Il 23 gennaio del 1744, 278 anni fa, moriva a Napoli uno dei più apprezzati filosofi d’Italia, Giambattista Vico. Il suo nome è legato al Cilento e in particolare al piccolo borgo di Vatolla, frazione del Comune di Perdifumo.
Giambattista Vico nacque a Napoli il 23 giugno del 1668 da una famiglia di modeste origini: il padre Antonio era un libraio, la mamma, Candida Masulla, figlia di un lavorante di carrozze.
Era un bambino molto vivace e proprio durante l’infanzia riportò una grave frattura al cranio che gli impedì di frequentare gli studi regolari. Abbandonò la scuola nel 1681, ma non l’istruzione che proseguì da autodidatta; riuscì a conseguire anche la laurea in giurisprudenza.
A questo punto inizia la fase della sua vita che lo lega al Cilento. Il marchese Domenico Rocca per nove anni (dal 1686 al 1695) lo volle come precettore dei suoi figli.
“Andava egli frattanto a perdere la dilicata complessione in mal d’eticìa, ed eran a lui in troppe angustie ridotte le famigliari fortune, ed aveva un ardente desiderio di ozio per seguitare i suoi studi, e l’animo abborriva grandemente dallo strepito del fòro, quando portò la buona occasione che, dentro una libreria, monsignor Geronimo Rocca vescovo d’Ischia, giureconsulto chiarissimo, come le sue opere il dimostrano, ebbe con essolui un ragionamento d’intorno al buon metodo d’insegnare la giurisprudenza. Di che il monsignore restò così soddisfatto che il tentò a volerla andare ad insegnare a’ suoi nipoti in un castello del Cilento di bellissimo sito e di perfettissima aria, il quale era in signoria di un suo fratello, signor don Domenico Rocca (che poi sperimentò gentilissimo suo mecenate e che si dilettava parimente della stessa maniera di poesia), perché l’arebbe dello in tutto pari a’ suoi figliuoli trattato (come poi in effetti il trattò), ed ivi dalla buon’aria del paese sarebbe restituito in salute ed arebbe tutto l’agio di studiare. Così egli avvenne, perché quivi avendo dimorato ben nove anni, fece il maggior corso degli studi suoi, profondando in quello delle leggi e dei canoni, al quale il portava la sua obbligazione”. (Autobiografia di Gianbattista Vico).
Il 1699 tornò a Napoli dove vinse una cattedra di eloquenza all’Università. Nello stesso periodo aprì uno studio di retorica privato e si sposò.
Nel 1710 entrò in Arcadia, ma non ne abbracciò pienamente il petrarchismo imperante, orientandosi maggiormente verso una scrittura in qualche modo più vicina ad un certo purismo arcaicizzante, tipico della cultura napoletana dell’epoca, unito ad un fortissimo senso del passato.
Nel 1725 pubblicò in compendio (nell’impossibilità di pagare un’edizione completa) la “Scienza Nuova”, lo scritto della sua piena maturità. Negli stessi anni Vico scrisse la sua “Autobiografia”. In seguito, nel 1735, divenne storiografo regio.
Morì nel gennaio del 1744. Pochi mesi dopo la sua morte, il figlio Giovanni riuscì a far pubblicare la terza edizione, la prima integrale, della “Scienza Nuova”.
Il Cilento è particolarmente legato a Giambattista Vico. Nel palazzo Vargas, a Vatolla, ha sede la fondazione che porta il suo nome. Scuole, strade e piazze di diverse località sono a lui intitolate.