Cilento: addio a Gianpaolo Galietta. Lottava per il suicidio assistito

Gianpaolo Galietta si era rivolto anche all'associazione Coscioni. Da tempo era affetto da atrofia muscolare spinale

Di Carmela Santi

MONTANO ANTILIA. È morto dopo tre giorni di sedazione profonda. Aveva lottato per l’eutanasia legale. Gianpaolo Galietta, 47enne di Montano Antilia, non ce l’ha fatta più ad andare avanti. Troppa sofferenza. Affetto sin da piccolo da atrofia muscolare spinale, due mesi fa si era rivolto all’Associazione Luca Coscioni per capire meglio i suoi diritti sul fine vita e come fare concretamente per porre fine alle sue sofferenze ormai ritenute insopportabili. Avrebbe voluto praticare l’eutanasia ma ha dovuto fare i conti con la realtà italiana.

Gianpaolo Galietta, la lotta per l’eutanasia

Non è consentito il suicido assistito. «Vorrei la libertà di andarmene con dignità», aveva più volte ribadito Gianpaolo Galietta anche nel video appello realizzato subito dopo aver contattato l’associazione. Si era affidato ad una metafora per far capire il paradosso di uno Stato «che ritiene la morte agonizzante di un accoltellamento (la sedazione profonda) non reato, mentre la morte rapida inflitta con arma da fuoco (il suicidio assistito), reato! Paradossi che superano le galassie!».

Dopo aver fatto chiarezza sui suoi diritti, sulle leggi vigenti in Italia in tema di fine vita, Gianpaolo ha scelto di procedere con la sedazione profonda continua, avvenuta lo scorso 20 ottobre. Il suo cuore ha cessato di battere dopo tre giorni. Attraverso le informazioni avute dall’associazione ha ricevuto l’adeguata assistenza sanitaria. La sedazione profonda riduce la percezione del dolore, fino all’eventuale perdita di coscienza. Viene eseguita da un medico anestesista e non porta alla morte del paziente, a differenza del suicidio assistito. «La malattia neurodegenerativa praticamente mi ha tolto tutto. Soprattutto la voglia di vivere! Sentimento quest’ultimo antico come la mia esistenza».

La storia

Gianpaolo Galietta in ogni suo messaggio aveva le idee ben chiare sulla sua volontà di farla finita. «Oggi vivo un martirio – ripeteva – fatto di dolori e sintomatologie senza precedenti! Oggi vivo da tracheostomatizzato, non riesco più a parlare, a deglutire, sono pieno di dolori. Oggi l’unica speranza è la morte».

Poco prima di iniziare la sedazione profonda Gianpaolo ha inviato un ultimo messaggio all’associazione dicendosi finalmente sereno. «Affrontare la morte con un volto sorridente è segno di quella forza e pace interiore che può avere solo una persona libera», le parole di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. «Non ci sono più scuse né alibi per la mancata assunzione di responsabilità. Le istituzioni devono garantire l’esercizio del diritto di libertà di scelta delle persone»: ne è convinta Filomena Gallo, segretario dell’associazione.

Oltre 1 milione le firme depositate per poter votare un referendum sull’eutanasia nella primavera del 2022. 

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