SANTA MARINA. «Da informazioni assunte risulta che la Corte di Appello di Bari, investita dall’impugnazione, il 9 luglio del 2018 ha dichiarato l’imputato definitivamente responsabili dei reati condannandolo alla pena di due anni di reclusione». Soltanto da una lettera inviata dagli uffici del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i familiari di Dorotea De Sia, la giovane di Policastro morta nel 2014 in un incidente stradale, hanno appreso dell’esito del ricorso in appello contro la condanna a tre anni di carcere di Pantaleo D’Addato. Quest’ultimo era il giovane al volante dell’auto che si schiantò contro un palo provocando la morte della 26enne cilentana.
Morte di Dorotea De Sia, la storia
Una storia che ha innescato non poche polemiche. In primo grado, infatti, D’Addato era stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale di Trani. La famiglia aveva presentato ricorso alla Procura di Bisceglie. Per anni ha chiesto la fissazione di un’udienza, protestando per la lentezza dei tempi della giustizia.
Nelle ultime settimane, da una lettera del Presidente della Repubblica cui i familiari della vittima si erano rivolti per sollecitare maggiore attenzione al tema degli incidenti stradali, hanno appreso della sentenza d’appello che di fatto prevedeva uno sconto di pena per D’Addato, condannato a due anni.
I genitori, invece, chiedevano un aggravio della sentenza: «Lottiamo per nostra figlia, per tutte le vittime della strada per far sì che persone come quelle che ha ucciso nostra figlia non possano più guidare un’auto – dissero – Non ha mai mostrato segni di pentimento e mai chiesto scusa così come mai ha fatto un giorno di carcere nonostante quello che ha fatto. È un terrorista della strada».
Dell’esito del ricorso Pietrina Paladino e Donato De Sio hanno avuto notizie soltanto per via indiretta. Oltre al danno la beffa poiché la sentenza, non essendo stata impugnata, è divenuta irrevocabile già due anni fa.
I fatti
I fatti risalgono al 13 maggio del 2014. Maria Dorotea De Sia era a bordo dell’Audi A6 condotta da Pantaleo D’Addato, insieme a loro c’erano anche altre 3 persone, rimaste ferite. Il giovane alla guida, in seguito alle analisi effettuate in ospedale, risultò avere un tasso alcolemico superiore al limite massimo previsto dalla legge ed aveva nel sangue due tipi di droga: cannabis e cocaina.