È trascorso poco più di un anno dalla sua scomparsa, ma nessun giornale o sito italiano ha degnamente ricordato il grande attore teatrale e cinematografico italo-brasiliano, Costabile Emilio Di Biasi, il cui nome da solo ci fa capire l’esatta origine genealogica.
Il 27 settembre del 2020, dopo aver lottato per circa sette anni contro la subdola malattia del morbo di Alzheimer, Costabile Emilio Di Biasi si spegnava in un letto d’ospedale di San Paolo del Brasile, la città ove era nato il 29 maggio del 1939. Egli era figlio primogenito di un emigrante di Castellabate, Giuseppe Di Biasi e di Anna Maria Figliola, anche lei originaria dello stesso paese, che il giovane aveva sposato nella stessa città Paulista il 5 aprile del 1934, come ci ha comunicato l’amico Emilio Guida, Direttore dell’Archivio Storico del Comune di Castellabate. Giuseppe, a sua volta, era figlio di Costabile, un abile sarto e di Angela Di Luccia, casalinga, nato nel nostro amato Cilento il 18 novembre 1911. Giuseppe Di Biasi, promettente pescatore di Santa Maria, si era trasferito in Brasile attorno al 1928, appena diciassettenne, raggiungendo alcuni parenti, emigrati molti anni prima di lui (già verso la fine dell’Ottocento), i quali proprio a San Paolo avevano fatto fortuna. Come ebbe a ricordare lo stesso Costabile Emilio in alcune interviste, il padre aveva trovato impiego presso le fabbriche del Conte Francesco Matarazzo, il noto imprenditore e mecenate di Castellabate del quale abbiamo più volte parlato nei nostri contributi ospitati da questo giornale. Costabile Emilio crebbe, dunque, nella popolosa em ricca San Paolo, nell’ambito della copiosa Comunità cilentana e, molto probabilmente, mutuò da questa le più remote tradizioni culturali della Terra d’origine, ivi compresa, quindi, la passione per la musica e la recitazione.
La sua infanzia non fu certo facile, essendo nato proprio nell’anno in cui in Europa scoppiò la 2^ guerra mondiale, conflitto che purtroppo avrebbe visto rientrare in Patria non pochi cilentani che non avevano ancora ottenuto la naturalizzazione brasiliana. Molti amici di famiglia, ma anche parenti, furono costretti, infatti, ad andare in guerra. Diversi di loro non sarebbero più tornati a San Paolo, peraltro passando anche per “nemici”, dopo l’entrata in guerra del Brasile al fianco degli Anglo-Americani. Dopo la fine della guerra, riprese, per fortuna, l’emigrazione verso quasi tutto il Sud America. Fu una nuova ondata, la quale, in verità, non avrebbe superato i cinque – dieci anni, cedendo, infatti, il posto, verso gli anni ’50, a quella indirizzata verso il Nord Europa. Altri cilentani raggiunsero San Paolo, aumentando così l’organico di una Comunità che già di per sé era numerosa, ma soprattutto considerata ben in vista sia nell’ambito locale che in quello dell’intero Stato Paulista.
L’agiatezza economica conseguita da Giuseppe Di Biasi consentì al nostro protagonista di compiere i vari livelli di studio, da quello elementare a quello superiore, ivi compreso quello universitario. In ognuna di tale fasi apparve subito evidente ai genitori quale fosse la vera aspirazione di Costabile in campo professionale. La recitazione era il suo sogno giovanile, un sogno che si concretizzò nel 1961, allorquando, appena ventiduenne, Costabile Emilio debuttò sul palcoscenico tra le fila della celebre Compagnia “Teatro Oficina” (con teatro sino nel quartiere Bixiga, a San Paolo), la quale era stata fondata nel 1958 presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di San Paolo da Amir Haddad, José Celso Martinez Correa, Carlos Queiroz Telles e Ron Daniels . Il giovane ebbe, quindi, un ruolo d’attore nell’opera “José, do Parto à Sepultura”, di Augusto Boal, sotto la direzione del regista Antônio Abujamra. Due anni dopo fu tra i fondatori del “Grupo Decisão” (Gruppo Decisionale), unitamente all’Abujamra, Antônio Ghigonetto, Berta Zemel, Wolney de Assis e Lauro César Muniz.
Attratto sin da giovane dal teatro europeo, Costabile Emilio Di Biasi ebbe la fortuna di essere ammesso, come stagista, sia presso il celebre “Piccolo Teatro” di Milano che presso il “Berliner Ensemble”, monumenti sacri del teatro mondiale. Costabile, da buon cilentano quale era sia nel sangue che gli scorreva nelle vene, sia nel carattere, fu un attore indipendente, un uomo che amò sino in fondo la libertà e che per difenderla avrebbe pagato anche un duro prezzo. Figlio di quella “terra dei tristi” come definì il Cilento la polizia borbonica all’indomani della rivolta del 1828, Costabile Emilio portò sulle scene il dissenso contro l’ennesima svolta totalitaria verificatasi in Brasile. Nell’ottobre del 1966 era salito al potere l’ennesimo militare, il generale A. Costa y Silva, mentre l’anno dopo furono restituiti i pieni poteri alla Presidenza della Repubblica. Il fatto altalenante, in realtà, non modificò affatto lo stato delle cose, tanto è vero che già nei primi mesi del 1968, sulla scia di quanto accadeva nella vecchia Europa, si registrarono numerose manifestazioni studentesche e non pochi scioperi di protesta contro il Governo.
