CAPACCIO PAESTUM. Continuano incessanti le attività di scavo e restauro presso il Parco Archeologico di Paestum e Velia. In quest’ultimo sito il recente scavo presso l’acropoli ha portato alla luce antichi intonaci. «Lo stato di conservazione dei brani di intonaco, nonostante il trascorrere dei secoli, era discreto ma presentava alcune zone a rischio di distacco. Le zone individuate sono state sottoposte a pulitura della concrezione superficiale mediante azione meccanica con spazzolini morbidi e bisturi; successivamente consolidate tramite iniezioni localizzate di soluzioni acriliche a bassa concentrazione», fanno sapere dal Parco Archeologico.
Nei punti in cui l’intonaco presentava rigonfiamenti o deadesioni, la soluzione consolidante è stata additivata con malta da iniezione a base di calci naturali. In corrispondenza di alcuni bordi perimetrali è stata inoltre eseguita una garzatura preventiva con velatino di cotone impregnato di consolidante acrilico.
La direzione scientifica delle attività di messa in sicurezza degli intonaci avviene sotto la direzione della dottoressa Giovanna Manzo che sta seguendo anche altre attività di restauro presso il Parco Archeologico di Paestum.
In questo caso l’intervento riguarda decorazioni fittili rinvenute, durante la campagna di scavo del 1973, nella frazione di Spinazzo nel comune di Capaccio Paestum.
La ricca serie di applique fittili era già stata restaurata al momento del rinvenimento e da allora era conservata nei depositi del Museo del Parco Archeologico di Paestum. La lunga permanenza all’interno dei locali dei depositi del Museo del Parco Archeologico di Paestum ha reso necessario un nuovo intervento per ripristinare le caratteristiche originarie dei reperti.
«L’intervento è iniziato con una spolveratura preliminare con pennellini a setole morbide, badando a non asportare l’ingobbiatura e le tracce di pigmenti presenti. Laddove necessario è stata eseguita una fase più approfondita di pulitura impiegando una soluzione di alcool etilico e tensioattivi. Le parti distaccate in cui erano presenti residui di colle sono state pulite con metodi differenziati a seconda dell’adesivo impiegato nei precedenti interventi di restauro», fanno sapere dal Parco.