A Sacco, Donato Stabile con “Le forme delle cose”

L’esposizione, è fruibile fino al 6 agosto, durante gli orari di apertura della chiesa di Santa Lucia

Di Comunicato Stampa

Sabato 31 luglio, nella bellissima cappella di Santa Lucia a Sacco, è stata inaugurata, la personale pittorica di Donato Stabile, Le forme delle cose, alla presenza del sindaco Franco Latempa, e del prof. Donato Rizzo, la mostra curata dallo storico e critico d’arte Antonella Nigro, che così si è espressa:” … La complessità dell’espressione artistica di Donato Stabile si esplicita attraverso il gesto, forte, energico, netto, quand’egli graffia la superficie che accoglie la composizione pittorica, incidendo il colore e facendo emergere strati sottostanti che danno vita a magici contrasti chiaroscurali di profondo impatto visivo ed emozionale. Sottili squarci di un universo pulsante, nel quale la luce nasce dall’ombra e dalla materia ove l’artista libera la sua creatività ricca di suggestioni spontanee e personalissime evocazioni che, dal cuore alla tela, portano l’osservatore negli spazi dell’oltre e dell’infinito”.

Un comune ricco di storia, è quello di Sacco, dai lontani insediamenti di pastori che risalgono all’età del bronzo, epoca in cui l’Homo Sapiens creò il primo metallo con l’unione di rame e stagno, alle occupazioni longobarde e basiliane, determinanti per lo sviluppo di Sacco Vecchia, in cui furono edificate mura di cinta, unità abitative e la chiesa ad aula unica, Zatalampe, intitolata, secondo la tradizione a San Nicola.Il nucleo abitativo, spostatosi negli anni a valle, ha dato vita alla più grande architettura ecclesiastica di tutta la diocesi di Vallo della Lucania, la Chiesa di San Silvestro papa, adiacente alla vecchia struttura a tre navate longitudinali intersecanti la nave traversa, che custodisce con cura lo splendido coro ligneo, il monumentale altare maggiore e il celeberrimo polittico di Gianvincenzo Consolmagno. Uno scrigno impreziosito dai colori di una natura incontaminata, una bellezza raggiungibile attraverso il ponte che sorvola il fiume Sammaro, affluente del Calore, struttura che, oltre a rientrare tra i rarissimi esempi, ad arcata unica, più alti d’Europa, ricopre il ruolo di legittimo officiante dello sposalizio tra l’uomo e la natura dei monti cilentani.

A presenziare al lieto evento è Donato Stabile, artista cilentano di nascita, che attraverso uno studio attento della natura, raccolta ed elaborata con occhi sensibili ed emozionati, riesce ad immergersi, con garbo e gentilezza, nella “visione stilizzata” dei tempi e dell’ambiente che lo circonda, eliminando il superfluo superficialismo di un frenetico progresso, che nascosto dietro ad una grigia quotidianità, omologa comportamenti ed azioni umane, sempre più lontani dal rispetto per il territorio. L’artista, puntata l’attenzione sul recupero dei materiali, dando ad essi nuova linfa, raffigura l’eterea bellezza della Madre Terra, che, supportata da superfici morbide ed ondeggianti, quali cartoni e intrecci di trame di Juta, narra la sua esperienza con il genere umano. Gli uomini, rappresentati in momenti danzanti, nella leggera atmosfera dei simposi, o in attimi catturati dall’odio dei conflitti, contraddistinti da linee taglienti e al contempo sinuose e circolari, diventano la nuova chiave di lettura dell’abbraccio tra il moderno e il passato, simbolo di racconti mitologici, dove Dei ed Eroi, padroneggiavano sulle paure dei comuni mortali. Stabile, con l’ausilio dei pigmenti della natura, evidenziati in ogni gradazione cromatica, permette alle sue figure, essenziali e bidimensionali, di uscire dagli spazi pittorici, un percorso in salita, dove, refrigerandosi all’ombra di strati paesaggistici, ogni gradino, oltrepassate le intensità del blu, i buchi neri o le preziose porte dorate, conduce, dalla magia di un tempo passato, allo spazio circostante, in cui la contemporaneità, in veste di antagonista, diventa quell’oltre vissuto dallo spettatore.

Stabile, concede al fruitore, la possibilità di redimersi da comportamenti scriteriati, mediante un percorso di risanamento antropologico del territorio, sulla scia delle emozionanti immagini iconografiche lo spettatore, con tenacia e coraggio, può e deve essere l’artefice del cambiamento.

L’esposizione, è fruibile fino al 6 agosto, durante gli orari di apertura della chiesa di Santa Lucia.

Nunzia Giugliano

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