La prossima primavera Agropoli sarà chiamata ad eleggere il nuovo sindaco e a rinnovare il consiglio comunale. Ma c’è un esercito di persone che non avrà diritto al voto. Si tratta di coloro che dimorano in città ma che non hanno la residenza e che secondo delle recenti stime effettuate sulla base dei consumi elettrici sfiorerebbero le diecimila unità, andandosi ad aggiungere agli oltre ventunmila residenti effettivi.
Di questi sono circa 17mila gli aventi diritto al voto, che salirebbero ulteriormente con l’aggiunta dei domiciliati. Alle prossime consultazioni, però, questi ultimi non potranno decidere le sorti della città in cui vivono.
Un dato rilevante se si pensa che statisticamente ogni comune ha una percentuale di non residenti vicina al 3%, mentre ad Agropoli il dato sfiora il 30%, con tutta una serie di conseguenze anche in ambito politico-amministrativo.
Con trentamila abitanti, ad esempio, il consiglio comunale passerebbe da 16 a 24 componenti, la giunta da 5 a 6 membri. C’è di più: molti finanziamenti vengono concessi in base alla popolazione; avere 30mila residenti garantirebbe più risorse ed anche maggiori servizi (più forze dell’ordine, più farmacie, più medici, più uffici, ecc….)
Un effetto domino che per ora non si realizza, considerato che i domiciliati hanno valore limitato nell’ambito pubblico. Diverso è quello privato e lo dimostrano le ricerche di mercato di grandi marchi e gruppi commerciali cui poco importa la distinzione tra residenti e domiciliati, ciò che conta è l’utenza che ruota attorno alla città. E sotto questo profilo Agropoli e il suo comprensorio sembrano avere numeri importanti.