Octavio Ianni: un cilentano professore dell’Università Cattolica di San Paolo

La storia di Octavio Ianni, originario di Castellabate, sociologo italo-brasiliano

Di Gerardo Severino

Il 13 ottobre del 1926, ad Itu, un comune dello Stato di San Paolo che fa parte della mesoregione macro metropolitana Paulista e della microregione di Sorocaba, in una modestissima casa di contadini, emetteva i suoi primi vagiti l’ultimo nato della famiglia di Andrea Ianni, un cinquantunenne italiano, nato a Castellabate il 28 luglio del 1875. Al piccolo verrà dato il nome di Octavio, molto probabilmente in riferimento al numero dei figli sin lì nati. Sua madre, Anna Guariglia, era anch’ella natia di Castellabate, la terra meravigliosa del Cilento che i coniugi avevano dovuto lasciare, qualche decennio prima, costretti dalla miseria, ovvero attratti dal “sogno americano”, impersonato dalla figura del celebre imprenditore, il Conte Francisco Matarazzo (1854 – 1937).

Questi, anch’egli nativo di Castellabate, proprio nello Stato Paulista aveva fatto fortuna, dando così vita ad un incredibile impero economico, che, spaziando da San Paolo a Sorocaba, avrebbe dato da vivere a centinaia di Cilentani. In verità, nessuno avrebbe mai immaginato che Octavio, cresciuto con non poche difficoltà dai quei fieri emigranti meridionali sarebbe diventato, un giorno, uno dei più grandi sociologi del Brasile moderno, un uomo di elevatissima cultura, assurto quale punto di riferimento delle masse popolari, così come del mondo cattolico Brasiliano, sia per le sue battaglie che per il suo credo politico, improntato alla ricerca della vera democrazia e dell’eguaglianza sociale. A novantacinque anni dalla sua nascita lo vogliamo, quindi, ricordare, citando la sua straordinaria biografia. Vissuto a Itu sino alla maggiore età, Octavio aveva perso il padre quando aveva appena otto anni, mentre l’adorata mamma lo avrebbe lasciato nel 1939, alla vigilia dello scoppio della 2^ guerra mondiale.

Negli anni vissuti a Itu, Octavio mutuò dal fratello maggiore, Constantino (poi economista, giornalista e abile scrittore, 1913 – 1977) la passione per lo studio, ma soprattutto per il lavoro, anche quello più umile e senza il quale la famiglia non avrebbe potuto tirare avanti. Ciò nonostante, Octavio riuscì ad iscriversi al corso di laurea in Scienze Sociali presso la Facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere dell’Università degli Studi di San Paolo (la USP), ove fu allievo del celebre Professore Florestan Fernandes, uno dei più grandi sociologi d’allora, e dal quale avrebbe ricevuto non poca influenza. Laureatosi nel 1954, anno in cui avrebbe compiuto 28 anni, l’italo-brasiliano entrò nel novero degli assistenti della stessa Facoltà, ovviamente nell’ambito della cattedra di Sociologia, della quale il Professor Fernandes era titolare. La sua avventura di assistente universitario, prima, e di docente, poi, s’interruppe, tuttavia, drasticamente nel 1969, anno in cui Octavio, seguendo l’esempio di gran parte dell’intellighenzia brasiliana, entrò definitivamente in contrasto con il Governo Militare, sorto dal colpo di stato che nel 1964 aveva deposto il Presidente Goulart. Fu solo nel 1977, anno in cui sarebbe venuto a mancare l’amato fratello Constantino (21 dicembre), sotto la Presidenza di Ernesto Geisel, che aveva nel frattempo concesso la legalità al Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), che il Prof. Ianni riprese l’insegnamento della sua materia, accolto amorevolmente dalla Pontificia Universidade Católica de São Paulo (PUC-SP), ove avrebbe operato per un ventennio. Fondata nel 1946, dall’unione della Facoltà di Filosofia, Scienze e Lettere di São Bento (sorta nel lontano 1908) con la Facoltà di Giurisprudenza di San Paolo, la PUC-SP, unitamente ad altre istituzioni cattoliche Pauliste, sebbene munite di strutture amministrative finanziarie indipendenti, aveva mantenuto la tradizionale missione di formare leader cattolici, spesso tratti dall’élite di San Paolo.

