Il culto di Santa Veneranda, vergine e martire cristiana del II secolo, è diffuso in numerose città italiane, europee e medio-orientali.
La storia
Figlia di Agatone ed Ippolita, ferventi cristiani che, dopo anni di attesa e di intensa preghiera, vedono finalmente coronato il loro sogno di una discendenza. Nata il Venerdì Santo del 100 d.C., le viene dato il nome di Veneranda, perché nata nel giorno della Passione di Gesù (infatti soprattutto in Oriente la santa è conosciuta come “santa Parasceve”, una parola greca che significa “preparazione” ed indica il giorno che precede il sabato, festa per gli Ebrei, che per i cristiani ricorda il sacrificio di Cristo).
Dopo la morte dei genitori, avvenuta quando ella aveva circa 20 anni, vende tutti i suoi beni e, consacratasi solo a Dio, si dedica alla predicazione del Vangelo ed alla conversione dei pagani, percorrendo la Sicilia, la Calabria e la Campania. Nel suo peregrinare compie numerosi prodigi, ma soprattutto converte alla fede cristiana tantissimi pagani.
La sua opera di evangelizzazione e di conversione suscita una grande gelosia che induce alcuni a denunciare la Santa, a farla arrestare ed a trascinarla al cospetto del prefetto Antonino Pio, il quale chiede conto alla giovane della fede professata.
La professione di fede della ragazza, il rifiuto di allettamenti e di una lusinghiera proposta di matrimonio, inducono l’ufficiale romano a sottoporla ad una serie di torture, nel tentativo di farla abiurare. Ordina che le venga imposto sul capo un rovente elmo di ferro, ma la Santa non riporta alcuna ferita. Poi viene stesa sul terreno, le vengono crocifissi mani e piedi e le viene posto sul petto un enorme macigno. Alla preghiera della vergine subito si leva un forte vento che butta lontano la pietra ed un angelo le toglie i chiodi, con grande meraviglia dei presenti che in massa chiedono di essere battezzati.
Il prefetto, accecato dalla rabbia, dà seguito ad una nuova tortura: immergere la Santa in una caldaia di pece, olio e zolfo sotto la quale viene appiccato un grande fuoco. Mentre viene calata nella caldaia, la Santa prega; uno spruzzo di quella miscela incandescente finisce sugli occhi del prefetto che perde la vista e chiede l’aiuto alla Santa. La preghiera della giovane ed il lavaggio con l’acqua benedetta ridonano la vista all’ufficiale che subito chiede di essere battezzato.
Santa Veneranda viene liberata e può proseguire la sua opera evangelizzatrice. Giunge così in una città governata dal prefetto Taresio che fa imprigionare e torturare la giovane con numerosi e cruenti supplizi, dalla quale ogni volta ella rimane miracolosamente illesa. Poiché la condanna al taglio del seno non causa alla Santa alcuna ferita, il prefetto ordina che la giovane venga rinchiusa in una grotta affinchè venga sbranata da un dragone. Ma la bestia feroce all’udire le preghiere della vergine, sibilando e dimenandosi, scompare nel profondo della caverna. Seguono ancora numerose conversioni tra cui quella del terribile Taresio.
La Santa continua la predicazione e giunge in una località in cui incontra le ostilità del prefetto Asclepio, che la fa imprigionare. Con le lusinghe delle ricchezze e di onori, egli tenta di farla abiurare, ma il puntuale rifiuto della giovane e la pronta professione di fede inducono l’autorità romana prima a sottoporla a cruente torture (lo sradicamento dei denti, delle unghie di mani e piedi, la caldaia di olio bollente), dalle quali esce ogni volta miracolosamente illesa, ed infine a decidere la sua decapitazione.
Prima della sua esecuzione, avvenuta, secondo alcune ricostruzioni, nello stesso luogo della nascita, ossia ad Acireale (provincia di Catania), la giovane prega affinchè Dio si degni di ascoltare le preghiere di quanti l’avrebbero invocata per le loro necessità. Santa Veneranda viene così decapitata il 26 luglio del 143 d.C.
Il culto
Secondo la tradizione siciliana la decapitazione della Santa sarebbe avvenuta in un’area, ora zona archeologica, nelle cui vicinanze si trovava un pozzo, in cui sarebbe stata gettata la sua testa e la cui acqua sarebbe divenuta miracolosa, come si riteneva ancora per tutto il Medioevo.
Il culto di Santa Veneranda è diffuso in numerose città italiane, europee e medio-orientali. Tante sono le città che vantano la custodia di reliquie della Santa: parti del corpo, oppure parti degli strumenti impiegati per le torture.
A Moio della Civitella una piccola reliquia della Santa, ovvero un pezzo di stoffa del suo vestito, si trova in una teca collocata, nella statua lignea, sul petto.
Santa Veneranda viene invocata per la liberazione delle anime del Purgatorio, ma anche per la cessazione delle pestilenze e delle carestie. In Oriente è invocata anche per la guarigione delle malattie degli occhi.
Nell’iconografia la Santa è raffigurata con la palma del martirio ed il Vangelo nella mano sinistra e con il Crocifisso nella mano destra; vestita con un abito di colore verde sul quale è adagiato un mantello rosso che ricorda il suo martirio.
La festa
La celebrazione della festa di Santa Veneranda è un evento lungamente atteso nella comunità di Moio di Civitella (mentre nella vicina comunità di Angellara viene festeggiata in altra data). È una festa organizzata con grande cura e solennità. Oltre alla sospirata e gremita partecipazione alla novena, l’altro evento significativo che caratterizzava il periodo precedente la festa era la rappresentazione teatrale della Vita di Santa Veneranda. Alla prima rappresentazione svoltasi nel 1921 (come racconta il professore Antonio De Vita nel suo pregiatissimo libro “Sulle tracce di Santa Veneranda”) sono seguite nel tempo numerose e commoventi repliche, tanto da diventare un evento fortemente atteso.
Così nel tempo della novena i fedeli innalzano canti con le ferventi voci e richiamano i prodigiosi segni del suo martirio e della sua professione di fede:
Tutto elargisti ai poveri
sostanze e facoltà.
Fosti nobile esempio
di eccelsa castità.
Per Cristo ogni martirio
soffristi il più crudel
e il Cristo ti glorifica
sali immortale al ciel.
La grande devozione verso la Santa travalica i confini geografici ed alche oltre oceano i fedeli migrati in terre lontano invocano la protezione della Santa:
A te Signora i canti
si levino sonori
sei grande nei tuoi santi
dai luce ai nostri cuor.
Alzando inni di giubilo
a Santa Veneranda
si intreccia una ghirlanda
di canti ai nostri cuor.
Santa Veneranda, che aveva chiesto a Dio di proteggere quanti la invocano nelle loro preghiere, possa continuare ad intercedere per i suoi devoti ed ottenga il dono della liberazione da malattie e calamità che tolgono speranza, affinché si ritorni alla normalità ed ai solenni festeggiamenti.