in grado di garantire la gestione ordinaria e  predisporre progetti di valorizzazione sia delle strutture esistenti (serra, rifugio forestale, avannotteria, ecc) che  di ricerca e sperimentazione su tematiche ambientali  e di conservazione della biodiversità.  

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