L’Italia ha violato le norme Ue sulla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane di centinaia di aree sensibili dal punto di vista ambientale. A stabilirlo la sesta sezione della Corte di Giustizia Europea. La sentenza è il risultato di un deferimento della Commissione europea, che nel 2014 aveva aperto una procedura di infrazione contro l’Italia.
Rete fognaria: la procedura UE
In particolare, la Corte ha riconosciuto legittime le contestazioni su fogne e depuratori su circa 600 aree e il mancato rispetto delle percentuali minime di riduzione del carico complessivo di fosforo e azoto.
I comuni non in regola
Ben 23 Comuni non in regola sono nel comprensorio del Cilento e Vallo di Diano: si tratta degli agglomerati di Altavilla Silentina, Ascea, Buccino, Caggiano, Casalbuono, Casa Velino, Caselle in Pittari, Castellabate, Castel San Lorenzo, Centola, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pisciotta, Polla, Pollica, Postiglione, Roccagloriosa, Rofrano, San Mauro Cilento, Sanza, Sassano, Sicignano degli Alburni, Teggiano.
In Provincia di Salerno nel mirino anche Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Contursi Terme, San Gregorio Magno, Scafati, Tramonti.
Le sanzioni
Trattandosi della prima condanna per inadempimento su questo specifico dossier la sentenza non prevede né multe né altre sanzioni.
L’Italia però nel 2018 (su una procedura d’infrazione aperta nel 2004) è già stata condannata a pagare e sta ancora pagando per lo stesso tipo di violazioni – ma su un diverso gruppo di centri urbani e aree – 25 milioni di multa. A cui si aggiunge una penalità di 30 milioni che continuerà a scattare ogni sei mesi fino a quando le autorità nazionali non riusciranno a dimostrare di aver