Agropoli, la Festa dei Santi Patroni Pietro e Paolo… storia e tradizione

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Di Ernesto Apicella

E’ probabile che la fondazione del kastrum di Acropolis (Città posta in alto) sia avvenuta tra il 535 d.C., data dell’inizio della guerra greco-gotica e il 548 d.C., quando si concluse la seconda esperienza del Generale Belisario contro i Goti. Comunque la testimonianza concreta sulla presenza di una fortezza cristiano-bizantina è documentata dall’epistola “Gregorius Felici Episcopo de Acropoli” spedita nel luglio del 592 d.C. dal Papa S.Gregorio Magno al Vescovo di Paestum Felice, rifugiatosi nel kastrum di Acropolis, per difendersi dagli assalti delle bande longobarde di Zotone. L’epistola conferma anche la presenza di una comunità cristiana e quindi la probabile esistenza della chiesa dei Santi Pietro e Paolo. La Chiesa fu anche sede vescovile, che ne elevava il rango a Cattedrale, e, nel 1742, vi era presente la Confraternita del Rosario. Dal XV secolo oltre alla festa religiosa, si teneva dal 21 al 29 giugno, la famosa “Fiera di San Pietro”, occasione importante per fissare i prezzi della seta cilentana e che vedeva la presenza di mercanti provenienti da tutta Italia.

S.Paolo di Tarso, Hercula e la Madonna dell’Acquasanta
Dopo l’arresto, S.Paolo di Tarso, nell’autunno del 59 d.C., fu imbarcato su una nave diretta a Roma, per essere giudicato dall’Imperatore Nerone. Le tappe ufficiali del viaggio (Atti 27:1-28:31) furono: partenza da Gerusalemme; imbarco a Cesarea con tappe a Sidone, costa nord di Cipro, Mira di Licia, Cnido, Buoni Porti, Salmone e Lasea a Creta; al largo di Creta la nave incappò in una tempesta e andò alla deriva per 14 giorni, approdando infine a Malta; dopo alcuni mesi, la nave riprese il viaggio, passando per Siracusa, Reggio e, tappa finale, Pozzuoli, da dove S.Paolo proseguì a piedi per Roma. L’Imperatore Nerone, dopo l’incendio di Roma del 64, fece decapitare il Santo presso le Aquae Salviae . La nostra tradizione orale ci narra invece che, nel corso dello spostamento da Reggio Calabria a Pozzuoli, la nave con l’Apostolo sia approdata nel golfo Agropolese. L’avvenimento è stato giudicato da alcuni storici non veritiero. Ma dopo la scoperta effettuata dal prof. Piero Cantalupo nel 1975, del borgo marinaro romano Erculam-Herculia(I sec. a.C.- IV sec. d.C.), nuovi scenari storici si sono aperti sull’effettiva presenza di S. Paolo di Tarso ad Agropoli. Inoltre, la catalogazione dei reperti ritrovati, portò alla scoperta delle più antiche e dirette testimonianze cristiane nel nostro territorio. Una lucerna fittile del IV secolo d.C., sul cui disco compare in rilievo il Chrismon, e una epigrafe funeraria, quasi certamente del V sec. d.C., incisa su di una lastra di marmo.  

Il Miracolo dell’Acquasanta

Durante la sosta ad Agropoli, racconta Gian Cola del Mercato nella sua opera “Commentari agli Statuti del Cilento” del 1677, S.Paolo di Tarso convertì tre vergini agropolesi presso una località, in seguito a lui intitolata. Ma le tre sventurate, inseguite dai parenti irati, furono lapidate e sepolte nel luogo dove, miracolosamente, sgorgò una  pura e fresca sorgente d’acqua. Nei secoli successivi, in quel luogo, fu edificato dai fedeli un Santuario dedicato alla Madonna dell’Acquasanta.

Le reliquie di S.Pietro e di S.Paolo

Altre testimonianze sulla Chiesa dei Santi Patroni Pietro e Paolo ci vengono fornite dalle visite pastorali avvenute nel corso dei secoli passati. Tra le più importanti menziono la Visita Pastorale tenuta  il 3 Ottobre 1875, da Monsignor Giovanni Battista Siciliani, “Episcopus Caputaquensis e Vallensis”. 
Il Vescovo fu accolto dal Curato Agnello Scotti e nel pomeriggio  stilò l’inventario dei beni presenti nella Cattedrale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Tra i beni ecclesiastici presenti, fu menzionato nell’inventario, per la prima volta, un “Ostensorio di legno foderato d’argento contenente le Reliquie di S. Pietro e di S. Paolo” e “..su esse  esiste il suggello vescovile, mentre le rispettive autentiche (certificati di autenticità) si conservano in luogo decente e nell’esporsi si pongono molti lumi”. Mentre, nella Visita Pastorale  del 9 ottobre 1885, effettuata da Monsignor Pietro Maglione, nuovo Vescovo della Diocesi di Capaccio-Vallo, egli attestava che la Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo era sconsacrata, che la struttura “manet in pessimo statu” e che erano numerose le Cappelle interdette e abbandonate. Nell’inventario non comparivano le Sacre Reliquie.
Nel 2018, grazie alle mie ricerche, fu aperto un reliquario contenente le reliquie dei Santi Pietro e Paolo, fino ad allora ritenuto senza valore, e fu scoperto l’antico sigillo in ceralacca con il timbro del Cardinale Ruffo di Calabria, sostenuto da fili serici, il tutto intatto e ben conservato. Un Sigillo importante che certifica le Reliquie dei Santi Pietro e Paolo e regala un’enorme e concreta testimonianza di valore storico-religioso a noi agropolesi.

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