“Questo pomeriggio abbiamo ascoltato in commissione aree interne una rappresentanza di sindaci e di portatori di interesse del Cilento con riferimento alla realizzazione della tratta alta velocità Salerno Reggio Calabria. Le rimostranze del territorio, in particolare, si sono soffermate sui regolamenti europei che già dal 2013 avevano individuato il passaggio della tratta attraverso la costa Cilentana piuttosto che nel Vallo di Diano, come previsto dal progetto attuale di RFI. Abbiamo accolto tutte le legittime istanze in proposito con l’intento di sottoporle agli organi competenti per dare un ausilio alle procedure che sono in corso per determinare la soluzione migliore per il territorio salernitano, per la Regione Campania e per il Mezzogiorno”.
Lo scrive il presidente della Commissione speciale Aree Interne Michele Cammarano in un post sulla sua pagina Facebook, al termine della seduta di Commissione.
“Non c’è dubbio – si legge ancora nel post di Cammarano – che le considerazioni che abbiamo raccolto riguardano aspetti tecnici e normativi, talvolta anche complessi, perché coinvolgono interessi locali, regionali, nazionali e comunitari. Abbiamo il dovere comunque di dare voce ad ogni territorio con l’auspicio che la decisione finale possa trovare sintesi in una determinazione politica che sia nell’interesse di tutti. Questa iniziativa non è mero campanilismo bensì e finalizzata ad affermare lo stato di diritto, in quanto la normativa comunitaria prevede che il corridoio ferroviario Scandinavo-Mediterraneo percorra la costa tirrenica, ove è ubicata la rete ferroviaria esistente. Evidenzio che per la velocizzazione della tirrenica ci sono già i progetti cantierabili e provvisti di tutti i pareri. Occorre scongiurare di far perdere al territorio del salernitano i miliardi di euro previsti dal Pnrr. Bisogna assolutamente non perdere l’occasione storica – conclude il presidente della Commissione Aree Interne – preziosa quanto unica di sottrarre queste ampie zone del territorio meridionale della provincia di Salerno alla intollerabile condizione di sottosviluppo e di diffusa disoccupazione, tali da condannare le comunità locali a uno spopolamento di dimensioni drammatiche, provocando, in alcuni casi, persino la desertificazione di piccoli comuni di collina e di montagna”.