Il Partigiano Agropolese Giuseppe Campanile: un eroe della Resistenza italiana

Un'inedita ed esclusiva pagina di storia

Di Ernesto Apicella

O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao…

A distanza di 77 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo una serie di lunghe e minuziose ricerche che ho compiuto sui documenti presenti negli archivi storici dei Partigiani Italiani, doverosamente rendo onore e memoria al partigiano agropolese Giuseppe Campanile, che militò eroicamente dal 1944 al 1945 nella Divisione Partigiana “Giustizia e Libertà” e, in seguito, nella Divisione “Piacenza”, Brigata “Pietro Cattaneo”.

In base all’indagine storica che ho effettuato, vi propongo un breve profilo del nostro eroe dimenticato.

Giuseppe Campanile nacque ad Agropoli, in via Filippo Patella, il 27 Febbraio 1926 da Andrea, ferroviere di Casagiove (Ce), e Vincenza Sarnicola, casalinga agropolese. Giuseppe trascorse la  sua infanzia ad Agropoli, con la sorella Giuseppina e il fratello Francesco.
A metà degli anni trenta, la famiglia Campanile si trasferì a Sapri e, il 28 maggio1942, a Piacenza. 
Con lo sbarco anglo-americano di Salerno, 9 settembre 1943, che vide coinvolta anche Agropoli, e con il conseguente arretramento delle truppe tedesche nel Centro e Nord Italia, nacque il movimento della “Resistenza Italiana”, attraverso la costituzione dei CLN e la nascita di numerosi gruppi armati di Partigiani.
Giuseppe, a soli 18 anni, il 20 Dicembre 1944, si diede alla Resistenza, militando nella Divisione Partigiana “Giustizia e Libertà”.
Nei primi mesi del 1945, dopo la ricostituzione delle Divisioni e delle Brigate, entrò nella Quarta Brigata “Pietro Cattaneo” della Divisione “Piacenza” DL, al comando di Fausto Cossu, ex tenente di complemento dell’Arma dei Carabinieri.


Nel 1944, la Divisione Partigiana “Giustizia e Libertà” operava nel territorio del Comune di Bobbio (PC), nelle piccole frazioni a sud del Monte Lazzaro. E’ probabile che Giuseppe Campanile si sia unito ai Partigiani della GL, in un momento di massima difficoltà. Infatti, a partire dal 23 novembre 1944, le truppe tedesche con i battaglioni della 162esima Divisione Turkestan, comandata da ufficiali germanici, ma composta da soldati di origine caucasica e turkmena, reclutati tra i prigionieri di guerra e i disertori dell’Armata Rossa, soldati che i Partigiani chiamavano “mongoli” per i loro lineamenti, iniziarono dei duri e sanguinosi rastrellamenti nell’area piacentina con un unico obiettivo: lo sterminio dei Partigiani.
I “mongoli”, rinforzati da varie truppe della Repubblica Sociale Italiana, per un totale di circa 15.000 uomini, furono schierati fra Voghera e Piacenza, iniziando il rastrellamento, metro per metro, del piacentino e dell’Oltrepò Pavese.

Racconta lo storico Romano Repetti: “Dopo averli fronteggiati in sanguinosi combattimenti, i partigiani di Fausto Cossu, ormai circondati, cercarono angosciosamente la salvezza trasferendosi in Val Nure da Bobbio – Coli – Pradovera e da Perino – Strada del Cerro, sempre incalzati dalle truppe nemiche.(…) Il 5 gennaio 1945 iniziò l’attaccò finale tedesco ed il territorio ancora controllato dai partigiani, fu chiuso in una morsa, mentre una grande nevicata copriva ogni cosa”.
Seguirono giorni di disperazione per i Partigiani, che braccati dai “mongoli”, si dispersero nelle montagne innevate, mal vestiti, alla fame, senza un rifugio sicuro. Dopo un’accanita difesa, molti furono catturati, altri uccisi. Persero la vita 274 partigiani, 300 circa furono feriti, numerosi catturati e incarcerati a Piacenza.
Alcuni intrepidi, tra i quali il nostro Giuseppe Campanile, riuscirono a riorganizzarsi e a combattere, difendendosi con ardore e sacrificio sui monti degli Appennini e, nei mesi successivi, dopo la ricostituzione dei gruppi partigiani, continuarono con rinnovato vigore la lotta di liberazione contro le forze hitleriane.

Il 4 marzo 1945, la Quarta Brigata “Pietro Cattaneo”, di cui faceva parte Giuseppe Campanile, partecipò alla liberazione per la terza ed ultima volta di Bobbio.
Il 28 Aprile 1945, la Divisione comandata da Fausto Cossu entrò a Piacenza, sancendo la definitiva liberazione della città.
Giuseppe Campanile depose le armi e ritornò nella sua casa in via San Tommaso n°11, iniziando a lavorare come operaio, avendo conseguito il Diploma presso la Scuola di Avviamento Professionale. Il 9 febbraio 1951, i genitori e la sorella Giuseppina, ritornarono ad Agropoli. Il fratello Francesco si sposò il 2 maggio 1951 a Casalpusterlengo (LO). Mentre Giuseppe, il 25 maggio 1951, si trasferì a Fiorenzuola d’Arda dove si sposò, per la prima volta, il 6 agosto 1951 con F. F.. Convolò a seconde nozze, sempre a Fiorenzuola D’Arda, l’8 Febbraio 1986 con B. B..

Dai documenti ritrovati risulta che Giuseppe Campanile era iscritto all’ANPI Fiorenzuola. E’ presente negli elenchi dei Partigiani che hanno ricevuto il Diploma d’Onore, attestante la qualifica di “Combattente per la libertà 1943-1945”. La sua scheda di Partigiano è catalogata nei registri del “Museo della Resistenza Piacentina” a Sperongia, piccola località sulle colline in Val D’Arda, dove nacque la Resistenza locale.
Giuseppe Campanile è morto a Cesenatico il 31 Agosto 1992, all’età di 66 anni.

Questo nuovo, inedito ed esclusivo documento storico sarà consegnato al Sindaco di Agropoli e al Presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Agropoli.
La ricerca continua per scoprire se altri agropolesi hanno partecipato alla “Resistenza Italiana”.
Un ringraziamento particolare per la disponibilità mostrata al Dott. Romano Repetti, della Presidenza Provinciale dell’ANPI Piacenza, al Dott. Vittorio Gatti, Presidente dell’ANPI Fiorenzuola d’Arda e ai Dirigenti dell’Ufficio Anagrafe e Stato Civile del Comune di Agropoli.

 Fonti
-”La guerra antipartigiana in provincia di Piacenza ad opera delle milizie di Salò e dell’esercito tedesco” di Romano Repetti;
-“Partigiani d’Italia” Istituto Centrale per gli Archivi;
-Archivio “Museo della Resistenza Piacentina” di Sperongia (PC);
-Istituto del Nastro Azzurro.

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