Giuseppe D’Aniello, originario di Acquavella, frazione del comune di Casal Velino, bassista del gruppo etnomusicale “Tarantanobes”, ha conseguito la laurea in Lettere classiche presso l’Università degli studi di Salerno; attraverso un elaborato in Storia Romana.
Il giovane, conosciuto come Peppo o Peppo bass, ha dedicato la sua tesi di laurea all’origine toponomastica del nome “Cilento”; mediante la supervisione del suo relatore, il Prof. Fernando La Greca, autore di numerose monografie e di contributi scientifici sul territorio a sud di Salerno; (fra gli ultimi si segnala il volume Poseidonia-Paestum: guida storica dei monumenti greci e romani, Licosia edizioni, acquistabile al seguente link: https://www.licosia.com/?product=poseidonia-paestum-guida-storica-dei-monumenti-greci-e-romani).
Ecco da dove deriva il nome “Cilento”
Giuseppe D’Aniello ha posto l’attenzione su determinate teorie fatte da studiosi contemporanei, ossia Battisti, Aversano e Astone, messe a confronto in modo da offrire un compendio atto a dare una risposta al quesito di ricerca; ossia “Da dove deriva “Cilento”?”. La tesi, dunque, è articolata in tre capitoli; di cui nel secondo e nel terzo Giuseppe si è occupato dell’esposizione delle tre teorie più diffuse sul toponimo in maniera volutamente cronologica.
Etimologicamente (o paretimologicamente) il nome “Cilento” dovrebbe indicare il territorio “al di qua del fiume Alento”; che perciò dovrebbe segnare il limite settentrionale del Cilento, espressione nata in ambiente benedettino, secondo le prime attestazioni e secondo quanto riporta il Codex Diplomaticus Cavensis. Questo stato di cose era già documentabile nel 1034 e corrisponde al longobardo actus Cilenti.
La dimostrazione documentaria che “Cilento” in origine era il nome coniato nel decimo secolo per indicare un centro fortificato ed abitato sulla sommità del Monte Stella fu data da Acocella. A questo proposito si ricorderà che il notaio avente giurisdizione nel distretto giudiziario longobardo del Cilento comincia a valersi della formula actum Cilento dal 1034, mentre prima si sottoscriveva notarius actus Lucanie.
Si può con ciò affermare che ufficialmente il Cilento abbraccia una zona strategicamente molto importante; come le pendici del Monte Stella, dove i longobardi avevano impiantato nuclei di soldati e di funzionari che debbono essere stati fra i più antichi stanziamenti del principato.
Secondo il primo degli studiosi analizzati, Carlo Battisti, l’etimologia cis Alentum “al di qua dell’Alento”, sorta in ambiente benedettino e accolta dall’amministrazione longobarda, è senz’altro ammissibile; esso, infatti, deriverebbe dalla denominazione di una delle quattro contee longobarde della Lucania (Conza, Capaccio, Corneto e Cilento) ed indicava in origine una rocca collocata al centro della regione, sull’alto Alento, già allora Lentum. Per tale motivo l’etimologia cis Alentum viene pienamente accettata dal Battisti e perciò plausibile.
Il secondo capitolo
La seconda teoria indagata è quella del geografo Vincenzo Aversano, in totale disaccordo con Battisti. Lo studioso, infatti, afferma che quando per “Cilento” si ricorre all’etimologia cis-Alentum, oltre a non poter contare sulla esattezza glottologica ci si imbatte in alcuni ostacoli geografico-storici. Per prima cosa, non si tiene conto che l’espressione “al di qua” non specifica fin dove bisognerebbe spingersi rispetto al fiume; quale sia cioè il limite settentrionale della regione cilentana.
