A Sapri la presentazione del libro “Di là del fiume”, di Lorenzo Peluso

Appuntamento con la presentazione del libro del giornalista Lorenzo Peluso, domenica 17 ottobre alle ore 18.30 nell'aula consiliare

Di Ernesto Rocco

Domenica 17 ottobre alle ore 18.30 presso l’aula consiliare del Comune di Sapri, si terrà un incontro organizzato dall’Associazione Culturale Proudhon in sinergia con l’Assessorato al Turismo del Comune di Sapri, all’incontro sarà presente Lorenzo Peluso autore del libro “Di là dal fiume, il mio Afghanistan” edito per i tipi della Gagliardi editore.  Dopo i saluti da parte del presidente dell’Associazione Culturale Proudhon Vincenzo Folgieri, dialogherà con l’autore Gianfrancesco Caputo scrittore e opinionista.

Chi è Lorenzo Peluso

Autore di alcuni saggi sui conflitti in Asia e Medio Oriente, giornalista embedded in Afghanistan, Iraq, Libano e Kosovo, da alcuni anni fa parte della Redazione di Radio Alfa. Giornalista professionista e speaker, ricopre anche il ruolo di presentatore e moderatore di convegni, nonchè direttore responsabile della testata online di approfondimento economico “Quasimezzogiorno”.

“Di là dal fiume. Il mio Afghanistan”

Tante foto, poche parole, quanto basta per formulare una triste sentenza in un libro che perfino l’autore si augurava meno profetico.

“L’Afghanistan lasciato a se stesso sprofonderà di nuovo nell’oblìo, ma questo lo sapevano tutti i leader, anche quelli che ora piangono lacrime di coccodrillo per le vendette contro gli afghani amici, le donne minacciate dai Talebani, i bambini passati sul filo spinato”, dice il giornalista Lorenzo Peluso, che l’Afghanistan non lo ha studiato su Wikipedia ma andando al seguito delle truppe italiane. Nel suo libro fotografico “Di là dal fiume. Il mio Afghanistan”  ha usato solo le parole strettamente necessarie a inquadrare lo sfondo e a mettere a fuoco la visione del disastro che poi si è puntualmente materializzato sotto l’occhio ipocritamente sorpreso del mondo intero. Il progetto letterario di Peluso e la sua inchiesta giornalistica è fatta di foto di volti, sorrisi, paure, amarezza, ma soprattutto di sguardi persi nell’incertezza del futuro, documentati nei mesi in cui si stava profilando lo strappo con chi aveva promesso di portare democrazia.

L’Afghanistan allo sbando e nuovamente in ostaggio dei Talebani, nel libro di Peluso, dato alle stampe poche settimane prima l’inizio della fine, era un’ipotesi apocalittica alla portata di chiunque avesse reale dimestichezza con quell’area del mondo. Peluso aveva visto lungo quando si chiedeva cosa sarebbe accaduto dopo la “fuga” degli americani, apparentemente precipitosa ma calcolata, pure troppo, per evitare danni collaterali ai soldati Usa e riconsegnare il Paese ai Talebani. Nel volume del giornalista salernitano originario di Sanza, fotografo ma anche un po’ poeta, che intervalla scatti e didascalie in versi – “Soldato italiano ad Herat – Le mie speranze, la mia attesa. Solo, io ed i miei pensieri. Quelli, si quelli, quelli sono sempre con me”, si legge nella foto in alto – c’è il racconto di un popolo dilaniato dalle etnie e tenuto insieme dalla Sharia, povera gente e gente povera che lui ha osservato e provato a comprendere nelle sue missioni da “embedded” al fianco dei militari italiani.

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