Criticità nel reparto Covid dell’ospedale di Vallo: sindacato chiede la chiusura

Segnalate criticità per i pazienti ed il personale, sindacato chiede l’immediata chiusura del reparto Covid dell’ospedale di Vallo

Di Costabile Pio Russomando


La Direzione Sanitaria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania ha disposto la riapertura del secondo piano (ex Cardiologia) ora adibito a reparto di degenza per pazienti COVID a bassa intensità di cura e, se del caso, a media ed elevata intensità. 

La decisione non ha mancato di creare polemiche. In una nota il segretario territoriale Nursind chiede “l’immediata chiusura del reparto” ed elenca le criticità riscontrate:

– Assenza di percorsi dedicati, identificati e sicuri adibiti al trasporto dei pazienti ricoverati nella struttura; 

– Assenza di aree “pulito/sporco” ben differenziate e segnalate; 

– Assenza di zona filtro funzionale; – Assenza di zona per la svestizione (zona sporca) separata dal reparto di degenza; – Assenza di stanze di isolamento dotate di pressione negativa e di anticamera antistante; 

– Assenza di DPI che rispettano i requisiti di sicurezza nell’anticamera del reparto (FFP2, OCCHIALI PROTETTIVI E VISIERA, CALZARI REPELLENTI); 

– Assenza di Infermeria ben delimitata e protetta dall’area di degenza; – Assenza di carrelli di terapia e carrello dell’emergenza; – Assenza di scorte di Dpi per i pazienti; 

– Gestione e trasporto dei campioni biologici provenienti dal reparto COVID senza alcun rispetto delle norme di sicurezza e con rischio di contaminazione delle aree e del personale esterno; 

– Gestione della documentazione (cartella clinica, cartella infermieristica, FUT, scheda monitoraggio dei P.V.) nella zona sporca, con invio della stessa al di fuori del reparto di degenza; 

– Assenza di emogasometro, etichettatrice, computer per l’invio di ECG telematici; 

– Assenza di strumentario per la rilevazione dei P.V. dedicato ad ogni singolo paziente (presenza di un solo MONITOR DI MONITORAGGIO CONTINUO per la rilevazione della Pressione Arteriosa e dell’Attività Elettrica Cardiaca, da utilizzare per tutti i pazienti); 

– Presenza di un solo strumento per la rilevazione della Temperatura e della Glicemia; 

– Possibilità per i pazienti di uscire dalle camere di degenza e raggiungere tutte le aree del reparto, oltre che due porte di uscita dallo stesso; possibilità di aprire senza alcuna difficoltà finestre e balconi/finestre delle camere di degenza con tutti i pericoli che possono derivarne; 

– Presenza della sola figura dell’infermiere nel reparto di degenza; assenza del medico di reparto e di operatori quali OSS ad ogni turno di lavoro; 

– Prescrizione delle terapie sul FUT (Foglio Unico di Terapia) da personale diverso da quello medico; 

– Alcuna possibilità per gli operatori sanitari di alternarsi in sicurezza tra la zona sporca e la zona pulita, per garantire i normali bisogni fisiologici, a causa della completa assenza della zona pulita;

 – Assenza di docce e spogliatoi a disposizione dei soli operatori sanitari ivi esercitanti; presenza di armadietti nella zona sporca del reparto. 

“In particolare, l’assenza del medico costantemente in reparto espone il paziente ivi degente a rischi per la salute che non possono essere in alcun modo vicariati dalla figura infermieristica, sia per la peculiarità della professione, che li esporrebbe ad esercizio abusivo cella professione medica, sia per la fattispecie per cui in un reparto debba sempre essere presente un dirigente medico e contestualmente un referente dello stesso, non fosse altro che per poter erudire i pazienti ed i loro parenti sulle loro condizioni cliniche, cosa che oggi risulta fortemente inficiata”, osserva Tomasco. Di qui la richiesta di chiusura del reparto. 

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