FELITTO. Si stanno ultimando i lavori di restauro della Chiesa Madre “Santa Maria Assunta”. Parte degli interventi sono stati avviati dalla Diocesi di Vallo della Lucania, con fondi dell’8×1000, iniziati nel 2020. Nello specifico, questo finanziamento, servirà solo per la struttura, il tetto, il pavimento, lavori di pitturazione, bagno.
Per quanto riguarda altri interventi come: impianti elettrici, acustici, campane, restauro del portone, saranno a carico della Parrocchia.
Per questo motivo, il parroco Don Domenico Sorrenti, attraverso la sua pagina Facebook, ha pubblicato i codici IBAN: IT24U0834276660002010025205/ IT24U0834276660002010025205
Si invitano i cittadini, a partecipare numerosi affinché possano realizzarsi tutti i lavori in programma, per ridare lustro alla parrocchia.
La Chiesa dell’Assunta, inizialmente era costituita da due navate, una molto ampia che conteneva due cappelle e l’altra più piccola. Risale ai primi del ‘300.
La chiesa si sviluppa per la lunghezza di m. 30 e per una larghezza di m. 10. A sud l’abside poligonale irregolare, incornicia tre nicchie, la centrale dedicata a Maria SS Assunta con alla sua destra la nicchia di S. Vito e alla sua sinistra quella di S. Ciriaco. Le tre statue sono tutte sapientemente scolpite nel legno e sembrano attribuibili alla scuola napoletana del ‘700.
In particolare quella di San Ciriaco, di gran pregio per la grande naturalezza che traspare dall’espressione, è sicuramente anteriore al 1728, anno in cui venne restaurata.
In alto ci sono tre finestroni con i vetri bianchi e verdi, quest’ultimi disposti a forma di croce, che illuminano il presbiterio di m. 4,50 per m. 7,50 con al centro l’altare in calce.
Ai lati, all’altezza del pavimento, ci sono tre lapidi due al lato sinistro ed una al lato destro che ricordano: Teodosio De Augustinis, Michele ed Alfonso Ivone.
Il campanile, alto circa quaranta metri, conserva una bellissima scalinata a chiocciola formata da gradini in pietra bianca lavorata. Ed è proprio l’aspetto architettonico del campanile che tradisce l’iniziale destinazione a palazzo gentilizio dell’edificio.