L’area situata al di qua dell’Alento viene solitamente chiamata “Cilento storico”; in conseguenza dell’errata etimologia e della falsa supposizione di un controllo unico del territorio. Altri autori preferiscono a “storico”, di volta in volta, gli aggettivi “antico” o “classico”, ma si tratta solo di formali variazioni di termini. Mai come in questo caso sarebbe opportuno rinunciare alla menzione della classicità; poiché il territorio che nel Medio Evo sarà chiamato “Cilento”, nell’antichità fu parte della Lucania, il cui limite a nord era rappresentato dal Sele e non dall’Alento.
Aversano, dunque, afferma in ultima analisi che l’unica sub-regione determinabile in un preciso momento storico (dal 1034 alla metà circa del XII secolo); è proprio quella costituita dall’actus Cilenti, per la quale sembra più appropriata di tutte la denominazione “Cilento originario”, in quanto basata sui primi documenti noti.
In sostanza, secondo Aversano “Cilento” nasce come toponimo e inizia il suo cammino per diventare un coronimo; dopo essere stato un topocoronimo descritto nell’actus Cilenti con implicazioni oronimiche mediante l’espressione Monte de Cilento. In entrambi i casi il termine “Cilento” rappresenta un capoluogo che dà il nome al distretto e alla montagna.
Bisogna arrivare alla nascita della Baronia del Cilento verso l’inizio del XII secolo, per poter consacrare il coronimo “Cilento” in quanto tale, annullando ogni ricordo della precedente divisione amministrativa. Parallelamente, l’oronimo perde tutta la sua importanza, in quanto Monte de Cilento cede il posto a Monte della Stella, denominazione vitale fino a oggi.
Terzo capitolo
Il terzo e ultimo capitolo volge invece una particolare attenzione ad una ricerca fatta più recentemente dallo studioso Fabio Astone; in merito ad un ritrovamento archeologico su cui si attesta il nome della divinità etrusca Cilens,forse riconducibile all’etimo della nostra area geografica.
Egli per arrivare a tali conclusioni prende in esame due reperti archeologici. Il primo rinvenuto a Gossolengo, presso Piacenza, è un modello di fegato ovino, datato tra la fine del II e inizi del I secolo a.C., realizzato in bronzo e contenente iscrizioni in lingua etrusca come si vede in [Fig.1] e nel dettaglio in [Fig.2]; il reperto è una preziosa testimonianza relativa all’aruspicina, l’antica disciplina divinatoria dei Tirreni. Ora è interessante evidenziare l’immediata analogia che si coglie tra il nome della divinità etrusca Cilens e il toponimo Cilento; queste riflessioni trovano, infatti, incentivo nell’antica presenza Etrusca a sud della pianura del Sele come attestato anche da Plinio il Vecchio.
Dal confronto delle varie teorie condotte dagli studiosi è interessante osservare, secondo il giovane laureato, che, partendo dall’individuazione comune di cis Alentum come “al di qua dell’Alento”, si siano sviluppate di conseguenza diverse e divergenti teorie di tipo multidisciplinare, attorno alle quali l’augurio è che Giuseppe ed altri giovani studiosi possano investire la propria passione e il proprio studio.
[Fig.1] – Il cd. Fegato di Piacenza. Le frecce indicano le scritte con Cilens; fig. estr. da Astone F., Alle origini del toponimo Cilento: la fondazione di Poseidonia ed i Tirreni-Etruschi del golfo di Salerno. Riflessioni ed ipotesi, estr. da Annali storici di Principato Citra: rivista semestrale, a. X n. 1 (gennaio-giugno 2012), Acciaroli (SA), Centro di promozione culturale per il Cilento, 2017.
Fig.2] – Il cd. Fegato di Piacenza. Schema delle scritte; in evidenza Cilens; fig. estr. da Astone F., Alle origini del toponimo Cilento: la fondazione di Poseidonia ed i Tirreni-Etruschi del golfo di Salerno. Riflessioni ed ipotesi, estr. da Annali storici di Principato Citra: rivista semestrale, a. X n. 1 (gennaio-giugno 2012), Acciaroli (SA), Centro di promozione culturale per il Cilento, 2017.