Crisi in Kazakistan, parla il cilentano Pasquale Caprino

"E' casa mia, mi piange il cuore"

Di Redazione Infocilento

“Il Kazakistan è casa mia ed è una parte importante di me. E’ una situazione che mi fa piangere il cuore e che ci preoccupa molto”. A parlare all’Adnkronos è Son Pascal, nome d’arte di Pasquale Caprino, cantante italiano originario di Capaccio Paestum, famosissimo in Kazakistan, dove ha vissuto circa 10 anni e dove ha sfondato con una canzone-parodia di “Englishman in New York” di Sting, ribattezzata “Englishman in Shymkent” dal nome di una città del sud del paese.

Da alcuni mesi si è trasferito con la moglie kazaka a Dubai ma segue con apprensione gli sviluppi delle vicende che stanno infiammando il Kazakistan attraverso le fonti ufficiali, fonti indipendenti e la testimonianza diretta di amici e parenti che vivono in prima persona gli eventi. “Siamo molto preoccupati – spiega – per fortuna molti dei miei amici italiani che vivono lì sono tornati a casa per le feste, ma chi è rimasto parla di una situazione dopo le 11 di sera, quando scatta il coprifuoco, che è di guerra. E’ assurdo pensare a una città come Almaty, dove non ho mai avuto problemi di sicurezza, e vedere ora molti posti che conoscevo, ristoranti nei quali andavo a cena, completamente distrutti. Era una città dove non c’era alcun problema e di punto in bianco c’è la guerra, si parla addirittura di decapitazioni”. 

La rivolta scoppiata per l’aumento dei prezzi sul consumo del gas energetico, spiega il cantante salernitano, si è innestata su tensioni sociali sorte negli anni scorsi: “Da quando nel 2012 ho iniziato a vivere lì – racconta – c’è stata un’urbanizzazione selvaggia ad Almaty, con tante differenze sorte tra la medio-bassa borghesia che ha una storia e un retaggio sovietico e i nuovi arrivati che vengono dalle campagne, dai villaggi o dalle nazioni vicine. A questo si aggiunge il fatto che il presidente del Kazakistan  parlato di possibili cellule terroristiche che hanno soffiato sulla rivolta per farla degenerare e creare scompiglio, nonostante molte richieste dei lavoratori siano state accolte. E’ una situazione delicata ed è difficile pensare che si possa risolvere presto”.

Pur essendosi trasferito a Dubai, Son Pascal guarda sempre con affetto al Kazakistan: “E’ un Paese bellissimo, lo sono gli abitanti, lo è la natura. E’ un posto stupendo, ci torno ancora ogni mese per tenere concerti, è un Paese che non fa rima con gli altri ‘stan’ dell’area. Quella che si è creata è una situazione che non sa assolutamente di Kazakistan. Speriamo di poterci tornare presto”.

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