Nel 1947 era stato il Santo Padre Pio XII a concedergli il titolo di Pontificia, nominando il Cardinale, Arcivescovo di San Paolo, Dom Carlos Carmelo de Vasconcelos Mota come primo Gran Cancelliere dell’Ateneo. Ed era stato proprio alla fine degli anni ’60, quindi in piena dittatura militare, che la PUC-SP aveva iniziato a “cambiar pelle”, sviluppando così quella che ben presto sarebbe stata la sua vera essenza, la sua naturale missione: la scelta di perseguire un’elevata formazione accademica a vantaggio di una vera integrazione sociale. Nel 1969, l’Università istituì, infatti, il primo corso di laurea organizzato nel paese ed aperto a tutti, senza alcuna distinzione sociale. I suoi atteggiamenti, la posero inevitabilmente in prima linea nella lotta contro la dittatura militare, sia come strenua protettrice della libertà, dei diritti e della democrazia, sia come baluardo delle Cristianità, impegnata a difesa dei deboli. In tale ambito, come si ricordava prima, l’Università Cattolica di San Paolo assunse non pochi Professori, che purtroppo erano stati costretti ad abbandonare le istituzioni scolastiche pubbliche presso le quali lavoravano, ovvero licenziati dal Governo Militare, come avvenne, oltre al nostro Octavio Ianni, per i Professori Florestan Fernandes, Bento Prado Jr., José Arthur Gianotti e molti altri ancora. Nel luglio dello stesso 1977, la PUC-SP ospitò persino il 29° convegno della “Società brasiliana per il progresso della scienza” (SBPC), il quale era stato vietato dal Governo presso le Università pubbliche. Non mancarono, come è facile intuire, le reazioni.

Allorquando, il 22 settembre, sempre del ’77, gli studenti della Cattolica scesero in piazza davanti a Tuca, dando così vita al 3° incontro nazionale degli studenti, anch’esso bandito dai militari, ostinatamente contrari alla riorganizzazione del movimento studentesco e alla stessa “Unione nazionale degli studenti” (UNE), che aveva sin lì operato in clandestinità. Alla manifestazione intervenne la Polizia di Sicurezza, guidata personalmente dal Segretario alla Pubblica Sicurezza, Erasmo Dias. Gli agenti invasero così il campus di Monte Alegre, lanciando bombe e lacrimogeni sui manifestanti e arrestando insegnanti, studenti e personale dell’Università. Pur tuttavia, docenti e discenti della Cattolica di San Paolo ebbero la possibilità di assistere al lento, ma inesorabile logorio naturale della dittatura militare, la quale si era abbandonata alla dura repressione anche dopo la sconfitta della guerriglia di sinistra. A ciò bisogna aggiungere anche l’incapacità di affrontare le crisi economiche del periodo, le quali favorirono la crescita dell’opposizione politica, tanto che le pressioni popolari resero inevitabile l’apertura politica del regime, allora guidato dai Generali Geisel e Golbery. Si giunse, quindi, all’emanazione della legge sull’amnistia nel 1979, grazie alla quale il Brasile iniziò lentamente il ritorno alla democrazia: processo che si sarebbe concretizzato nel corso degli anni ’80. La storia del Brasile ci ricorda, infatti, che dal 1979 al 1985, il Presidente João Figueiredo, promulgò una legge elettorale che rese legali tutti i partiti politici, tranne quello comunista, ma divenendo, tuttavia impopolare, avendo praticato una forte riduzione dei salari atta a frenare la spinta inflazionistica. Tale politica scatenò grandi tumulti di piazza che, purtroppo, furono repressi con la forza, nel corso del 1980. La dittatura militare in Brasile ebbe finalmente termine nel 1984, grazie alle grandi manifestazioni di Rio de Janeiro e di San Paolo, alle quali non furono certo estranei gli ambienti cattolici e la stessa Pontificia Università. E fu proprio presso la prestigiosissima Pontificia Università Cattolica di San Poalo che il Prof. Ianni si rivelò un abile pensatore, dedito alla comprensione delle differenze sociali, delle ingiustizie ad esse associate e, soprattutto, dei modi per superarle. Affermato studioso dei fenomeni sociali, ivi compresi quelli legati all’emigrazione (sulla scia di quanto aveva fatto suo fratello Constantino, che nel 1965 aveva dato alle stampe il celebre libro “Il sangue degli emigranti”, Milano, Edizioni di Comunità), che rientravano nei concetti di  populismo e imperialismo, il Prof. Ianni divenne, poi, famoso anche per aver pubblicato anche alcuni importanti testi a riguardo, come nel caso del celebre “La formación del Estado populista en América Latina” (1975) e “Lo conocían como Vito”.

