Il 21 Aprile 1939, ad Agropoli, dal centro della vasca in cemento realizzata per l’occasione in piazza Vittorio Veneto, un fortissimo zampillo d’acqua, proveniente dal nuovo Acquedotto del Calore, s’innalzò verso il cielo, quasi a sfiorare i tre idrovolanti, che in segno augurale volavano nel cielo della nostra cittadina. Dopo solo tre anni di lavoro, erano stati completati i circa 80 km di condotta principale dell’Acquedotto del Calore. La cerimonia inaugurale si tenne alla presenza dell’apparato civile e militare Fascista, giunto ad Agropoli da tutti i paesi della Provincia di Salerno.
Gli Agropolesi, per secoli, avevano attinto l’acqua presso le sorgenti e, i più fortunati, dai pozzi artesiani scavati nei giardini o nei campi. L’arrivo dell’acqua del Cervati, erogata dall’Acquedotto del Calore, fu accolto da tutta la cittadinanza con grande soddisfazione e gioia. I benestanti avrebbero potuto ricevere l’acqua direttamente in casa, mentre, buona parte della popolazione, avrebbe attinto dalle fontanelle pubbliche collocate nei rioni più popolosi. Dopo qualche mese dall’inaugurazione, terminarono anche i lavori per la posa della conduttura idrica comunale e le prime fontane furono aperte nelle case degli Agropolesi.
Prima della costruzione dell’acquedotto del Calore, l’unica fonte di approvvigionamento nel centro di Agropoli era la sorgente del rione Marina, posta nell’attuale via Riviera Antonicelli. Tutti gli abitanti di Agropoli, a ogni ora del giorno e della notte, si recavano a prendere l’acqua per i fabbisogni familiari. Le donne del Borgo Antico collocavano sulla testa una specie di cuscino detto “spara”, sul quale appoggiavano le brocche piene d’acqua e, dalla fontana, si inerpicavano per il sentiero della “Rupe”. La carenza idrica comportava non poche difficoltà per il lavaggio della biancheria, per cui il fiume Testene veniva utilizzato come lavatoio pubblico. Ogni famiglia di Agropoli aveva predisposto, ai margini del fiume, una pietra spianata che fungeva da lavatoio. Le famiglie più agiate utilizzavano il servizio fornito da alcune lavandaie che, dietro ricompensa, provvedevano a fare il bucato nel fiume. Oggi avere l’acqua potabile in casa è la normalità, ma nel 1939, l’inaugurazione dell’Acquedotto del Calore fu un evento storico per i nostri concittadini, un forte segnale di emancipazione sociale ed economico.
Da questa analisi storica nasce la proposta di valorizzazione della fontana con zampillo di Piazza Vittorio Veneto, facendola entrare a giusta ragione, tra i momenti salienti che hanno segnato positivamente la vita della nostra cittadina. Per cui, sarebbe interessante dal punto storico, sociale e turistico realizzare una fontana con una scultura dedicata ai Delfini, simbolo dell’identità agropolese caratterizzata dall’amicizia, dall’amore e dalla libertà. Un’opera di pubblica utilità che consentirebbe non sono di recuperare e di riqualificare lo “Zampillo”, ma anche di ricordare l’arrivo, per la prima volta, dell’acqua corrente potabile ad Agropoli. Nella foto, un esempio di quella che potrebbe essere la nostra “Fontana dei Delfini” (Caratteristiche: cm. 206 x 98 x 68, in bronzo fuso, con cinque delfini di diverse dimensioni). In base ai prezzi di vendita e calcolando la realizzazione della vasca, l’investimento si aggirerebbe tra i 10/15.000 Euro. Progetto che potrebbe essere sponsorizzato da una delle tante grandi Società di Costruzioni o di Servizi, che operano da anni ad Agropoli e che, penso, ben volentieri contribuirebbero a tale meritoria iniziativa. Sarebbe il primo passo di riqualificazione dell’area, propedeutico per la progettazione e la realizzazione dei nuovi “Giardinetti”.