Nel corso di una di tali manifestazioni uno studente fu persino ucciso. La nuova deriva dittatoriale portò, il 5 aprile, allo scioglimento del movimento politico “Frente Ampio” e ad altre forme di repressione, culminate, infine, il 14 dicembre di quello stesso anno, con la restaurazione della dittatura da parte dello stesso presidente/generale Costa y Silva, poi sostituito l’anno dopo da un triunvirato di militari. In tale clima, l’attore di origini Cilentane ebbe il coraggio di portare in scena, presso il “Teatro l’Arena”, lo spettacolo “Cordélia Brasil”, un vero atto d’accusa contro i nuovi attentatori delle libertà. Fu così che l’8 ottobre 1968, Costabile Emilio Di Biasi, subito dopo aver recitato la sua parte, fu picchiato a sangue dalla polizia insieme all’attore Paulo Bianco. In quella stessa circostanza la sua collega, Norma Bengell fu arrestata e portata a Rio de Janeiro, per essere interrogata in merito all’accusa di aver svolto, proprio attraverso l’arte teatrale, un’attività sovversiva. Vittima delle persecuzioni che la dittatura varò anche contro gli uomini di cultura, così come abbiamo ricordato nell’articolo dedicato al grande sociologo Octavio Ianni, Costabile Emilio Di Biasi riprese a lavorare solo a seguito del ritorno della democrazia in Brasile.
Attore, registra e sceneggiatore, sia teatrale, televisivo che cinematografico, egli legò il suo nome a celebri film e a fortunate soap televisive, come “Renascer” e “O Rei do Gado”. Tra le opere più importanti che l’italo-brasiliano ha regalato alla Televisione Brasiliana, soprattutto come attore di seguitissime serie, ricordiamo “Un Homen Muito Especial”, del 1980, ove ricoprì il ruolo di Boris; la partecipazione ai film “Os Imigrantes”, “Floradas na Serra” e “Os Adolescentes”, mandati in onda nel 1981; “Ninho da Serpente”, del 1982; “Gente Fina”, del 1990; “Malhaçȁo”, del 1995 e “Trago Comigo”, del 2009. Costabile Emilio fu, poi, anche un celebre attore cinematografico, interpretando spesso ruoli decisivi. Egli lavorò nei film “Forca Estranha”, del 1980; “Film Demȇncia”, del 1986; “Anjos do Arrabalde”, del 1987; “Romance”, del 1988; “Alma Corsária”, del 1993; “O Palco”, del 1997; “Imminente Luna” e “Os Filhos de Nelson”, del 2000; “Insolaçȁo”, del 2009; “Borboletas Indômitas”, del 2010 e “Primavera”, del 2018. Il Di Biasi regista firmò egli stesso, infine, anche importanti opere televisive e cinematografiche. Ricordiamo: “Vocȇ Decide”, del 1992; i già citati “Renascer”, del 1993 e “O Rei do Gado”, del 1996; “Anjo Mau”, del 1997; “Os Maias”, del 2001; “Esperança”, del 2002; “A Escrava Isaura”, del 2004, “Amazônia, de Gálvez a Chico Mendes”, del 2007 e “Araguaia”, del 2010. Famoso in tutta l’America Latina, Costabile Emilio Di Biasi fu molto apprezzato anche dalla critica. Per la sua partecipazione al film del 1999, “Um Passeio no Bosque”, del regista Lee Blessing gli fu conferito il “Prêmio Shell” quale migliore attore. Rimasto scapolo, Costabile Emilio Di Biasi fu attorniato, nella sua avventurosa vita terrena, da molti amici cari, gran parte dei quali italo-brasiliani, compresi i tanti nipoti e cugini tuttora viventi in San Paolo.
Furono proprio loro le anime buone che lo avrebbero assistito sino a quella triste domenica del 27 settembre dello scorso anno, quando il grande attore e regista volò in cielo, purtroppo senza nemmeno accorgersene, considerando il fatto che la terribile malattia ne aveva ormai cancellato memoria e intelletto. Siamo certi che ancora una volta, anche grazie alla biografia di questo grande artista, lo stesso che il regista e drammaturgo americano, Bob Wilson ha considerato come uno dei suoi principali punti di riferimento, siamo riusciti a raccontare quanto gli Italiani, in generale e i Cilentani, in particolare, abbiano fatto per il grande Paese Sudamericano, lo stesso che li aveva amorevolmente accolti e mai discriminati, come è invece successo in altre più importanti aree geografiche del mondo.