Pagine di storia: quando 500 agropolesi furono resi schiavi dal pirata Barbarossa

Una delle pagini più dolorose della storia agropolese. 500 agropolesi furono deportati e resi schiavi dal terribile pirata Barbarossa

Di Ernesto Apicella

AGROPOLI. La pagina più triste e dolorosa della storia agropolese, è stata scritta nel 1535, quando 500 agropolesi, dopo un cruento assalto Ottomano, furono brutalmente ed oltraggiosamente deportati a Tunisi, per essere venduti come schiavi. Una pagina di storia purtroppo dimenticata.

La storia

Un agropolese particolarmente sfortunato fu Sallustio Patella, che soffrì le pene della galera per 23 anni, prima che si potesse ottenere il suo riscatto per 100 ducati.

Secondo il Lenormant, la decadenza di Agropoli nel XVI secolo, si ebbe per le continue distruzioni apportate dal terribile pirata Khair-ed Din il Barbarossa con le sue Galee, affiancato dalla flotta del Corsaro francese Barone Saint- Blancars che sbarcò ad Agropoli, mettendola a ferro e fuoco.

Quell’anno il Feudo di Agropoli apparteneva al giovane Ferrante Sanseverino, che doveva corrispondere annualmente alla mensa Vescovile di Capaccio, dieci once d’oro. L’abitato di Agropoli era fortificato e “le porte ad una certa ora della notte fu costume per lungo tempo chiudersi per tema de’ Corsari”.

In quella terribile notte, gli agropolesi furono letteralmente strappati dalle loro casa. Migliaia di predoni si riversarono nelle strette ed anguste stradine del borgo uccidendo i più intrepidi; rubando oro, gioielli ed armi; facendo prigionieri uomini, donne e bambini.

Oltre 500 Agropolesi deportati: “Menandoli schiavi”. Il Barbarossa ed il Barone Saint-Blancard, abbandonarono il borgo in piena rovina e desolazione, lasciando in vita poche centinaia di anziani. I deportati Agropolesi erano rinchiusi ed ammassati in modo orrendo nelle stive delle navi e, dopo alcune settimane, passate tra fame, stenti e prostrazioni, furono venduti sul mercato degli schiavi di Tunisi ed Algeri.

Una pagina di intensa crudeltà, da ricordare, per mantenere vivo il dramma dei 500 agropolesi immolati sull’altare della Storia della nostra cittadina.

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