Accuse di sessismo alla Spigolatrice di Sapri: parla l’esperto

Sulla nuova Spigolatrice parla l'esperto Nicola Viviani, storico dell'arte esperto in pittura e scultura presso il CCIAA di Verona

Di Redazione Infocilento

SAPRI. La statua della Spigolatrice continua a far parlare di sé. Dopo le accuse di “sessismo” rivolte all’opera di Emanuele Stifano la questione ha interessato giornali, radio e tv nazionali ed internazionali. Una inaspettata pubblicità per la città che tramite le istituzioni continua a difendere la statua della Spigolatrice, respingendo al mittente ogni accusa.

Ora, a fare un’analisi dell’opera dell’artista cilentano Emanuele Stifano, è anche un esperto. Si tratta di Nicola Viviani, storico dell’arte, iscritto al ruolo di esperto in pittura e scultura moderna e contemporanea presso CCIAA di Verona. E’ lui a fare una analisi e a proporre le sue considerazioni sulla nuova Spigolatrice:

Leggiamo sui quotidiani le dichiarazioni di Boldrini e Cirinnà a chiosa del nuovo monumento di Sapri dedicato alla Spigolatrice: ‘schiaffo alla storia delle donne’, ‘simbolo di un’Italia maschilista’. La curiosità è troppa per soffermarsi al titolo, e scorriamo la notizia in cerca di una foto dell’opera incriminata.

Che delusione: nient’altro che un bel bronzo a cera perduta, raffinatissimo nella realizzazione tecnica (squisito il contrasto tra pelle lucida e opacità della veste), e con evidenti richiami ad una tradizione figurativa millenaria.

Delude anche l’autore, Emanuele Stifano: sembra saper modellare per davvero, e verosimilmente non è il tipico raccomandato della politica che invade angoli urbani con immondizia. A questo punto, dobbiamo dirlo, non può che deluderci anche il sindaco Antonio Gentile per aver commissionato il monumento a un bravo scultore senza prima aver domandato ai membri della giunta se qualcuno avesse, tra coniugi, figli e nipoti, qualche aspirante artista da lanciare (a spese della collettività, naturalmente).

Venendo all’opera, i riferimenti al panneggio trasparente sul ventre e sul seno dalla Nike di Samotracia (I secolo A.C.) e alle terga della Venere Callipigia (II secolo D.C.) sono lampanti: vette di un inarrivabile classicismo con le quali ogni artista dotato di un minimo senso di realtà, specialmente se impegnato in opere monumentali destinate ad aree pubbliche, sa di dover fare i conti. Le pupille concave, chiaramente ispirate al David di Michelangelo (1504), donano profondità e solennità allo sguardo della donna, e la posa è un inconfondibile omaggio a una tra le opere rinascimentali più celebrate di ogni tempo, la Nascita di Venere di Botticelli (1485). Ma in un momento storico come il nostro, che vede ministri vantarsi pubblicamente della propria condizione di autodidatti dell’istruzione, non sorprende che Boldrini e Cirinnà, neo-avventuriere della critica d’arte, ignorino le colte citazioni ai maestri del passato ravvisabili da chiunque abbia sfogliato nella propria vita un qualsiasi libro di storia dell’arte.

Restiamo infine allibiti nel leggere la risposta dell’autore a tali critiche: invece che prostrarsi ai venti propagandistici odierni e porgere le proprie scuse nella speranza di non perdere future commissioni, afferma sì di aver sbagliato, ma nel non averla ritratta nuda. Artista evidentemente libero non solo con le mani, ma anche col pensiero. A quel punto, le ministre avrebbero esatto un nuovo Daniele da Volterra (il ‘Braghettone’ che vestì i personaggi nudi nella Cappella Sistina), rinnegando anni di lotte sociali e culturali durante i quali la sinistra scandiva lo slogan ‘oscena non è una donna che mostra il pelo del pube, bensì un generale vestito di tutto punto che sfoggia le medaglie’, ispirato da Saggio sulla Liberazione di Herbert Marcuse (1969).

C’è da augurarsi che, come accade alla Giulietta di Costantini esposta nel centro storico di Verona, i passanti prendano ad accarezzarla, lucidando e mantenendo vivo il bronzo. Chi non conoscesse questo curioso aneddoto sappia che è tradizione di uomini e donne (è bene sottolinearlo!) strofinare la mano sul seno dell’amante veronese per accattivarsi la buona sorte. È questo, infatti, il punto in cui il bronzo risplende aureo in un contesto scultoreo quasi completamente ossidato dalle intemperie.
La scultura di Stifano è stata posata, decidano ora i sapresi ove poggiare i propri palmi.

Nicola Viviani
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