I dati del covid dicono che i contagi stanno crescendo: da 30 a 35 mila positivi giornalieri nell’ultima settimana rispetto alla precedente. I piccoli ma diffusi movimenti in rialzo destano preoccupazione anche se rimane prematuro immaginarsi ondate e inversioni importanti di curva. «Serve cautela», commenta Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma. Al Messaggero spiega come nonostante la frenata evidente ci sia comunque margine di miglioramento. «La frenata c’è ma il calo c’è ancora».
Il matematico Giovanni Sebastiani del Cnr conferma il dato: «Anche la discesa della curva degli ingressi giornalieri nelle terapie intensive sta registrando una frenata, così come quella dei decessi». Un trend questo confermata da quanto accade in altri Paesi europei. Un andamento simile a quello italiano si riscontra in Germania come in Francia o nel Regno Unito.
«La sensazione è che ci sia in giro un certo grado di stanchezza», spiega anche Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). «E questo senza dubbio un impatto sulla curva ce l’ha. È forse passato il messaggio che ce l’abbiamo fatta e un pochino si è persa l’attenzione».
«Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando». Questo, invece, il commento del primario del San Martino Matteo Bassetti.