AGROPOLI. Finisce in tribunale la questione relativa alla gestione del cineteatro Eduardo De Filippo di Agropoli. Lo scorso febbraio è scaduto il contratto per la gestione della struttura. Il Comune, per pressioni politiche all’interno della maggioranza, ha scelto di non affidare nuovamente il cineteatro a privati ma di gestirlo autonomamente, magari tramite la società partecipata o una Fondazione.
Cineteatro di Agropoli: le scelte del Comune
Non è stato quindi pubblicato il nuovo bando per l’affidamento, così come non è stata accolta la richiesta dell’ex gestore di prorogargli il contratto.
Le scelte dell’amministrazione comunale sono state ora oggetto di un ricorso al Tar per chiedere innanzitutto la sospensiva dei provvedimenti, in attesa del giudizio definitivo finalizzato all’annullamento degli atti dell’esecutivo e degli uffici.
Il ricorso
La società, tramite il proprio legale, l’avvocato Marco Sansone, ha evidenziato come da marzo 2020 ogni attività di programmazione cinematografica e teatrale sia cessata a causa dell’emergenza covid.
Pertanto il gestore del cineteatro di Agropoli è stato impossibilitato a completare i cinque anni effettivi di attività. Gli uffici e lo stesso consiglio comunale, non solo hanno respinto la proposta ma hanno imposto al privato di lasciare libero l’immobile e consegnare le chiavi; in caso contrario si sarebbe proceduto all’esecuzione forzata e all’acquisizione di qualsiasi bene mobile di proprietà del concessionario rinvenuto all’interno della struttura.
Vi è di più poiché l’Ente pubblico segnala anche una morosità di circa 107mila euro dovuti quale canone di fitto del cineteatro di Agropoli.
Le contestazioni della società
La società ha contestato punto per punto i provvedimenti e le richieste del Comune agropolese. Si ipotizzano negli atti violazioni di legge, eccesso di potere, violazione dei principi di correttezza e buon andamento dell’azione amministrativa, violazione dei principi di ragionevolezza e proporzionalità. I provvedimenti, insomma, sarebbero tutti illegittimi.
Sulla mancata proroga, in particolare, si contesta l’impossibilità di gestire la struttura per i cinque anni effettivi a causa delle restrizioni dovute al covid. Eppure «la durata “ragionevole” della concessione, dunque, è coessenziale alla riuscita dell’operazione imprenditoriale sotto il profilo finanziario in quanto deve, quantomeno astrattamente, consentire al concessionario di ammortizzare i costi sostenuti per la realizzazione e la gestione dell’opera», si legge nel ricorso.
Pertanto il Comune non avrebbe fatto buon uso delle disposizioni del Codice dei contratti «negando la rimodulazione della concessione relativa al cineteatro di Agropoli Eduardo De Filippo in termini di prolungamento della durata, pur prendendo atto della situazione creatasi e riconoscendo la
non debenza del canone concessorio per l’anno 2020 relativamente al periodo marzo/dicembre 2020».
Le violazioni di legge, invece, emergerebbero in virtù di una disposizione dell’aprile scorso secondo cui «Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, compresi i termini di inizio e di ultimazione dei lavori in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e la data della dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza
epidemiologica da COVID-19, conservano la loro validità per i novanta
giorni successivi alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza». Di fatto, secondo il legale, la concessione sarebbe ancora valida.
Cineteatro di Agropoli: le accuse di inadempienza
Quanto all’inadempienza del concessionario, infine, quest’ultimo respinge le accuse al mittente, confermando di aver pagato tutti i precedenti canoni o di averne chiesto la rateizzazione.
Proprio sulla morosità la società contesta il silenzio dell’amministrazione sull’istanza di rateizzazione dei residui importi dovuti. Starà ora ai giudici decidere.
Intanto l’ex gestore del cineteatro di Agropoli, Sergio Di Fiore, ha annunciato che questa estate attiverà a Santa Maria di Castellabate, presso villa Matarazzo, il cinema all’aperto.