Castellabate in festa per il patrono San Costabile

Castellabate e la Diocesi di Vallo della Lucania, in esta per i solenni festeggiamenti in onore di San Costabile

Di Concepita Sica

CASTELLABATE. Tra i numerosi meriti del Santo si annoverano la fondazione di Castellabate (avvenuta nel 1123 e nel cui nome è anche indicata), la direzione della famosa Abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, il patrocinio sui marinai dell’abbazia ed infine la protezione degli abitanti dell’amato borgo medievale.

La storia

San Costabile Gentilcore nasce nel 1064 a Tresino, località cilentana (oggi frazione di Castellabate), rientrante nei possedimenti della Badia di Cava dei Tirreni. Per la formazione culturale e spirituale viene affidato, all’età di sette anni, alle cure di Leone I, secondo abate di Cava dei Tirreni ed in seguito, una volta cresciuto, diviene monaco nella stessa abbazia.

Ammirato per il lodevole impegno nell’osservanza della regola di San Benedetto e nell’esercizio della vita monastica, San Costabile è ritenuto un modello esemplare dai confratelli. Fortemente stimato dai suoi superiori egli viene spesso incaricato di seguire importanti trattative per conto dell’abbazia. Il 10 gennaio 1118 l’abate San Pietro I, col consenso unanime dei confratelli, lo eleva, col titolo di “Abbas constitutus”, a suo coadiutore nel governo dell’abbazia che intanto era cresciuta considerevolmente e necessitava di un’ulteriore assistenza nella guida.

Alla morte del terzo abate dell’abbazia i monaci incaricano San Costabile della successione e così, il 4 marzo 1122, egli diviene il quarto abate della Badia di Cava dei Tirreni. Il 10 ottobre 1123, con l’autorizzazione del duca Guglielmo, San Costabile inizia la costruzione del castello dell’Angelo, in seguito detto “Castrum Abatis” e poi Castellabate, con l’intento di offrire riparo e difesa alle popolazioni locali tormentate dalle continue incursioni dei saraceni che devastavano e depredavano l’intero territorio cilentano.

Dal carattere mite e umile, il Santo guida i monaci della sua abbazia con uno stile di vita esemplare, con infinita dolcezza e senza mai far pesare la sua autorità. Per la sua straordinaria mansuetudine e la sua sublime carità egli riceve l’appellativo di “operimentum fratrum” (“coperta” dei fratelli).

Muore a Cava dei Tirreni il 17 febbraio 1124 e viene sepolto nella parte della chiesa adiacente alla grotta “Arsicia”, usata da Sant’Alferio (fondatore e primo abate dell’abbazia di Cava).

Il culto del Santo

Oggi le reliquie di San Costabile riposano nella Chiesa della Badia di Cava dei Tirreni, nella “Cappella dei ss. Padri” e precisamente sotto l’altare del SS. Sacramento.

Il culto del Santo cresce nel tempo soprattutto in seguito a numerose apparizioni grazie alle quali gli abati suoi successori vengono aiutati a far fronte a varie necessità. Diversi sono gli interventi prodigiosi con cui porta in salvo le navi dell’abbazia, tanto che per tutto il Medioevo è invocato come protettore dei marinai della Badia di Cava.

È celebre la frase pronunciata dal Santo durante l’apparizione in sogno al monaco Giovanni, nocchiero della nave dell’abbazia, che stava rischiando di affondare nel canale di Sicilia: “Ego navem eripio et monasterium meum non cesso”, in cui annuncia l’imperitura protezione alle navi ed al suo monastero. Nelle sue innumerevoli vicissitudini il borgo medievale di Castellabate non ha mai smesso di invocare la protezione del Santo Patrono che, soprattutto in circostanze pericolose quali pestilenze, epidemie di colera, incursioni saracene, ha sempre risposto prontamente con amore di padre. Durante un’incursione risalente al 1623, cinque galeoni saraceni si fermano nello specchio d’acqua antistante il promontorio di Castellabate con la minacciosa intenzione di prendere d’assalto il paese.