Presso il nobile Ateneo Paulista, egli, assieme ad altri rinomati ricercatori, avrebbe fondato il “Centro brasiliano di analisi e pianificazione (CEBRAP), che lo rese famoso in tutto il mondo. In seguito tenne dei corsi anche presso altre Università del Sud e Nord America, così come in alcuni Atenei europei. Vent’anni dopo, esattamente nel 1997, il Prof. Ianni ebbe finalmente la gioia di tornare presso l’Università di Sao Paulo, accolto come Professore Emerito dall’allora Preside della Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane, l’amico e discepolo, Prof. Sedi Hirano. Ciò nonostante, a causa di contrasti sorti con alcuni colleghi, il sociologo originario di Castellabate preferì ben presto rinunciare al prestigioso incarico. Sarebbe tornato, tuttavia, ad insegnare qualche tempo dopo, accettando l’offerta pervenutagli da parte dell’Università Statale di Campinas, dove ricevette anche il titolo di Professore emerito. Occorre evidenziare che sul piano dell’impegno sociale, Octavio Ianni fece parte della nota “Escola de Sociologia Paulista”, la quale avrebbe aperto una nuova stagione riguardo al pregiudizio razziale in Brasile, portando avanti studi specifici sullo sviluppo economico e il sottosviluppo in Brasile. Insieme a Florestan Fernandes e all’ex Presidente della Repubblica, Fernando Henrique Cardoso, di cui fu amico e al quale non risparmiò critiche durante il mandato di quest’ultimo, Octavio Ianni viene oggi considerato come uno dei principali sociologi del Paese, peraltro celebre in tutto il mondo per aver condotto, negli ultimi anni della sua vita, importanti studi sulla globalizzazione. Negli anni ’90, la sua ricerca si concentrò maggiormente sulla critica del nuovo ordine globale, settore al quale dedicò anche importanti testi. Abile scrittore, il Prof. Ianni ci ha lasciato alcune opere principali, come “Colore e mobilità sociale a Florianópolis” (edito nel 1960, in collaborazione con Fernando Henrique Cardoso), “Homem e Sociedade” (edito nel 1961, ancora in collaborazione col Cardoso), “Metamorfoses do Escravo” (1962), “Industrializzazione e sviluppo sociale in Brasile” (1963), “Politica e rivoluzione sociale in Brasile” (1965), “Stato e capitalismo in Brasile” (1965), “Il crollo del populismo in Brasile” (1968). Da segnalare, infine, anche “Imperialismo e cultura” (1976), “Schiavitù e razzismo” (1978), “La dittatura del grande capitale” (1981), “Classe e nazione” (1986), “Dialettica e capitalismo” (1987), “Saggi sulla sociologia della cultura” (1991), “La società globale” (1992).

Come ricordano i suoi biografi, il Prof. Ianni, minato dal cancro, lavorò alacremente fino agli ultimi giorni della sua vita, tant’è vero che il 3 marzo del 2004 tenne la lezione inaugurale del semestre presso la Facoltà di Filosofia, Lettere e Scienze Umane dell’USP davanti a un pubblico di circa 2.000 persone, tra studenti e professori, riunite nell’anfiteatro dell’USP. Il Prof. Octavio Ianni si spense presso l’Albert Einstein Ospedale di San Paolo il 4 aprile 2004, a settantotto anni. Praticamente sconosciuto nella sua patria d’origine, il Cilento, Octavio Ianni ricevette in vita importanti riconoscimenti accademici, quali, tanto per citare i più importanti, Professore Emerito presso USP e UNICAMP, Professore Honoris Causa presso l’ Università di Buenos Aires (UBA) e Professore Honoris Causa presso l’Università Federale del Paraná. Ricevette, poi, due “Premi Jabuti(per la categoria Saggi con il libro “A Sociedade Global”, e per la categoria Scienze umane con il libro “Theories of Globalization”). Con il libro “Enigmas da Modernidade Mundo”, Ianni ricevette, quindi, il Premio per il saggio, la critica e la storia letteraria dall’Accademia brasiliana delle lettere ed, infine, il “Premio Juca Pato, da parte della “União Brasileira de Escritores”, come intellettuale dell’anno (2000).

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