Come abbiamo più volte ricordato, trattando il tema dell’emigrazione Cilentana nel mondo, il nostro conterraneo più famoso è stato, senza ombra di dubbio, Francesco Antonio Matarazzo, il “Conte di Licosa” (Castellabate, 9 marzo 1854 – San Poalo del Brasile, 10 dicembre 1937) che tanti meriti conseguì sia in Brasile, sua terra adottiva, ove divenne il più famoso e ricco tra gli industriali, sia in Italia, ove fu mecenate e sostenitore del Paese, soprattutto da un punto di vista economico, durante la “Grande Guerra”.
Accanto a lui, tuttavia, andrebbero annoverati anche altri illustri personaggi che, col sudore della propria fronte, ma soprattutto grazie al proprio ingegno, alla propria passione e alla fortissima determinazione hanno portato in alto il buon nome della propria Terra d’origine, come stiamo cercando di ricordare da qualche tempo proprio attraverso questo benemerito giornale online. Industriali, commercianti, marittimi, uomini di cultura, professionisti in generale, costretti ad abbandonare il Cilento post unitario a causa della disoccupazione e della miseria, non solo fecero fortuna nelle lontane Americhe, ma legarono i lori cognomi a quel progresso che Paesi come Argentina, Brasile e Uruguay, così come Stati Uniti d’America raggiunsero anche grazie all’apporto di migliaia di emigranti partiti dall’Italia nei primi anni che seguirono l’unificazione nazionale del marzo 1861.
Ebbene, il contributo di quest’oggi lo dedichiamo ad un sconosciuto industriale originario di Castellabate, Costabile Salvatore Matarazzo, fratello più piccolo del citato “Conte di Licosa”, al quale, purtroppo, la storia non ha mai concesso lo spazio che meritava, tanto da non riconoscergli quei meriti individuali che egli aveva comunque conseguito, al punto da affermare, come fecero Dionisio Petriella e Sara Sosa Miatello nella modesta biografia che gli dedicarono, ospitata nella loro mastodontica opera dal titolo “Diccionario Biográfico Italo-Argentino” (Buenos Aires, Associazione Dante Alighieri, 1976, p. 442), che le industrie guidate in Argentina da Costabile Matarazzo non erano altro che un ramo delle più celebri “Industrias Reunidas F. Matarazzo”, così come era stato ribattezzato, nel 1911, l’impero economico creato dal fratello Francesco in Brasile.
A questo punto, prima di narrare la vicenda di Costabile Matarazzo è opportuno precisare che la storia del “Conte di Licosa” ci ricorda che il grande Cilentano lasciò la terra dei padri attorno al 1880-1881, nel periodo della straordinaria emigrazione italiana in Brasile, stabilendosi a Sorocaba (nello Stato di San Poalo), assieme alla sua famiglia, alla madre e ad alcuni dei suoi fratelli. Una decina di anni dopo, nel 1890, Francesco Antonio Matarazzo si trasferì nella Capotale dello Stato, San Paolo, ove, con i fratelli Giuseppe e Luigi fondò la “Matarazzo & Irmãos” (“Matarazzo & fratelli”), società che si sarebbe occupata di vari settori, dall’importazione di farina e frumento (principalmente dagli Stati Uniti d’America) alla conservazione del lardo, alla produzione della pasta, ecc., il tutto con ampi magazzini e depositi allestiti nella stessa San Paolo. L’’anno seguente, la società con i fratelli si sciolse e venne sostituita dalla “Companhia Matarazzo SA”, sorta con l’apporto di 43 azionisti di minoranza ed avente sedi e stabilimenti anche a Sorocaba e Porto Alegre. Costabile Salvatore Matarazzo era, invece, il più giovane della nidiata dell’Avvocato Costabile Matarazzo e della Nobildonna Mariangela Jovane, essendo nato a Castellabate il 12 febbraio 1874, peraltro a pochi mesi dalla scomparsa del padre Costabile (Castellabate, 23 dicembre 1830 – 15 settembre 1873).
Nel 1899, il giovane Costabile, certamente invogliato dai fratelli più grandi si decise a lasciare Castellabate, ma non certo per raggiungere il Brasile. La sua méta migratoria fu, invece, direttamente l’Argentina, come ci conferma il Direttore dell’Archivio Storico del Comune di Castellabate, Emilio Guida, che ringraziamo sempre per la sua grande professionalità e disponibilità. Era proprio in Argentina, infatti che il potente Francesco Antonio Matarazzo intendeva espandere i propri affari. A Buenos Aires, come abbiamo già ricordato in altri contributi del genere, era molto consistente la colonia Cilentana, anche se con numeri statistici leggermente inferiori rispetto a quella Brasiliana. In ogni caso fu proprio nella Capotale porteña che Costabile Salvatore aprì gli uffici di rappresentanza delle “Industrias Reunidas F. Matarazzo”, prima tappa di futuri cimenti. Gli affari progredirono nel giro di pochi mesi, tanto che già l’anno dopo, Costabile contrasse matrimonio con la signorina Anna Jovane, originaria di Pontecagnano, ove era nata nel 1879, una sua cugina venuta appositamente dall’Italia. La “vena imprenditrice” dei Matarazzo indusse il futuro “Conte di Licosa” ad una scelta molto radicale, dovuta essenzialmente ad aspetti logistici legati all’acquisto e all’importazione della materia prima, il “trigo” (grano), che massicciamente si coltivava nella fiorente località di Rosario di Santa Fé.