Gli abitanti si rinchiudono nel castello, tremanti di paura per l’imminente attacco. Sul far della sera settecento capre, con delle fiaccole attaccate alle corna, guidate da un pastore che poi si riconobbe essere San Costabile, muovono verso i galeoni scendendo dalla collina. I pirati, credendo di venire assaliti dalla folla inferocita di quel borgo, si danno alla fuga togliendo gli ormeggi e dileguandosi nel mare buio.

Castellabate è salva per il prodigioso intervento di San Costabile, fondatore della città. Il 21 dicembre 1893 Papa Leone XIII, in virtù dell’antichissimo culto, riconosce il titolo di “Santo” ai primi quattro abati della celebre abbazia della Santissima Trinità di Cava dei Tirreni, ovvero Sant’Alferio (fondatore e primo abate), San Leone I, San Pietro I Pappacarbone, San Costabile o Constabile.

L’abate cilentano viene solitamente rappresentato nelle immagini con gli abiti da abate e con in testa la mitra dell’abate (che è anche il simbolo della santità). Nella mano destra regge il pastorale, mentre nella mano sinistra tiene un edificio, che richiama la sua fondazione di Castellabate, sormontato da un giglio che richiama il candore e la purezza della vita del Santo. Il 22 febbraio 1982 San Costabile viene elevato a Patrono secondario della Diocesi di Vallo della Lucania.

Nel 2014 per la prima volta l’immagine di San Costabile travalica i confini della sua amata Castellabate e viene portata con tutti gli onori a Vallo della Lucania, per prendere parte alla solenne processione che si tiene in occasione della festa di San Pantaleone, il 27 luglio. Dopo un cammino di riflessione durato tre anni la comunità di Castellabate, accompagnata da don Roberto Guida, si prepara a celebrare il 40º anniversario della nomina di San Costabile a Patrono secondario della Diocesi di Vallo. Il momento culminante di questa gioiosa ricorrenza sarà l’incontro con Papa Francesco.

Il culto nel Cilento

La comunità di Castellabate e la statua del Santo Patrono, San Costabile, verranno ricevuti dal Papa mercoledì 23 febbraio, in occasione dell’Udienza generale. Nel periodo precedente lo scoppio della pandemia il paese di “Benvenuti al Sud” era in grande fermento per organizzare i solenni festeggiamenti in onore di San Costabile. Particolarmente sentita era la processione che si snodava lungo le vie del borgo medievale, che si concludeva con l’esposizione dell’immagine del Santo nella terrazza del “Belvedere di San Costabile” (luogo altamente suggestivo che regala un esclusivo panorama mozzafiato) ed il tradizionale, nonché incantevole, spettacolo dei fuochi d’artificio.

Durante la celebrazione della novena in preparazione della festa i fedeli elevano ferventi preghiere in onore del Santo e, con voci soavi e gioconde, cantando invocano con fiducia la sua protezione:

“Dal ciel tua nobil sede ascolta i nostri voti ai figli tuoi devoti mostra pietoso il cor. Ecco in tua man già porti l’altero tuo edifizio sempre quel dolce auspicio goda di tua bontà”

Il legame del santo Patrono col popolo di Castellabate è espresso nella sua immagine: portato nel palmo della mano è sicuro oggetto di amorevole cura e dedizione. Nel canto è offerto un pensiero speciale per i giovani: come un tempo San Costabile si è mostrato “coperta” dei monaci affidati alle sue cure spirituali allo stesso oggi protegga i giovani prendendosi cura di loro e del loro futuro:

“Proteggi i nostri giovani, speranza del domani; siano buon cristiani degni del Salvator. D’ogni dover solleciti apprezzino il lavoro che splende più dell’oro a chi lo sa pregiar”.

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