La Badia di Pattano

Di Rossella Tanzola

La Badia di Santa Maria di Pattano è un ex monastero di rito bizantino situato nel comune di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. La visita è guidata dall’architetto Francesco Mautone, membro dell’Associazione “Badia di Pattano” e figura di riferimento costante in merito alla conservazione e alla salvaguardia dell’antico complesso storico. 

Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte.

Gustave Flaubert

Le origini storiche sulla nascita dell’insediamento Italo greco

Il primo documento attestante l’esistenza della badia di Pattano è riportato da Giuseppe Antonini e risale all’anno 993.

Gli studi e le ricerche effettuate negli anni ci hanno permesso di individuare un periodo che può essere collocato intorno al VI secolo d.c.

I monaci bizantini giunsero in Italia dopo essere fuggiti dalla loro terra di appartenenza, la Grecia, da cui furono costretti a scappare a causa di continue lotte interne religiose che destabilizzarono la loro permanenza. Frequenti minacce da parte dell’Imperatore Leone III e del popolo saraceno li condusse sulle coste meridionali, e precisamente in Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia. I monaci che raggiunsero quest’area venivano dalla Sicilia e arrivarono qui durante la dominazione longobarda. In un primo momento provarono ad insediarsi a Velia, – un’antica polis della Magna Grecia il cui sito archeologico è collocato nel comune di Ascea – ma furono continuamente respinti dai Saraceni. Prima di approdare a Pattano costeggiarono la costa cilentana e trovarono un piccolo anfratto a San Giovanni a Piro, qui si fermarono per dare origine al primo di una serie di insediamenti: un piccolo cenobio in cui autogestirsi ed essere indipendenti. Questi monaci ricevettero in dono diversi appezzamenti di terreno dal longobardi chefurono sfruttati al meglio attraverso la coltivazione della terra. Impararono diversi mestieri tra cui quello del contadino, del fabbro e del falegname; questo li rese autosufficienti e particolarmente abili in lavori di manutenzione ordinaria. Inoltre, conoscevano ed erano in grado di distinguire un gran numero di erbe officinali che impiegavano nella prevenzione e la cura delle malattie. Nel 1300 la Badia di Pattano si trasformò in un regno sempre più ricco e prospero entrando in contrasto con la Badia di Cava. Nel 1450 il complesso passò alla nobile famiglia Carafa di Napoli e nel 1700, in seguito ad un grande furto, la badia venne affidata ad un sacerdote per poi passare in gestione privata alla famiglia Giuliani di Ischia, attuali proprietari che la trasformarono in una struttura agricola. Alcuni oggetti ritrovati attualmente non sono esposti al pubblico ma conservati nel deposito di Velia, tra cui dei preziosi orecchini e del vasetti di ceramica campana nera: i lacrimatoi.

La chiesa di San Filadelfo e il suo campanile

San Filadelfo è stato un monaco basiliano e abate della Badia italo greca di Santa Maria di Pattano. Su di esso non abbiamo molte notizie biografiche e riferimenti cronologici: si può ipotizzare che abbia vissuto nell’alto Medioevo e che si sia distinto, oltre che per un’esemplare vita religiosa, anche per una generosa carità verso i poveri e i malati, come si deduce dagli affreschi della sua cappella funeraria. In essa era collocata una pregevole statua lignea di stile bizantino in precedenza restaurata al Museo di Capodimonte a Napoli e ora esposta nel Museo Diocesano di Vallo della Lucania, raro esempio di scultura bizantina nel sud Italia.

La chiesetta sorge sull’estremo margine occidentale del complesso badiale. È un luogo di culto maestoso e affascinante, al di sotto del quale ci sono i resti di una villa romana. La struttura della cappella è anomala perchè caratterizzata da due navate e un abside decentrata, di solito i bizantini costruivano le chiese con una navata unica oppure una chiesa con tre navate di cui una centrale e due laterali. All’interno è possibile contemplare i resti di alcuni affreschi risalenti all’XI e al XVI secolo. Ogni affresco ha un significato specifico e un legame con la religione.

Come facciamo a distinunguere gli affreschi di un periodo dall’altro? La pittura parietale tipica dell’XI secolo era caratterizzata dalla presenza di un’aureola perlinata di stampo bizantino, dettaglio tipico di quel periodo. La ritroviamo nell’ingresso e sull’abside principale. Tra questi ricordiamo l’affresco raffigurante l’ascensione, la Madonna con gli apostoli e la scena del sacrificio di Isacco. Nella pittura parietale del XVI secolo vennero realizzati affreschi a decorazione degli squadrati capitelli delle colonne, ricca di dettagli raffiguranti episodi miracolosi della vita di San Filadelfo. Sfortunatamente quasi tutti questi affreschi sono andati perduti a causa di un tentativo di demolizione avvenuto nel 1976, ne restano soltanto delle fotografie dei primi anni ‘70. Sono sopravvissute solo due scenette raffiguranti delle donne in preghiera con grandi rosari e un uomo inginocchiato davanti all’immagine di un grande monaco. L’altezza della chiesa attuale non era quella dell’epoca, abbiamo la testimonianza di una finestra più bassa; nel corso degli anni la struttura è stata adattata insieme al campanile per poter ospitare un numero sempre maggiore di visitatori. Per approfondire la storia della Badia di Pattano potete consultare il testo di Mariarosaria Marchionibus: “Il Cilento Bizantino: Monastero di Santa Maria De Pactano”, edizioni Palazzo Vargas e conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.  

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