Fu così che il giovane Costabile e la moglie Anna furono costretti a trasferirsi a Rosario già nel corso del 1901, tanto è vero che fu proprio in quella città che il 14 di novembre nacque il primogenito, Francesco Antonio. La famiglia si sarebbe poi ingrandita con la nascita di Mariangela, nata il 15 novembre 1903; di Emma, il 9 luglio 1904; di Costabile, nato, invece, a Buenos Aires il 17 luglio 1905; di Giulio Mario, nato a Rosario il 15 luglio 1907, seguito da Bruno Julio, nato il 12 settembre 1908 ed infine di Ezio, che la signora Anna partorì, invece, a Cava dei Tirreni, molto probabilmente durante un viaggio di piacere nella sua città d’origine.
I “Molini Matarazzo” operarono a Rosario di Santa Fe per moltissimi anni, associati alle succursali degli altri rami d’azienda che il facoltoso imprenditore Cilentano aveva aperto anche presso la Capital Federal (Buenos Aires), come ci ricordano Petriella e Sosa Miatello, acquistando un apposito immobile per gli uffici della “Matarazzo F. & Co. LTDA”, siti nella centralissima Avenida 25 de Mayo, n. 207 (cfr. “Enciclopedia Comercial” 1922, p. 171). Le “Aziende Riunite Matarazzo” crebbero ulteriormente nel corso degli anni, peraltro dando da lavorare anche a moltissime maestranze italiane che si erano nel frattempo trasferite in Argentina. Ad esse, il nostro Costabile si era dedicato anima e corpo, soprattutto dopo la morte prematura dell’adorata moglie Anna, deceduta il 15 giugno 1926, ad un anno esatto dalla zia Mariangela (madre di Costabile), scomparsa in San Paolo del Brasile il 18 luglio del ’25. Nel corso degli anni ’30, sia i molini che le altre fabbriche dei Matarazzo in Argentina avrebbero ingrandito la loro portata e diffusione, tanto è vero che lo stesso Costabile Salvatore dovette molto spesso recarsi a San Paolo, onde raccordare al meglio la politica aziendale, soprattutto dopo la morte del Conte suo fratello, intervenuta, come abbiamo già ricordato, nel dicembre del ’37. Col passaggio dei poteri ai figli di Francesco Antonio, l’impero economico che i Matarazzo avevano messo in piedi tra Brasile e Argentina iniziò a frammentarsi.
Fu a quel punto che a Costabile Salvatore Matarazzo, nel frattempo nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia da Re Vittorio Emanuele III, balenò l’idea di esaudire un antico sogno: fondare una fabbrica propria per la produzione di “fideos” (tagliatelle/maccheroni), pasta che di lì a poco avrebbe riscosso un notevolissimo successo, e non solo tra la diffusissima comunità italiana. Nel 1942, infine, si raggiunse il traguardo finale, con la creazione del marchio di famiglia, la celebre “Pasta Matarazzo”, che da quel momento in avanti sarebbe stata commercializzata sia in Argentina che nel vicinissimo Uruguay, ove pure fortissima era la presenza degli emigranti italiani. Costabile Salvatore Matarazzo venne a mancare ai vivi il 24 agosto del 1948 nella sua casa di Buenos Aires (Avenida Santa Fè, n. 3567), ormai settantaquattrenne. La sua salma fu inumata nella cappella di famiglia, presso lo storico Cimitero de la Recoleta. Costabile lasciò alla sua progenie l’eredità del nome, dei beni materiali, ma anche di quel sangue Cilentano che aveva alimentato sin lì una famiglia così operosa e importante, anche nell’ambito della comunità italiana in Argentina. La sua azienda, quella per la produzione della celebre pasta essiccata, sopravvisse in forma autonoma, quindi gestita dai figli, sino al 1978, anno in cui la celebre Società per Azioni “Mulinos Rio de la Plata” ne acquistò gli impianti di produzione. L’acquirente volle giustamente mantenere in vita la tradizione, rappresentata sia dal vecchio marchio, che comprendeva il nome “Matarazzo”, che dalle metodologie di lavoro, come si potrà verificare sul sito della società (www.molinos.com.ar), nonché sullo stesso sito dell’Azienda Matarazzo (www.matarazzo.com.ar).
Anche questa storia ci conferma come il Cilento non abbia mai creduto nei confini fisici e ideologici, portando, quindi, i propri usi, costumi e tradizioni (comprese quelle gastronomiche) in giro per il mondo, fra popoli diversi ma comunque fratelli, consapevole sempre del fatto che il suo popolo, il nostro popolo, ha sofferto prima di altri il dramma dell’emigrazione economica, che per decenni, purtroppo, ha spopolato la nostra amatissima Terra.