Il 19 marzo ricorre la memoria liturgica di San Giuseppe, che è tra le devozioni più diffuse in Italia. Da sempre molto amato dai cristiani, viene celebrato in ogni regione, città, paese.
Giuseppe, padre putativo di Gesù e sposo di Maria, è presentato dai Vangeli come uomo “giusto”; un modesto operaio, di cui non è riportata alcuna parola, ma unicamente una risposta operosa. Egli è un uomo in cui la parola si traduce in azioni compiute per dare risposte concrete al compimento del mistero di Dio.
Giuseppe si lascia plasmare dal mistero di Dio; vi si abbandona e, in un silenzio operante, si fa custodia, protezione, guida, tenerezza e amore per la sua famiglia. Con la sua costante ed amorevole presenza Giuseppe abbraccia e custodisce la famiglia di cui Dio gli ha fatto dono.
Nei Vangeli egli è definito “giusto”. In ebraico il termine giusto è reso con “tam”; una parola che include il senso della perfezione, che rimanda alla figura geometrica del cerchio, ritenuto perfetto per la mancanza di spigoli, di linee spezzate.
Giuseppe è chiamato “giusto” certamente perché la sua giustizia consiste nell’osservanza della Legge ma soprattutto perché supera il legalismo e con fede va al di là della Legge per abbracciare totalmente, senza riserve, il Mistero di Dio.
Il culto di San Giuseppe nel Cilento
Nel Cilento San Giuseppe oltre a coincidere con la festa del papà è anche festa patronale di alcuni borghi; ricordiamo la località San Giuseppe frazione di Giungano, l’unica realtà che ne assume il nome nel territorio che ne ricorda la memoria come festività patronale. Ad Agnone Cilento nel Comune di Montecorice, la ricorrenza, insieme alla Madonna del Carmine, ne rappresenta una delle ricorrenze principali; solenni i riti religiosi che accompagnano i festeggiamenti, lo scorso anno ricordiamo la processione di alcune confraternite del Cilento che hanno accompagnato il Santo in processione.
Inoltre ricordiamo la tradizione dei festeggiamenti del Santo a Serramezzana, nella frazione di San Teodoro, qui ancora viva la tradizione della “benedizione dei pani”, come in altre zone è riservata a Sant’Antonio.
Il valore culturale del pane ha avuto da sempre un qualcosa di sacro, base del nutrimento quotidiano, è dono di Dio e frutto del lavoro dell’uomo, oggetto di condivisione fraterna. Nella cultura contadina era tipico incidere una croce sulle forme di pasta lievitata prima di infornarle, oppure, come si ricorda in questa occasione di festività religiosa, il rito della benedizione si ricollega all’origine del culto del Santo, protettore dei bisognosi.
Il pane deve essere consumato dopo aver recitato una preghiera al Santo, anticamente ne veniva conservato un pezzo e le briciole venivano sparse nelle campagne per allontanare il cattivo tempo.
Il culto
San Giuseppe, il cui nome in ebraico significa “Dio aggiunga”, è una figura diventata simbolo della paternità e della laboriosità.
Il culto di San Giuseppe, attestato in Oriente a partire dal IV secolo, è presente in Occidente in epoca medievale, grazie all’opera di alcuni benedettini, all’ordine dei Servi di Maria ed ai Francescani.
Nel corso dei secoli San Giuseppe è diventato patrono di molti paesi e città con lo sviluppo di celebrazioni, feste patronali e fiere a lui dedicate. Così che il nome “Giuseppe” è diventato uno dei nomi più diffusi.
L’8 dicembre 1870 papa Pio IX, con il decreto “Quaemadmodum Deus”, dichiarava San Giuseppe “Patrono della Chiesa Cattolica”.
Papa Francesco in occasione dei 150 anni di tale proclamazione, lo scorso 8 dicembre 2020 ha celebrato l’apertura di uno speciale “Anno di San Giuseppe” che si concluderà l’8 dicembre 2021.
Nelle chiese e nei musei l’immagine di san Giuseppe è costantemente presente. Egli viene sempre raffigurato in un aspetto di rassicurante e amorevole presenza. Le scene maggiormente rappresentate ripercorrono le pagine dei Vangeli: il sogno, il viaggio a Betlemme, la Natività, l’adorazione dei Magi, la presentazione al Tempio, la fuga in Egitto. Ed in queste opere è sempre descritto in relazione a Maria e/o Gesù.
La sua immagine è spesso accompagnata dal bastone, simbolo del viandante; dagli strumenti del falegname; dal giglio, simbolo di purezza.
Anno di san Giuseppe
L’8 dicembre 2020, Papa Francesco ha indetto un Anno speciale di San Giuseppe, nel giorno in cui ricorrevano i 150 anni del Decreto “Quemadmodum Deus”, con il quale il Beato Pio IX dichiarò San Giuseppe “Patrono della Chiesa Cattolica”.
Con una lettera apostolica “Patris corde – Con il cuore di padre”, nella quale ricorda il 150mo anniversario di tale proclamazione, e il decreto per le indulgenze, il Santo Padre ha indetto un anno speciale dedicato alla figura di san Giuseppe affinché, afferma papa Francesco, “ogni fedele sul suo esempio possa rafforzare quotidianamente la propria vita di fede nel pieno compimento della volontà di Dio” (Decreto indulgenza).
In occasione dell’anno di San Giuseppe sarà inoltre concessa “l’Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica di San Giuseppe, il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina”.
San Giuseppe è “padre nell’accoglienza”, perché “accoglie Maria senza condizioni preventive”, accoglie nella sua vita anche gli avvenimenti che non comprende, lasciando da parte i ragionamenti.
La sua accoglienza è un invito ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una singolare predilezione per i piccoli, i deboli, i perseguitati.
Il Santo Padre ricorda che Egli affronta “i problemi concreti” della sua Famiglia, esattamente come fanno tutte le altre famiglie del mondo, in particolare quelle dei migranti.; in questo senso, egli, nella Lettera Apostolica, definisce San Giuseppe come “uno speciale patrono”: “credo che San Giuseppe sia davvero uno speciale patrono per tutti coloro che devono lasciare la loro terra a causa delle guerre, dell’odio, della persecuzione e della miseria” (Patris Corde, 5).
Ogni bisognoso, povero, sofferente, moribondo, forestiero, carcerato, malato, è “il Bambino” che Giuseppe custodisce ed è da questo modello che bisogna imparare l’amore silenzioso ed operante.
La festa di San Giuseppe possa essere occasione anche di una profonda riflessione sul grande e prezioso dono della paternità.
Buona festa di San Giuseppe. Auguri a quanti portano questo nome ed auguri a tutti i papà.