Undici arresti e sei aziende agricole erano state poste sotto sequestro preventivo per vino adulterato. Accadeva nel luglio dello scorso anno nell’ambito dell’operazione ‘Ghost Wine’, scattata in Puglia con oltre 200 militari del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale e circa 90 appartenenti all’Unità Centrale
Investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi). L’operazione, condotta dal Nas di Lecce e dall’Icqrf, è coordinata dalla Procura.
Stando alle accuse veniva venduto come vino di qualità un prodotto che sarebbe stato invece “manipolato” con sofisticate tecniche.
Adesso sono in tutto 61 le posizioni (49 persone e 12 società), sulle quali dovrà decidere il giudice del Tribunale di Legge Giulia Proto il 15 settembre.
Le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione a delinquere, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e in registri informatizzati, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari, riciclaggio e autoriciclaggio, gestione di rifiuti non autorizzata.
Tra i coinvolti anche un 43enne di Capaccio Paestum per il quale a margine dell’operazione